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Gabriele D'annunzio e Benito Mussolini: il controverso rapporto tra Il "Vate" e il Fascismo

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"I controversi rapporti tra D'annunzio e Mussolini":se ne è parlato ieri al Mediamuseum, al centro dell'incontro con lo storico Marco Patricelli che ha affrontato i punti di contatto e le divergenze tra due personaggi che hanno profondamente segnato il primo Novecento, al di là dei luoghi comuni, delle semplificazioni  e delle banalizzazioni. Per decenni a D'Annunzio è stata affibbiata l'etichetta di "fascista", ma si è trattato di una forzatura ideologica che ha contribuito a fornire una visione distorta della realtà. 

L'incontro fa parte di una serie di eventi denominati "Lunedì letterari", che avranno come protagonista D'annunzio e il rapporto del Vate con i poeti e il personaggi di spicco del primo novecento. Condotti da Dante Marianacci, ieri alle 17:30 al via il primo incontro in un Mediamuseum gremito con lo storico Marco Patricelli, con la partecipazione di Leonardo Di Nino, chitarrista del conservatorio Luisa d'annunzio che ha intrattenuto il pubblico con intermezzi musicali, con musiche a tema che viaggiavano tra l'800 e il 900, i brani che descrivevano il D'annunzio e il rapporto del Vate con Mussolini soso stati letti da Lorenzo Taraborrelli della scuola di teatro del Mediamuseum.

Il primo brano letto è un testo di Indro Montanelli che analizza il rapporto tra il Vate e Mussolini, dalla lettura del brano è emerso che:"D'annunzio non era un fautore del fascismo, nè un sostenitore idilliaco di Mussolini, al contrario il Vate si lamentava del Duce ed entrambi non si piacevano tra di loro."

Come spiega lo storico Patricelli,D'annunzio era un poeta soldato, più poeta che soldato ed in quanto tale il militarismo non gli apparteneva. Il Vate era amorale ed era ideologico di sè stesso non certo del Fascismo. Mussolini invece era più un politico che un soldato, i due tra di loro non si consideravano affatto.D'annunzio esaltava la campagna di Libia intrapresa nel 1913 e il primo bombardamento della storia Italiana, decantava versi sull'areoplano coniando egli stesso il termine di velivolo. A Mussolini invece importava più della sovranità acquisita che di condurre una buona campagna militare.

Il punto in comune invece tra i due personaggi era ad esempio, l'aver avuto entrambi esperienze di giornalismo. Mussolini era un giornalista, del suo mestiere ne aveva fatto anche una dittatura con la censura della stampa non a favore del Fascismo, D'Annunzio da scrittore e poeta ebbe anche la capacità di lanciarsi nel mondo dell'editoria scrivendo: Capitan Fracassa", sulla "Cronaca Bizantina" del Sommaruga, sul famoso "Convito" fondato da Adolfo De Bosis, sul "Mattino" dell'amico Edoardo Scarfoglio, per passare, poi, a giornali di maggiore rilievo e tiratura, come "Il Giorno" fondato da Luigi Lodi, "Il Giornale d'Italia", "Il Corriere della Sera" di L. Albertini.Sia D'annunzio che Mussolini erano due grandi comunicatori uno con la poesia, l'altro con la politica.

E' stato poi analizzato come secondo brano, una lettera che D'annunzio mandò a Mussolini durante la battaglia di Fiume, con l'annessione della cittadina jugoslava all' Italia e la liberazione di alcuni soldati del Regio Esercito."..Destatevi,altrimenti verrò io quando qui avrò consolidato il mio potere..", questa è una frase di D'annunzio tratta dalla lettera,dove si evidenzianla poca considerazione del Vate nei confronti del Duce tanto da arrivare quasi ad intimorire quest'ultimo, D'annunzio lamenta l'immobilità di Mussolini a cui piace gestire solo il potere invece di mandare sostegno e aiuti economici ai suoi soldati impegnati nella battaglia.

D'annunzio fa quindi da catalizzatore ai delusi, a coloro i quali credevano che il Fascismo con la conseguente guerra accrescesse i loro privilegi, a coloro che erano rimasti delusi per non aver ottenuto l'annessione della Dalmazia.Si evidenza quindi la determinazione di D'annunzio e l'incapacità politica di gestire di Mussolini.D'annunzio mette a nudo le debolezze dello stato e i suoi errori.

Nella terza lettura, viene affrontato un testo di Marcello Venezia che esalta il D'annunzio come un trascinatore di folle, un traghettatore pronto a scatenare rivoluzioni in seno al Fascismo.Emerge ancora di più il dissenso del Vate verso il Fascimo.

Nella quarta ed ultima lettura un testo di Giordano Maria Guerra, Mussolini definisce D'annunzio:"una persona che o si estirpa, o la si ricopre d'oro". Mussolini fu quindi costretto a sottostare ai desideri e al volere del Vate ricoprendolo d'oro e agevolandolo in tutti i modi, il Fascismo era "costretto" a proteggere D'nnunzio per evitare che sobillasse le folle con il suo carisma, le sue idee e i suoi testi.

 

 

 

 

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