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Ricostruzione storica delle pupe di Cappelle di Vito Giovannelli

la redazione
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In occasione della 39esima edizione del Palio delle Pupe, Vito Giovannelli ci presenta una breve ricostruzione storica della manifestazione e ci ha inviato, in esclusiva, due incisioni mai pubblicate prima.

In Abruzzo, ma anche in alcuni centri del sud Italia, quasi tutte le feste popolari si concludono con i fuochi d'artificio.

I Comitati che non dispongono di sufficiente danaro, per permettersi tale costosa manifestazione, ricorrono all'incendio della pupa, che si esibisce nel ballo, mentre in successione brucia un apparato pirotecnico a basso potenziale; quelli che invece 

Ci sono Comitati, però, che dispongono di sufficienti risorse economiche tanto da permettersi sia il ballo della pupa sia i fuochi d'artificio, come, quasi sempre, è avvenuto a Pescara durante la festa di Sant'Andrea, protettore dei pescatori.

Con l'incendio della pupa i Comitati dei festeggiamenti oltre al fascino dei fuochi, offrono al popolo festante anche spettacoli di danza espressi in entrambe le forme coreutiche. Infatti, il liscio e il saltato rivivono, in espressioni esemplificate, durante l'incendio della pupa.

In Abruzzo la pupa che balla prende diversi nomi; nell'aquilano è detta phantasma, nel chietino è detta puparone, nel teramano pupazza e nel pescarese pupa.

La pupa balla sempre singolarmente, nel chietino, a Casalincontrada, si esibisce, a volte, anche in tarantelle di coppia o nel saltarello a tre. Solitamente, si tratta di balli  la cui base musicale è data dal suono dell'organetto.

Dal 1975, a Cappelle sul Tavo, in occasione del ferragosto si svolge l'incendio di molte pupe. Alla manifestazione di Cappelle fu dato il nome di Palio Delle Pupe.

Pare che l'idea del Palio sia dell'amministrazione comunale presieduta, all'epoca, dal sindaco Luigi Di Marzio, che si avvaleva della collaborazione di Emidio Di Rosario.

Per diversi ricercatori la pupa è un manufatto di cartapesta. Non è cosi. In Abruzzo, tra tutti i settori dell'artigianato manca proprio quello della cartapesta. Rivestire di carta una struttura in canna palustre e in legno leggero non significa elaborare un manufatto di cartapesta. E' sufficiente osservare l'involucro della pupa che si conserva a Pescara nel Museo delle Genti d'Abruzzo per rendersene conto.

Per eseguire una scultura in cartapesta occorre possedere una perizia tecnica e una finezza di esecuzione che i pirotecnici non hanno. Gli artificieri delle pupe aumentano esageratamente certi attributi femminili (seni e fianchi), ma rendono senza appropriate volumetrie mani e braccia. Non sapendo modellare la testa, che è la parte più difficile, spesso, gli artificieri utilizzano le teste dei manichini tipici delle vetrine di articoli di abbigliamento.

Sotto il profilo figurativo le pupe che si incendiano a ferragosto a Cappelle sul Tavo lasciano molto a desiderare. Il modellato della figura femminile è scadente. Tecnicamente tutto l'involucro è opportunamente cosparso di vernice ignifuga per proteggere i ballerini da eventuali incendi.

I primi anni del Palio l'incendio delle pupe avveniva nel centro del paese. Attualmente, per motivi di sicurezza, la manifestazione si svolge nel campo sportivo.

Ultimamente, a Cappelle sul Tavo lasciano a desiderare anche i fuochi delle pupe, spesso di marca cinese e non più di invenzione di artificieri abruzzesi, dei quali, dato lo scopo informativo di questo intervento, vengono tralasciati i nomi.

Nonostante le note negative a cui si è fatto riferimento, la manifestazione di Cappelle piace e richiama ogni anno un pubblico sempre più numeroso, perché le pupe che ballano mentre si incendiano, costituisce il modello d'ispirazione di eccellenza sia nell'arte colta, sia nelle espressioni popolari. A sera si assiste con piacere all'incendio delle pupe di Cappelle, se si giunge a Cappelle di pomeriggio si può ammirare una interessante sfilata.

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