Per salvare la panchina a Zauri il Delfino doveva portare a casa quattro punti nelle ultime due gare del girone d’andata. Vista l’attuale caratura degli avversari, Livorno e Chievo, sembrava l’obiettivo minimo da raggiungere e così è stato. Dopo aver faticosamente sconfitto a domicilio i toscani, una squadra ormai allo sbando, che per lunghi tratti ha comunque fatto soffrire il Pescara e che sarebbe potuta addirittura andare in vantaggio nei minuti iniziali, se l’ex Marras non avesse fallito una buona occasione, ieri è arrivato anche il punticino “decisivo”. Il risultato a reti bianche scaturito nel match casalingo contro i veneti, ha mostrato per l’ennesima volta la pressoché totale assenza di gioco e di schemi dei biancazzurri. Se non inventano qualcosa i vari Machin, Galano o Memushaj, quando va bene, appunto, si porta a casa un pareggio. Visto poi che ieri l’albanese non ha giocato, com’era prevedibile le già scarse probabilità di successo si sono ulteriormente ridotte.
Per i pochi (nessuno fra i tifosi sicuramente) che non lo sapessero, ricordiamo che il capitano non era assente per infortunio o squalifica, tanto meno ovviamente per scelta tecnica, bensì, udite udite, per “punizione”. Sì perché Memushaj si è reso protagonista di un episodio, in quel di Livorno, meritevole di tale trattamento. Aveva, pensate un po’, dato un calcio a una bottiglietta, stizzito, per l’ennesima sostituzione stagionale. La questione merita un serio approfondimento, perché stiamo parlando, lo ricordiamo, di uno dei migliori centrocampisti della categoria anche in base ad alcune statistiche e questo nonostante militi in una squadra per lo più scarsa e, come detto, spesso anche sostituito in corso gara, senza apparenti ragioni valide. Nel calcio, come nella vita, esistono diverse cosiddette regole non scritte, almeno un paio delle quali riguardano proprio i cambi durante le gare. La prima è che, di solito, al capitano non viene mai chiesto di lasciare il campo, a meno che non si tratti di infortunio, di una palese partita giocata davvero male che mette a rischio il risultato finale della propria squadra, oppure, al contrario, per consentirgli di ricevere una standing ovation personale dal suo pubblico. Nel nostro caso nulla di tutto ciò, se non che l’illuminato Zauri ne ravvisi, di volta in volta, la necessità. La seconda è che, nel caso soprattutto accada a un giocatore carismatico, in conferenza stampa sia proprio l’allenatore a gettare acqua sul fuoco, rilasciando dichiarazioni del tipo: “vorrei che tutti i miei uomini si arrabbiassero quando sono sostituiti, come ha fatto Ledian, perché vuol dire che ci tengono a giocare e fare bene”. Frase di circostanza, ovvio, ma che mostra alla stampa e al pubblico che lo spogliatoio è compatto e che i panni sporchi si lavano in famiglia. A Pescara, invece, accade esattamente l’opposto … l’ambiente non aveva assolutamente puntato il dito contro il capitano, ma il mister e la società hanno comunque voluto punirlo! Orbene se non è una farsa questa, ci dicessero chiaramente di cosa si tratta.
Premesso che nelle prossime settimane quasi sicuramente scopriremo l’arcano, se cioè si tratta di una manovra per fare cassa e vendere l’ormai ex capitano, oppure perché con lui in campo non si può inserire Kastanos, che “deve” fare minutaggio, o chissà cos’altro, nel frattempo accontentiamoci della certezza ormai conclamata di uno spogliatoio spaccato. Evidentemente non tutti i componenti della Rosa accettano passivamente le decisioni di natura prettamente economica che piovono dall’alto, ingenuamente convinti che il calcio vero sia tutt’altro.
Davvero è difficile commentare in maniera seria le vicende che ruotano intorno a questa gestione societaria, se non rischiando di puntare seriamente il dito contro “qualcuno”. Vogliamo accennare, ad esempio, alla conferma e all’esaltazione posta in essere nei confronti di Riccardo Maniero, dopo la vittoria a Livorno? Sarebbero bastate le due reti, entrambe realizzate con dei penalty, rispettivamente al Benevento e, appunto, agli amaranto toscani, nessuna delle due decisive, tra l’altro, ai fini del risultato finale, a fronte di un numero impressionante di reti fallite finora, per decretarne l’assicurazione a rimanere, almeno fino al termine di questa stagione, fra le fila biancazzurre? Anche il più sprovveduto fra i tifosi, nemmeno fra gli addetti ai lavori, capirebbe la differenza abnorme di trattamento fra lui e Memushaj.
Ci piacerebbe chiedere al presidente che fine ha fatto la “promessa” Gennaro Borrelli, fino a qualche settimana fa appetito addirittura in Premier League (…), grazie alla rete realizzata al Pisa un paio di mesi or sono, ma non lo faremo, tanto non risponderebbe. Oppure se è davvero soddisfatto del lavoro fin qui mostrato da Zauri, ma in questi casi, si sa, le verità fanno fatica ad uscire. Infine se davvero ritiene questa squadra capace di raggiungere i play off, obiettivo da egli dichiarato, in contrapposizione con il suo stesso pupillo in panchina, che aveva addirittura osato proclamare una tranquilla salvezza, quale ottimo risultato a fine stagione. No, nulla di tutto questo deve essere messo in pasto all’ambiente, che deve semplicemente gioire e ringraziare, inconsapevole, per ciò che ogni settimana gli viene proposto, d’altronde c’è di peggio, almeno qui i bilanci sono in ordine.
Cari tifosi, fatevene una ragione, il calcio oggi non si gioca nel rettangolo verde, ma all’interno delle mura aziendali, dove i destini di ogni pedina che compone questo carrozzone, vengono decisi a tavolino. Quello vero, se mai è esistito, bisogna procurarselo acquistando una consolle e disputarlo sul divano di casa e lì, siatene certi, davvero vincerà il più forte!
Difficile in questo contesto augurarsi un 2020 calcistico migliore, finché non cambieranno i condottieri, il veliero biancazzurro è destinato a navigare in queste acque stagnanti. Per tutto il resto auspichiamo buon anno ai lettori del nostro editoriale e di PescaraNews, dandovi appunto al 20 gennaio, subito dopo la ripresa dell’attività agonistica in serie B.