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Il Lunedì del Delfino

Mala tempora currunt (si avvicinano tempi bui)

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Terminate le tre settimane di sosta previste, ha avuto inizio il girone di ritorno di questo penoso (per il Delfino e i suoi tifosi sicuramente) campionato cadetto. A Pescara però nulla è cambiato dallo scialbo pareggio a reti bianche con il Chievo Verona del 29 dicembre scorso. Nessuna operazione di mercato e quindi stessi giocatori in campo all’Adriatico contro la Salernitana, con il ritorno di Memushaj al posto di Kastanos (quest’ultimo è però subito entrato in campo al posto di Busellato, infortunatosi per colpa sua dopo soli otto minuti dal fischio d’inizio) e di Zappa per il claudicante Ciofani.

Poco da scrivere sulla gara, meritatamente vinta dai campani per due reti a una, se non che abbiamo assistito al consueto, vergognoso, rendimento dei biancazzurri (tranne rarissime occasioni finora). Ci tocca ribadire più o meno gli stessi concetti di sempre: fatta eccezione per tre o quattro elementi, quasi tutti i restanti componenti della Rosa sicuramente farebbero fatica a trovare spazio anche in una qualsiasi squadra della categoria inferiore. Di conseguenza, quando i pochi “capaci” hanno un rendimento insufficiente, i risultati non arrivano.

Nei giorni precedenti la succitata gara, il presidente Daniele Sebastiani si era lasciato andare, grazie alla consueta compiacenza dei microfoni amici, ad alcune dichiarazioni solo apparentemente sconcertanti: “…il mercato di gennaio non serve a niente…”, oppure “…perché modificare una Rosa che funziona…”. Oggi, alla luce della prestazione contro la Salernitana, queste frasi potrebbero far sorridere (o arrabbiare, dipende dai punti di vista), invece dimostrano ancora una volta ciò che sto scrivendo già da parecchio tempo: Sebastiani è diventato ormai un ottimo politico (“ottimo” chiaramente in base ai parametri italiani), per cui meriterebbe una chance come dirigente nazionale, la federazione ci faccia seriamente un pensiero e non si preoccupi di lasciarci senza presidente, vedremo di trovarne un altro. Lo diciamo anche per il suo bene, ormai a Pescara rischia di lasciare il segno esclusivamente in termini negativi se decidesse di restare in sella alla società, proprio lui che da sempre ha dichiaratamente ambito allo status di “miglior presidente nella storia della Pescara Calcio”. Probabile che questa medaglia non riuscirà più ad appendersela sul petto, ma forse potrebbe ancora fare in tempo ad evitare il cucchiaio di legno, per usare un termine rugbistico.

Il calcio, ripetiamolo per l’ennesima volta, a beneficio di chi si è autoconvinto la stampa sia esclusivamente di parte, non è fatto solo di conti e bilanci, ma di emozioni e passione, elementi, questi ultimi due, ormai dimenticati qui a Pescara. Tra l’altro di questo passo difficilmente si potrà evitare una retrocessione che, almeno fino a pochi mesi fa, sembrava inimmaginabile. Mentre da queste parti si considera inutile provare a rimediare (che poi i migliori affari in termini di entrate economiche il ragioniere li ha fatti proprio a gennaio, ma lasciamo perdere…), quasi tutte le altre società si sono invece rinforzate o sono in procinto di farlo, aumentando considerevolmente il rischio di trovarsi quanto prima fra le ultimissime della graduatoria.

Purtroppo l’imprenditoria locale, dai fasti dei decenni ormai passati, sembra in palese declino. I figli e i nipoti, complice anche l’ormai consolidata crisi economica, non sembrano più in grado di replicare nemmeno lontanamente le gesta dei loro illustri avi. Anche la gloriosa TVQ, probabilmente la più amata televisione locale dei pescaresi, sta per chiudere i battenti, come annunciato nei giorni scorsi da uno dei giornalisti che maggiormente l’hanno sostenuta in passato, Gianni Lussoso. Vero è che per le piccole realtà locali è sempre più difficile sopravvivere ai giganti del palinsesto, ma con un pizzico di lungimiranza e coraggio in più, si sarebbe potuta salvare, ne siamo abbastanza certi. Insomma è nuovamente un brutto periodo per il popolo biancazzurro, non il primo, ne abbiamo vissuti molti altri, ma certamente questo ha uno strano sapore, più amaro del solito, perché si sarebbe potuto evitare, se non si fossero messe sul piedistallo persone lontane anni luce dalla voglia di calcio che da sempre ha fatto di Pescara la forza trainante del centro Italia, dopo le due squadre della Capitale. È tempo, dunque, di rimpianti, non ancora di speranze, quelle, ci auguriamo, potrebbero tornare solo se alcune teste lasciassero spazio a chi è, potenzialmente, in grado di far tornare la luce dove ora c’è tanto buio.

Per quel che può servire e interessare, ricordiamo infine che il prossimo turno vedrà il Delfino affrontare in trasferta la vice capolista Pordenone, sabato 25 gennaio alle ore 15.

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