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Il Lunedì del Delfino

Cinquecento volte non bastano

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Lunedì scorso avevamo scritto che al termine dell’ostico trittico di gare che il Delfino si apprestava ad affrontare (Gubbio, Reggiana e Virtus Entella) avremmo avuto probabilmente un’idea più chiara del reale valore di questa squadra. Ebbene ne sono bastate due, senza bisogno di aspettare il posticipo del prossimo turno in quel di Chiavari. Possiamo tranquillamente affermare che i “sogni di gloria” (per quanto possano essere tali in serie C …) fin troppo ottimisticamente enunciati dai soliti tifosi a cui sembra andare bene di tutto, sono destinati a non essere concretizzati. Al momento è così, poi si sa, “del doman non v’è certezza”.

Dopo il pareggio (2-2) di Gubbio è arrivata anche la prima sconfitta stagionale, per di più in casa e contro l’attuale capolista, che a questo punto si candida ufficialmente a leader di questo girone B di Lega Pro, la Reggiana. Il 2-3 finale di ieri pomeriggio ha confermato quanto sia imbarazzante la retroguardia biancazzurra, con ben undici reti incassate nel corso di queste prime sette giornate e con almeno un goal subito in ogni match. Certo segna parecchio il Pescara, tredici finora, quasi due a gara, ma a fronte di un numero di occasioni sprecate praticamente impossibile da conteggiare. Infine il centrocampo, spesso efficace in fase di impostazione, ma quasi inesistente in copertura, con i vari Memushaj e compagni che costantemente arrancano alle spalle degli avversari.

Insomma, se anche un allenatore esperto e navigato come Gaetano Auteri sembra non riuscire a far giocare almeno discretamente la cosiddetta Sebastianese, a questo punto anche i più ostinati e con le fette di prosciutto davanti agli occhi, dovranno convenire che il presidente (a vita?) donatoci da un destino davvero beffardo, proprio non riesce ad imbroccare una stagione almeno decente, da troppi anni ormai.

Del “pianto” dell’allenatore in conferenza stampa, lamentoso e sprezzante nei confronti dell’arbitraggio, meglio non scrivere commenti. La sua squadra gioca sempre a sprazzi, con continui black out fisici e mentali, ma lui anziché bacchettare i giocatori e sé stesso, non trova di meglio che prendersela con i fischietti, dimenticando però che spesso gli episodi sono stati anche favorevoli per il Delfino, come la rete del momentaneo vantaggio di Ferrari, in più che probabile fuorigioco.

L’avremo ripetuto almeno cinquecento e più volte che con questa società a farla da padre e padrone, per il calcio a Pescara non ci sarà mai speranza di rinascita. Francamente ci saremmo anche stancati, ma non gliela daremo vinta e nel nostro piccolo ci apprestiamo ad altri cinquecento richiami, certi che se anche se ne andasse fra cinquecento mesi, comunque sarà sempre ricordato, nei secoli, per quello che è stato e che realmente ha fatto, per sé stesso in un senso e per il Delfino in un altro.

 

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