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Settantasette anni fa moriva "Il Vate" Gabriele D'annunzio

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Correva l'anno 1938 e i primi venti di guerra soffiavano imperiosi sull'Europa. I tedeschi si preparavano all'effetto domino che avrebbe scatenato l'invasione alla Polonia e in Italia, non ancora coinvolta nei patti di alleanza con la Germania, il 12 marzo esalava l'ultimo respiro uno dei più grandi poeti di quel tempo e delle generazioni future.

A Gardone Riviera, nella sua casa, il Vittoriale, si spegneva il poeta pescarese Gabriele D'annunzio detto "il Vate".

Impetuosa, la vita di D'annunzio iniziò a Pescara il 1 Marzo del 1863, da genitori di ceto medio-borghese. Quarto di 5 figli, ebbe un rapporto particolare con le sue tre sorelle e un rapporto discreto con il fratello finchè non ebbe modo di allontanarlo a causa dei continui prestiti di denaro.

Poeta appassionato di belle donne e di chiara fede fascista, non tardò a sviluppare una particolare propensione alla letteratura. Tra i romanzi celeberrimi ricordiamo "il Piacere", Le novelle della Pescara, La pioggia nel pineto, e La figlia di Iorio. Celeberrime le sue due frasi, "Io ho quel che ho donato" e "Memento Audere Semper ("Ricordati di osare sempre").

Partecipò alla prima guerra mondiale, conobbe Francesco Paolo Michetti, si innamorò tra le tante donne della Duse, attrice famosa di quel tempo, divenne amico dei musicisti Toscanini e Puccini, ai quali prestò alcune sue prose per comporle musicalmente. 

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