Ormai è fin troppo evidente che il materiale umano di questo Delfino rasenta la mediocrità, escluse alcune eccezioni. Per l’ennesima stagione la società ha fornito all’allenatore di turno un manipolo di calciatori male assortito. Poco importa in quale Serie si militi, senza unità d’intenti e progetti, i risultati saranno sempre sconfortanti.
Dopo la sconfitta di ieri pomeriggio a Pontedera, la Sebastianese vanta ancora cinque punti di vantaggio sul Teramo, sedicesimo in graduatoria e, quindi, attualmente al confine della zona play out. Parlare di salvezza, considerato che in caso di retrocessione finirebbe in serie D, non è al momento una provocazione, ma una triste realtà: la classifica parla chiaro. Lì in genere ci finiscono le grandi decadute, dopo un fallimento, molto più raramente per oggettivi demeriti sportivi. In fondo è la migliore risposta nei confronti di quei pseudo-tifosi che fino a pochi mesi fa, ancora scrivevano che “meno male c’è Sebastiani, altrimenti falliremmo”. Ci sono diversi modi per distruggere una gloriosa società e non è detto che quello “economico” sia il più avvilente. Retrocedere sul campo, ogni anno, lo è molto di più.
Il cosiddetto allenatore di questa squadra, forse per la prima volta, nonostante le settimanali rassicurazioni del presidente, è stavolta fortemente a rischio esonero. Dubitiamo possa davvero, un nuovo tecnico, far cambiare rotta a questo ammasso di calciatori, ma siamo curiosi di verificare, nel caso, se lo spogliatoio davvero non ha mai digerito Gaetano Auteri (o Autieri, come lo ha chiamato il modesto commentatore di ELEVEN, ieri, del tutto ignorante in materia di regole del fuorigioco, per inciso).
Domenica prossima gara interna con la Lucchese, attualmente con gli stessi punti in classifica del Delfino: 21 (ventuno), dopo quindici gare fin qui disputate.