Per la rubrica amarcord quest'oggi proproniamo una partita rimasta nella storia del tifo biancoazzurro per spettacolo, bel gioco, vittoria dilagante, ma sopratutto per i protagonisti in campo, che a fine stagione avrebbero portato nuovamente il Pescara in serie A dopo ben 20 anni (leggi qui).
Parliamo della partita Padova-Pescara del 20 aprile 2012; molti biancoazzurri ricorderanno il risultato tennistico con il quale il Pescara demolì il Padova in trasferta, 0-6 il finale, e solo l'ottimo Perin, che l'anno dopo vestì proprio i colori del Pescara, evitò un passivo largamente più pesante, con almeno 5 parate decisive.
Correva l'anno di Zeman, il Pescara veniva da un periodo di "crisi" dovuta alla morte di Pier Mario Morosini nella partita casalinga contro il Livorno, e nello stesso tempo alla recente morte di Francesco Mancini, preparatore di portieri dello staff del boemo.
In attacco le stelle del panorama calcistico italiano che di lì a poco avrebbero respitato aria chi di serie A, chi di Champions League, chi di mondiale, "il poker delle meraviglie" composto da Sansovini, Immobile e Insigne con Verratti a guidare il centrocampo.
Come una favola ben costruita, i biancoazzurri a fine stagione vinsero il campionato di B, battendo il record di punti conquistati e gol segnati nel campionato di B. Ad aprire le marcature di quella magica serata ci pensa Ciro Immobile grazie al rigore procurato da Emmanuel Cascione, che porta in vantaggio il Pescara dopo 5 buone occasioni sventate da Perin, una sui piedi di Immobile, una di Insigne, una di Cascione, una di Sansovini e una nuovamente su Immobile.
Dopo il primo gol realizzato, è manita biancoazzurra, arriva il raddoppio di Insigne, la terza rete sempre a opera di Insigne, quarta rete siglata da Nielsen, il 5-0 è ancora di Immobile su assist di Sansovini e chiude le danze un destro dalla distanza di Cascione.
Un Pescara stratosferico, di cui due dei protagonisti di quell'annata figurano da Gennaio nuovamente tra le file biancoazzurre, come "il sindaco" Marco Sansovini e Andrea Gessa. Gli unici rimasti di quell'annata speciale, dal sapore "magico" di un calcio che si credeva perso, o di un calcio visto solo nella liga nelle partite di Barcellona e Real Madrid.
Ma curiosità ha poi voluto che nei recenti mondiali dell'anno passato in Brasile, 3 dei 4 giocatori cardine dell'attacco biancoazzurro si siano ritrovati poi al mondiale, anche se la spedizione azzurra è stata del tutto fallimentare; Immobile, Insigne e Verratti, un po' di Pescara che ha fatto sorridere i pescaresi, e scommettiamo anche "il sindaco" Sansovini, mattatore e guida di quella giovane squadra plasmata con pochi soldi, a cui nessuno dava alcun credito all'inizio della stagione.
"Il ciuffo biondo che fa impazzire il mondo", era il soprannome di Immobile, Lorenzinho, come i giocatori brasiliani quello di Insigne, "Nè birra nè martini ubriachi di Sansovini", era il motto quando segnava il "Sindaco" Sansovini, e Verratti? "Il folletto di Manopello", o "Gufetto", la semplicità di nomi comuni appartenenti alle proprie radici quelli che piaciono al centrocampista della nazionale.