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Il Lunedì del Delfino

La falsa teoria del gufo

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Nel più classico dei linguaggi “da bar” il termine gufare significa portare sfortuna. Peccato che a un animale così nobile e utile al ciclo della Natura sia stato affibbiata una così triste nomea. In ogni caso la scorsa settimana, all’indomani della caparbia quanto rocambolesca vittoria del Delfino contro il Cittadella, successo che per la cronaca non arrideva ai biancazzurri dal lontano 4 gennaio, anche in quell’occasione corsari sul finale di gara a Reggio Emilia, sui social ha tenuto banco la questione legata appunto al cosiddetto gufare da parte di alcuni critici.

Ma a chi si sono rivolti gli accusatori? Ad altri tifosi? Ai pochi giornalisti ancora in grado di raccontare la verità? Oppure a entrambi? Difficile scoprirlo con certezza, ma in fondo poco importa. Le prestazioni di questa squadra, fino a prova contraria, nonostante il cambio di passo che l’arrivo di Grassadonia ha evidenziato, nelle ultime due stagioni sono state mediamente scarse, sia sotto il profilo dei risultati, sia sotto quello del gioco. Almeno per chi fa il giornalista con passione e serietà, escludendo quindi da tale cerchia i reggi microfono e gli stipendiati, sarebbe impossibile non descrivere la situazione per quella che è: una gestione societaria totalmente insufficiente, che ha largamente oscurato i sogni di una tifoseria già ampiamente sopraffatta dagli anni immediatamente precedenti al fallimento del 2009 e che con Giuseppe De Cecco avevano ripreso forma, purtroppo per un breve, ma indimenticabile periodo.

Chi critica le scelte societarie non è contento di farlo. Anche i giornalisti, almeno quelli locali, ambirebbero a raccontare le vittorie, piuttosto che le sconfitte della squadra che seguono, non solo i semplici tifosi. Nessuno potrebbe davvero gioire per un’eventuale retrocessione in Serie C. È vero che fino a pochi giorni fa un’ipotesi faceva dubitare in merito a ciò, ovvero quella che teorizzava l’addio di Daniele Sebastiani in caso, appunto, di mancata salvezza al termine di questa stagione. Come non comprendere le ragioni di coloro che, a costo di non vederlo più al vertice dell’amata società, sarebbe stati disposti a sacrificare la cadetteria? A fugare ogni dubbio ci ha pensato proprio lo stesso presidente, che in settimana, grazie alla consueta compiacenza di una testata cartacea locale, naturalmente senza il minimo contraddittorio, ha dichiarato che resterà al comando anche in Terza Serie, sottolineando che i soldi necessari all’iscrizione, bontà sua, ci saranno sempre e comunque.

Quindi anche l’ultima eventualità per cui si potrebbe gufare è venuta meno, si mettano l’animo in pace gli uni e gli altri. Argomento, per ora, chiuso.

Le ultime prestazioni del Pescara, veniamo quindi a disquisire di calcio giocato, a prescindere dai risultati, più o meno positivi, sono state tutto sommato discrete. Finalmente abbiamo potuto osservare una squadra che ha messo in campo grinta, carattere e determinazione. Aumenta, quindi, il rammarico per la mancanza di un terminale offensivo degno di questo nome. Il pur bravo danese Jens Odgaard, l’eroe del Tombolato, non è una prima punta in grado di garantire continuità in area di rigore. Peccato davvero, perché con un vero attaccante in campo, alla luce di quanto visto dall’arrivo di Grassadonia, avremmo scommesso, come minimo, per il raggiungimento dei play out. Così sarà davvero difficile e, si badi, trattasi di ovvia constatazione, la speranza è quella di riuscire comunque nell’impresa. Tanto, l’abbiamo ormai capito, la Sebastianese, come molti tifosi (non) amano chiamare il Delfino, continuerà a vestire le maglie biancazzurre ancora a lungo, salvo imprevisti naturalmente.

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