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Camillo Chiarieri ha presentato all'Aurum di Pescara la seconda conferenza del ciclo "Storie della Storia d'Abruzzo"

Il Cenacolo Michettiano

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In una Sala Flaiano colma fino all’inverosimile, dove i 150 posti a sedere inizialmente previsti si sono dimostrati assolutamente insufficienti a contenere l’appassionato pubblico presente, il sempre più bravo e apprezzato Camillo Chiarieri si è prodotto in una splendida performance della durata di due ore, districandosi da par suo fra citazioni, aneddoti e precisi riferimenti storici, per questo secondo appuntamento del ciclo di Storie della Storia d’Abruzzo, dedicato al Cenacolo Michettiano.

Il racconto parte dai nomi di coloro che furono i fondatori di questo circolo di artisti senza pari per l’epoca: Francesco Paolo Michetti, pittore e padrone di casa, Gabriele D’Annunzio, scrittore, Costantino Barbella, scultore, Francesco Paolo Tosti, cantante e Paolo De Cecco, genio eclettico.

Michetti nacque a Tocco da Casauria il 4 agosto del 1851, fu un talento precocissimo che dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, grazie a una borsa di studio, influenzato artisticamente dai maestri Filippo Palizzi e Domenico Morelli, tornato nelle sue terre d’origine intorno al 1870, acquistò il convento di Santa Maria del Gesù per ristrutturarlo e farne un luogo agreste di ritrovo per gli artisti dell’epoca: il Cenacolo per l’appunto.

Tosti, nato a Ortona il 9 aprile 1946, è stato un cantante e compositore senza uguali per la sua epoca; conobbe un successo enorme soprattutto in Inghilterra, alla corte della Regina Vittoria, dove si dice che bisognò attendere circa settanta anni per riascoltare musica dello stesso livello, ovvero quando arrivarono … i Beatles!

Barbella nacque il 31 gennaio 1852 a Chieti, dove si dilettava a modellare statuine per il presepe; Michetti lo conobbe e ne intuì le enormi potenzialità, spronandolo a studiare (anche lui a Napoli); divenne uno degli scultori maggiormente apprezzati al mondo.

De Cecco nacque a Città Sant’Angelo il 13 aprile 1843, di carattere molto malinconico e tendente alla depressione, si espresse in particolare nell’arte di suonare il mandolino, dopo aver abbandonato la pittura, il suo primo amore.

D’Annunzio, come tutti sappiamo, nacque a Pescara un venerdì 12 marzo del 1863, il più giovane del gruppo, di cui però si rivelò il principale attore insieme al suo grande amico Michetti. Il futuro Vate, nell’estate del 1880, anno in cui il Cenacolo ebbe la sua genesi, aveva solo 17 anni e appena brillantemente terminato il penultimo anno di Liceo. Ebbe la fortuna di entrare a far parte di quel circolo di geni e, come detto, ne diventerà, grazie soprattutto alla grande amicizia che crebbe e si consolidò nel tempo con il padrone di casa, il più celebre protagonista.

In seguito, proprio perché, grazie al Cenacolo, Francavilla al Mare divenne il più famoso luogo di villeggiatura per gli artisti dell’epoca, si aggiunsero, fra gli altri, il poeta e giornalista aquilano (di Paganica) Edoardo Scarfoglio, la scrittrice Matilde Serao, che poi si sposarono e fonderanno Il Mattino di Napoli, ma anche lo scultore di Caramanico, Nicola D’Antino, l’antropologo di Pratola Peligna Antonio De Nino, poi Carmelo Errico, Trilussa, Guido Boggiani e tanti altri.

Le vicende personali e artistiche di questi immensi artisti, fra amori, duelli, viaggi e opere ci sono state raccontate, in un susseguirsi di intrecci delle loro esistenze, dal brillante Chiarieri, che ci ha ricordato ad esempio l’episodio che vide la genesi ideologica de La Figlia di Iorio, nel corso di una cavalcata all’interno dell’Abruzzo, nell’estate del 1881, fra un D’Annunzio appena diplomatosi e un Michetti in cerca di ispirazioni, allorquando si imbatterono in una scena che ne ispirò le rispettive opere. Oppure il sodalizio artistico fra il solito D’Annunzio e Tosti, rispettivamente scrittore di testi musicali e cantante, un duo che si potrebbe accostare ai futuri Mogol e Battisti!

A metà degli anni ’90 del diciannovesimo secolo, a causa degli impegni dei singoli, ormai famosi e celebrati in Italia e all’estero, gli incontri al Cenacolo andarono diradandosi, fino a terminare definitivamente. L’ultima occasione in cui si ritrovarono fu nel 1904, all’interno della Pineta di Pescara, in occasione di un pranzo organizzato per presentare la “prima” abruzzese de La Figlia di Iorio di D’Annunzio, che proprio a partire da allora si chiamerà Pineta Dannunziana.

Giovanni Papini e Domenico Giuliotti, nel loro “Dizionario dell’Omo Salvatico” del 1923, scrissero: “… l’Italia, a causa di quella leggendaria brigata, corse il rischio di diventare abruzzese …”. Peccato che oggi, ma già da parecchi decenni, sia rimasto ben poco di quei mitici luoghi tanto celebrati da Matilde Serao, che vi trascorreva spesso le sue vacanze estive, tra passeggiate in spiaggia e lunghe pause di riflessione scrutando gli splendidi panorami, entrambe rigeneratrici e ausilio ai suoi scritti: la cementificazione incontrollata ha soffocato ormai quasi tutto … Con questa sottile ma doverosa polemica che fa da contraltare all’esaltazione per ciò che l’Abruzzo ha saputo, in quel periodo, consegnare alla storia, Il Chiarieri ci saluta fra gli applausi generosi e convinti dei presenti, dandoci appuntamento al prossimo 14 febbraio per il terzo capitolo di queste appassionanti Storie della Storia D’Abruzzo, dedicato alla leggendaria Brigata Maiella.

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