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Il Lunedì del Delfino

150 emozioni in biancazzurro

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Robert Louis Stevenson e il suo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” si facciano da parte, arriva Luciano Zauri con il suo Delfino a mostrare le due facce opposte della medesima medaglia. Ricapitolando l’altalenante, a dir poco, andamento delle ultime quattro giornate, dobbiamo necessariamente fare i conti con l’impossibilità di pronosticare i destini futuri di questo Pescara: dopo la netta sconfitta casalinga contro il Crotone della 6ª giornata (0-3), il turno successivo vede i biancazzurri corsari in casa del lanciato Ascoli (0-2); l’8° turno propone quindi un turno sulla carta favorevole, fra le mura amiche contro il fanalino di coda Spezia, ma giunge inattesa l’ennesima sconfitta (1-2), fino a sabato scorso, quando si presenta all’Adriatico la corazzata Benevento, imbattuta e con sole tre reti incassate nelle prime otto gare disputate.

Sembrava una partita quasi impossibile da portare a termine con un risultato positivo. Zauri già si vedeva sulla griglia in cottura a fuoco lento mentre il suo collega di parte campana, l’ex campione del mondo Filippo Inzaghi, invece pregustava l’ennesima vittoria e la conseguente fuga in testa alla classifica. È accaduto invece l’impensabile: i biancazzurri, come ben sappiamo, hanno calato un poker di reti (quindi una in più di quante ne avesse subite finora il Benevento), contro nessuna degli avversari, stupendo i tifosi e, diciamocelo, tutti gli addetti ai lavori.

Ogni tanto il calcio, come abbiamo ricordato fino alla scorsa settimana, regala queste emozioni, a volte senza nemmeno una o più motivazioni tecniche che le possano giustificare. In questa occasione, forse, qualche spiegazione razionale possiamo anche provare a darla. Innanzitutto il Benevento non ha avuto il giusto approccio alla gara, sia perché probabilmente troppo sicuro dei propri mezzi, sia perché tutti lo davano per favorito, quasi che la vittoria finale fosse l’unico risultato possibile. Questo sport, tendenzialmente, “punisce” gli atteggiamenti troppo spavaldi e già questo basterebbe a spiegare il 4-0 finale. Sarebbe però ingeneroso non consegnare i giusti meriti ai ragazzi di Zauri, che evidentemente nelle giornate precedenti lo scontro si sono ricompattati, accantonando le velleità individuali, per provare, finalmente, a fare gruppo. Non a caso, oltre a Machin, autore di una doppietta e ormai fra i leader indiscussi di questa Rosa, vanno sottolineate le buone prestazioni dell’esordiente, dal primo minuto, giovanissimo attaccante capocannoniere della scorsa Primavera, Gennaro Borrelli (classe 2000) e del ritrovato difensore centrale Davide Bettella, stessa età, che sembra aver lasciato alle spalle alcuni leggeri infortuni. L’aver dato fiducia ai più giovani rende onore ai più anziani, che saggiamente hanno pensato di farsi momentaneamente da parte, per provare a risollevare le sorti di questa, finora, travagliata stagione.

Ora la domanda che tutti si pongono è: proseguirà quest’altalena di risultati o finalmente Zauri avrà trovato la quadra per regalare all’ambiente il campionato che merita? Per conoscere la risposta non dovremo nemmeno attendere molto, già domani sera, infatti, il previsto turno infrasettimanale vedrà il Delfino di scena a Castellamare di Stabia, contro la Juve, penultima in classifica, mentre il prossimo sabato pomeriggio sarà il Pisa a testare le ambizioni di questo “strano” Pescara.

In attesa di conoscere i fatidici verdetti, quest’oggi ci autocelebriamo. Come forse avrete notato dal logo inserito in copertina, quella odierna è l’edizione numero centocinquanta de Il Lunedì del Delfino. Esattamente quattro anni or sono, il 25 ottobre 2015, nacque questo appuntamento a cadenza settimanale, all’epoca per narrare le gesta del Pescara allenato da Massimo Oddo e con il futuro capocannoniere della stagione, Gianluca Lapadula, a guidare l’attacco biancazzurro. A volte abbiamo avuto la fortuna di raccontare le vittorie, in altre occasioni le sconfitte, com’è normale che sia per una squadra cosiddetta di provincia, sempre cercando di mantenere un atteggiamento giornalistico mai di parte. Il non essere annoverati fra i tanti “reggitori di microfono” che popolano l’ambiente pescarese, purtroppo ci costringe ad una sorta di emarginazione mediatica. Se da una parte questo ci rende fieri di poter scrivere e descrivere in totale indipendenza, inevitabilmente ci consegna anche una sorta di frustrazione per quello che il giornalismo perde, nel nostro Paese, nel dare pochissimo risalto alle voci libere. Forse i lettori dovrebbero imparare a fare scelte diverse, riportando agli archetipi di un tempo il concetto d’informazione, ma temiamo sia troppo tardi per porre rimedio ad una ormai dilagante e diffusa forma di “Grande Fratello” in stile orwelliano, che si è impadronita del modo di fornire le notizie. Da un momento all’altro chi si sacrifica per il bene della libertà potrebbe sempre decidere di non avere più le giuste motivazioni per proseguire: pensateci!

 

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