Partecipa a Pescara News

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Montesilvano ha celebrato l'80° anniversario della Liberazione all'insegna della sobrietà e del ricordo

Ecco le parole pronunciate in mattinata dal sindaco Ottavio De Martinis

Redazione
Condividi su:

Montesilvano ha celebrato l'80° anniversario della Liberazione all'insegna della sobrietà e del ricordo. Queste le parole pronunciate in mattinata dal sindaco Ottavio De Martinis:

"Saluto e porgo i miei ringraziamenti a tutte le autorità civili e militari e alle associazioni combattentistiche e d’arma: la vostra presenza onora tutta la nostra comunità e per questo vi sono immensamente grato. Grazie alle famiglie montesilvanesi intervenute oggi per prendere parte alla cerimonia, che ricorda quando esattamente ottanta anni fa si concludeva la Seconda Guerra Mondiale e nasceva la nostra Italia, democratica e repubblicana.

Quella della Liberazione è una festa che ci unisce tutti: società civile e autorità, amministrazione comunale e rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze armate. Ci ritroviamo insieme sotto la bandiera del nostro Paese e dobbiamo autenticamente scoprirci vicini l’uno all’altro, accomunati da cultura, valori e identità, che rappresentano l’eredità della nostra storia e del nostro vissuto di nazione. E soprattutto in mesi confusi e contraddittori come questi, dobbiamo con forza richiamare al presente il più importante valore fondante della nostra identità nazionale: la cultura della pace.

Tutto questo assume un significato ancora più profondo in questi giorni, nei quali viviamo il lutto per la scomparsa del Pontefice. Papa Francesco è stato un grande uomo di pace: le sue parole non hanno mai cessato di invitare tutte le parti coinvolte nei conflitti che stanno provocando immani sofferenze a percorrere la via dell’incontro e del dialogo. Inascoltato in vita, ci auguriamo che almeno ora, per onorare la sua memoria, i potenti della terra si interroghino sul valore profondo delle sue parole e del suo esempio.

Stiamo assistendo a una paradossale escalation da parte di molte istituzioni sovranazionali, tra le quali quelle europee, che sembrano voler a tutti i costi normalizzare i concetti di guerra e deterrenza armata, spingendoci a gettare via i nostri ultimi ottant’anni di storia. Proprio la storia che iniziò nel 1945 e inaugurò un lunghissimo periodo di pace e dialogo tra i popoli.

La fine della Seconda Guerra Mondiale fu caratterizzata dalla necessità di segnare un nuovo inizio nei rapporti tra i popoli, basandoli su stima e fiducia reciproci, da contrapporre alla visione che per molto tempo, almeno dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, aveva fatto percepire gli stati europei come avversari e nemici gli uni degli altri. In quel 1945, quando ci si rese conto di come quel paradigma avesse seminato solo morte e distruzione, gli europei decisero di cambiare completamente il modo di rapportarsi con sé stessi e la propria storia. Ebbene mi pare che oggi molti e in molti posti di responsabilità abbiano dimenticato quanto sia pericoloso mettere da parte la diplomazia nei rapporti internazionali.

In quest’ottica, assume un profondo significato il nostro Monumento ai Caduti, così diverso da altri che esaltano la retorica del soldato combattente e vincitore: qui la realtà del conflitto bellico si esprime unicamente nella tragedia di un corpo martoriato e stremato, sovrastato e schiacciato da una struttura che ricorda un cannone, simbolo della guerra, che qui prende simbolicamente la forma di una bara: ammonimento a non percorrere le vie che conducono ai conflitti.

Negli ultimi tempi, la dialettica tra gli stati sembra sinistramente echeggiare quella già udita alla vigilia dei due grandi conflitti mondiali del Novecento. E questo è un pericolo che dobbiamo scongiurare, impegnandoci ciascuno nel proprio contesto. Soprattutto le istituzioni, a tutti i livelli, devono promuovere iniziative e momenti di riflessione e in occasioni come quella di oggi, è importante parlare con forza e convinzione di Pace.

Siamo qui per onorare i nostri caduti e lo facciamo impegnandoci il più possibile affinché nessun nome vada ad aggiungersi a questa lapide, affinché il sacrificio di questi ragazzi morti non risulti vano, ma soprattutto perchè da tanto dolore sia evidente quanto sia importante evitare la guerra.

Ci piacerebbe poter testimoniare, a questi nostri concittadini che hanno perso le loro vite sul campo di battaglia, che noi italiani in particolare, ed europei in generale, a ogni costo saremo cercatori di pace, mediatori tra parti in conflitto.

Papa Francesco ci ha detto che ci vogliono molto più coraggio e forza per perseguire la via della pace che per fare la guerra. E noi sappiamo che i veri eroi e i veri patrioti sono quelli che seguono l’ideale della crescita e prosperità dei popoli in un mondo pacificato, non quelli che basano la loro ricchezza e il loro potere sulla paura e la violenza.

A tutti, rinnovo i miei ringraziamenti per la presenza e vi faccio gli auguri per questo che – in fin dei conti – è il compleanno della nostra Italia e quindi la festa di ciascuno di noi: buon 25 Aprile, Festa della Liberazione! Che quei valori di pace, libertà, amore per la democrazia, la volontà di evitare la guerra a ogni costo rimanendo comunque capaci di distinguere tra giusto e sbagliato, siano sempre i punti cardinali che guidano i nostri cuori di italiani e il nostro agire nel sistema internazionale".

Condividi su:

Seguici su Facebook