Il popolo abruzzese ha dato un preciso nome dialettale al suo flauto policalamo. I pastori abruzzesi l'hanno chiamato fregavende, perché il suo suono ricorda il sibilo delle canne attraversate dal vento. Questo strumento è noto ai più come flauto di Pan. Secondo le informazioni mitologiche lo strumento realizzato dal dio Pan si conserva ad Efeso nella caverna di Artemide. I pastori, non solo in Abruzzo, lo suonavano per tenere unite le pecore quando calava la nebbia. Solitamente è costruito con canne palustri, con penne di uccelli e canne di avena (Fara). Un fregavende in metallo era presente nell'organico della banda di Bellante. Rari esemplari lo testimoniano fuso in bronzo (Curt Sachs) e in pietra (Giampiero Tintori).
Lu fregavende è un aerofono di considerevole importanza etnologica. Si ritiene sia l'antenato della zampogna. Oggi, purtroppo, il fregavende appartiene ad un patrimonio musicale desueto. Quando sia stato costruito questo aerofono di impiego prevalentemente popolare è impossibile affermarlo con certezza. Il suo luogo di nascita pone tuttora problemi di identificazione. Le coordinate sulle sue origini non sono state ancora trovate. Nessuno, quindi, è più in grado di dichiarare dove sia stato realizzato il primo esemplare. In Abruzzo, terra di pastori, era presente su tutto il territorio. Lo strumento di fabbricazione abruzzese fu scoperto dal glottologo Ernesto Giammarco a Pian delle Castagne, frazione di Roccamorice. L'esemplare analizzato da Giammarco era stato costruito dal pastore Santino Palombi. Era a quattro canne con imboccatura a triangolo, valenza organologica che si rifà ai flauti policalamo molto antichi.
Giammarco registrò anche che il tipo di flauto policalamo usato nel teramano era, invece, a cinque canne. Da uno studio del paleontologo fiorentino Domenico Del Campana (1875-1956) ho scoperto che nell'aquilano il flauto policalamo era costruito a sette, a nove e anche a più di nove canne. Gli strumenti studiati dal paleontologo fiorentino, procuratigli dall'ing. Bonaccorsi, allora ispettore a L'Aquila presso il Genio Civile, si conservano attualmente presso il Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma (M.N.A.T.P.) e sono catalogati con i numeri 11420 e 11437. Andando avanti nelle ricerche ho scoperto che il poeta Gabriele D'Annunzio descrive un flauto policalamo abruzzese costruito ad ala di colomba "da un frate francescano, che legò le canne con i fili di una consunta tovaglia d'altare".
Questa precisazione organologica indica che lo strumento era in grado di eseguire musica dotta essendo dotato di diesis. Dalla ricerca sul campo sono emersi i luoghi e i nomi dei costruttori abruzzesi.
A Roccamorice lo costruiva:Santino Palombi;
a Montebello: Giuseppe D'Annunzio;
a Lanciano: Vincenzo Torrieri;
a Basciano: Flaviano Timperi, Maurizio Timperi;
a Silvi: Orazio D'Agostino;
a Teramo: Franco Giuliani;
a L'Aquila: Giuseppe Ridolfi, Bruno Paglia, Gennaro Del Principe.
Oltre ai costruttori ho individuato anche i nomi di provetti suonatori: Michele Salituro, di Torino (gruppo la Lionetta); Luigi Migliori, di Latina (conservatorio O. Respighi) e il moldavo Giorgio Agratina (Urodzony 1948). A Silvi, nel teramano è noto un complesso con strumenti in maggioranza di canna palustre a cui è stato dato il nome di fregavende, diretto da Vinicio D'Agostino.