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Il Lunedì del Delfino

Un (nuovo) preoccupante regresso

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I “senatori” del Delfino, da Galano a Bocchetti, da Memushaj a Fiorillo, ecc., fin dai primissimi giorni successivi all’esonero di Massimo Oddo, a più riprese hanno tenuto a sottolineare come, finalmente, fossero diventati “una squadra”. Vero, ma come abbiamo poi ribadito all’interno dei nostri editoriali, sempre scarsa, in ogni caso tecnicamente inferiore rispetto alle altre, è rimasta! Di peggio c’è che anche quel sacro fuoco mostrato dopo l’arrivo di Roberto Breda, nel succedersi delle ultime due gare (pareggio interno con il Brescia e sonante sconfitta a Chiavari) è sembrato lentamente, ma inesorabilmente, scemare.

Dopo quindici gare il bilancio è davvero deludente. Tre vittorie, altrettanti pareggi e ben nove sconfitte. Solo quattordici reti segnate (meno di una a partita) e ventotto subite (praticamente due ad ogni incontro e seconda peggior difesa, dietro solo la Virtus Entella). A proposito dei liguri, prima del netto 3-0 inflitto a Fiorillo e compagni, non avevano ancora vinto un solo incontro, realizzando solo nove reti.

L’unico reparto potenzialmente in grado di sostenere il peso di questo campionato, potrebbe essere il centrocampo, almeno quando schierato al completo. La difesa è un vero e proprio colabrodo, con un Bocchetti in ripresa, ma uno Scognamiglio sempre più lento e impacciato, per non parlare dei difensori di fascia, assolutamente non in grado di limitare le sgroppate dei rispettivi avversari. I miracoli di Fiorillo, ad ogni gara, sono solo lo specchio di questa situazione imbarazzante. L’attacco è invece inesistente, nel vero senso dell’espressione, giacché non si riesce a schierare, con un minimo di continuità, un centravanti di ruolo. Solo quando il claudicante Damir Ceter Valencia è riuscito a scendere in campo, siamo riusciti ad intravedere una parvenza di equilibrio fra i reparti, ma purtroppo il colombiano non è esattamente lo specchio della salute, il che risponde anche alla domanda che in tanti si sono fatti, vedendolo all’opera, ovvero come mai un simile talento non giochi stabilmente in serie A, piuttosto che in una squadra da bassifondi, qual è ormai diventata quella biancazzurra.

Nell’ambito di questa imbarazzante stagione, abbiamo implicitamente avuto anche la certezza che il fantomatico acquirente del Delfino, del tutto scomparso dai radar, altri non era che una delle tante forme di oppio che il presidente fa saltuariamente fumare ai tifosi, per guadagnare tempo e sviare l’attenzione dalle prestazioni in campo. In quanto cronisti abbiamo il dovere di non stancarci mai di ribadire la iattura che colse una decina di anni or sono questo ambiente, poi sarà la Storia a decretare torti o ragioni.

Prima di archiviare questo pessimo 2020, chiaramente da ogni punto di vista, non solo calcistico, per i colori biancazzurri, ci attende ancora una sfida salvezza. Dopodomani, alle ore 15, l’Adriatico ospiterà un Pescara-Cosenza da batticuore. I calabresi hanno collezionato finora quattordici punti, due in più degli uomini di Breda. Chi vincerà potrà trascorrere un Capodanno leggermente più sereno, ma nulla di più.

Non ci resta che salutare quest’anno davvero strano e complicato e, a differenza del passato, vogliamo farlo evitando i consueti auguri, che, ahinoi, troppo spesso si sono rivelati poco profetici. Poiché nel 2021, fra le tante altre celebrazioni che sicuramente si succederanno, ricorrerà anche il centenario del Nobel per la letteratura, assegnato allo scrittore transalpino Anatole France, utilizzeremo, per l’occasione, uno dei suoi più celebri aforismi: “Per compiere grandi passi, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare, non solo pianificare, ma anche credere”.

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