La diciottesima giornata - quella della rivoluzione attorno al ciclo della sventura biancazzurra – sull'orbita del cambiamento saluta al polo opposto l'assenza di punti e il bagaglio di amarezza della nona di campionato. La rivoluzione è ormai rivolta, coscienza dei propri mezzi, della propria deità. Nessuna damnatio memoriae, lo Spirito del Delfino si rivela più assordante del silenzio, dimostrandosi - attraverso un percorso battagliato, quello meno battuto – capace di intonare canti più alti dell'invidia. “Il mio campo” dice Goethe “è il tempo”. Sofferti in silenzio i danni e sottaciuti i rimedi del tempo, il Pescara regna sul parquet del PalaCercola.
Era il 30 novembre, si sarebbe dovuto vincere per ambire ad un luogo, ad un accesso-recesso nelle Final Eight dannunziane. Quel beffardo 3-2 giunto in extremis a consolidare l'eclatante out del Delfino avrebbe permesso ai partenopei di scavalcare il Pescara, intascando inoltre un posto al sole tra le otto, acclarato il fuorigioco della Marca. Superata la passione natalizia, arriva la prima vera vittoria del 23 marzo, il 5-1 in casa ai danni dell'indomito Asti; poi la fermata in classifica per due giornate e, infine, la ripartenza sprint nel giorno della Passione, l'affermazione di una resurrezione senza il tramite della crocifissione. Come insegna Dostoevskij, una volta vista la morte in faccia si corre il rischio di non saper più morire... Rimosso ogni pensiero notturno, a Pescara torna a farsi il giorno, quello della nuova chance con l'Acqua&Sapone.
Omonimo del noto diplomatico, tra i prescelti di Menichelli è stato davvero l'ambasciatore della vittoria azzurra e della pena avversaria... Il primo dei sette re di Roma nell'ultimatum contro gli azeri, è ancora lui - il 4 biancAzzurro Sergio Romano - il predestinato a metterci per primo lo zampino dorato, capitalizzando il perspicace spunto di Giasson per Canabarro. Dopo un'incoraggiante traversa-palo, il numero 10 biancazzurro raddoppia prontamente nella ripresa, moltiplicando le attese pasquali del Delfino.