“La parola è stata storicamente uno strumento di emancipazione femminile, e oggi rappresenta il mezzo per contrastare il fenomeno della violenza di genere, di cui occorre parlare 365 giorni l’anno e non solo il 25 novembre, nella giornata internazionale dedicata al tema, o sull’onda delle emozioni dopo l’omicidio o l’aggressione di una moglie, una madre e una fidanzata. Da qui l’importanza di dare la parola alle donne, poetesse, scrittrici, giornaliste, che devono guidare l’attuale generazione di uomini e donne a riscrivere il nostro vocabolario quotidiano, cancellando gli stereotipi che ci accompagnano da sempre e che pongono il sesso femminile sempre un passo dietro agli uomini”. Lo ha detto la dirigente dell’istituto alberghiero, Alessandra Di Pietro, aprendo l’evento ‘Le parole che smuovono il mondo’ – Scrittura e Poesia al Femminile, promosso nell’ambito del cartellone #365giorninoallaviolenzadigenere. Presenti l’assessore alle politiche sociali Adelchi Sulpizio, la scrittrice Angela Capobianchi, la poetessa Stevka Smitran e la giornalista Alessandra Portinari. In platea il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Daniela Puglisi e la funzionaria Tiziana Venditti.
“Il contrasto al fenomeno della violenza di genere deve vederci impegnati ogni giorno attraverso eventi che sappiano coinvolgere soprattutto i ragazzi – ha detto l’assessore Sulpizio – che sanno prestare la giusta attenzione, anche per acquisire la necessaria consapevolezza sulle conseguenze giuridiche derivanti da comportamenti scorretti che possono determinare anche la detenzione in carcere dei minorenni”.
Dopo l’intervento poetico di Stevka Smitran, che ha raccontato attraverso una poesia che mira all'essenziale, non solo sentimenti ed emozioni al femminile, ma anche il mito e la cultura slava, la vita di due paesi frontalieri, Italia e Bosnia che storicamente si è contaminata, la scrittrice Angela Capobianchi ha sottolineato come “oggi più che mai saper parlare significa distinguersi, è l’unico modo per presentarsi, e per le donne è ancora più fondamentale saper parlare in modo adeguato per guidare una nuova rivoluzione verso una reale parità di genere che deve passare necessariamente attraverso una rivoluzione linguistica capace di cancellare gli stereotipi e i pregiudizi”.
“Le parole hanno un peso enorme e possono cambiare la storia di un singolo soggetto o anche di un paese – ha aggiunto Portinari – In Italia abbiamo parole declinate al maschile anche quando sono di stretta competenza femminile, una particolarità specifica della nostra lingua e che non appartiene a molte lingue straniere che hanno una maggiore elasticità. C’è un Laboratorio a livello nazionale che studia la coniugazione e l’importanza delle parole che per molto tempo ha visto le donne sempre un passo dietro l’uomo, penso a Matilde Serao, la fondatrice del quotidiano Il Mattino sempre osteggiata, una storia che ha spesso negato alla donna il diritto al proprio pensiero. Poi negli anni ’60 e ’70 sono cominciati i primi movimenti che hanno permesso al genere femminile di conquistare spazi e diritti, come all’aborto o al divorzio, ma ancora è lunga la strada da percorrere”.