In seguito alle polemiche sorte nei giorni scorsi tra Carola Profeta e il Prof. Dursi del Liceo Marconi di Pescara (leggi l'articolo del Prof Dursi e la replica di Carola Profeta) abbiamo incontrato Prof. Giovanni Dursi, Docente M.I.U.R. di Filosofia e Scienze umane prima a Bologna e da alcuni anni a Pescara, collaboratore di Presidenza e membro del Consiglio d'Istituto presso il Liceo statale G. Marconi, per comprendere il senso della polemica.
Tutto è nato, ricordiamo, da un'iniziativa formativa e culturale – in attuazione del «Progetto contro la discriminazione, bullismo e cyberbullismo» - che il Liceo ha organizzato il 6 marzo 2017.
Prof. Dursi il Liceo Marconi è attraversato da una “bufera”, come titola un noto quotidiano cittadino?
Prima di titoli ad effetto, i media dovrebbero ritornare a fare bene il loro lavoro: effettuare inchieste, accertare la dinamica dei “fatti” e resocontare obiettivamente per l'opinione pubblica. In verità, la nostra scuola prosegue serenamente nel diuturno impegno formativo ed educativo, nello svolgimento quotidiano delle attività curricolari interdisciplinari e dei progetti extracurricolari, che arricchiscono il Piano triennale dell'offerta formativa d'Istituto, di oltre 150 Docenti che si dedicano competentemente ai circa 1600 studenti iscritti ai tre Indirizzi di studio, Liceo delle Scienze umane, Liceo delle Scienze umane Opzione economico-sociale e Liceo linguistico. Dunque, sul Liceo statale Marconi di Pescara il cielo è sereno, splende il sole primaverile della gioiosa laboriosità d'una polifonica comunità scolastica.
Quanto afferma è rassicurante. Come spiega, allora, l'allarmismo scattato su di una presunta manipolazione culturale - “lezione sulla differenza di genere, ispirate al modulo gender” è l'accusa - di alcuni studenti che hanno partecipato all'iniziativa contro la discriminazione?
Sono convinto che si tratta di bulimia retorica che non sa e non vuole dire la verità sull'iniziativa liceale. Bulimia causata, da un lato, dall'adrenalina generata dall'apparire sulla stampa per improbabili itinerari di carriera partitica e, dall'altro versante, da una mistica della paura che si traduce nella mistica dell'esclusione. Quando si ignorano i termini di un problema entrano in gioco l'irrazionalità e l'istintività, le mentalità si introvertono, si assumono atteggiamenti culturalmente autistici, si fa appello alla propria tribù. In questo caso, sono uscite allo scoperto posizioni subculturali autarchiche ed anacronistiche, tradizionaliste, antropologicamente “sovraniste” che pensano ed auspicano sussistente un monopolio pedagogico di stampo gentiliano nella scuola pubblica costituzionalmente fondata. Una contraddizione evidentemente insanabile. Altrove ho riferito nel dettaglio sull'appropriata finalità culturale dell'iniziativa efficacemente condotta in modalità laboratoriale dalla Prof.ssa Lucia Caponera e dalla Psicologa Dott.ssa Elena Toffolo, entrambe referenti per la formazione e progetti con le scuole per conto dell’Associazione ARCILESBICA Associazione nazionale, accreditata ovunque anche per azioni formative; iniziativa, quindi, conclusa, inutilmente contestata, la quale – come nel documento allegato alla Circ. n° 197 – Progetto contro la discriminazione bullismo e cyberbullismo del Liceo statale G. Marconi di Pescara che spiega le ragioni – si configura come efficace azione di contrasto culturale all’oscurantismo, alle risorgenti velleità discriminatorie ed all’ignoranza che, a volte, è anche ideologicamente e politicamente orientata. Questi ultimi si configurano come censurabili atteggiamenti assunti da mondi retrivi che contrastano da sempre il riconoscimento dei diritti civili per le persone di diverso orientamento sessuale comprensivo della realtà LGBT, acronimo frequentemente utilizzato a livello internazionale per indicare gli aggettivi o sostantivi Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender.
Sta sostenendo che si può educare contro gli stereotipi di genere fin da banchi di scuola?
L'educazione all'effettività, alle sessualità vanno coniugati all'educazione di genere. Persone autorevoli, come ad esempio l'attuale Ministro dell'Istruzione, hanno sostenuto che sono un primo passo nella battaglia contro la violenza alle donne; una battaglia contro le discriminazioni non può che cominciare sui banchi di scuola, con un insegnamento che cessi di tramandare luoghi comuni che inchiodano maschi e femmine a stereotipi, che ignora quanto sia complesso il conseguimento identitario sociale nella transizione dall'adolescenza all'età adulta; in altri termini, è necessario un insegnamento che metta a frutto le conoscenze scientifiche e promuova una grammatica dei sentimenti che non si chiuda attorno ai giovani come una gabbia, perché esclude la complessità in divenire di ogni essere. Se la differenza sessuale fosse qualcosa di ovvio in sé, suonerebbe strana l’affermazione della filosofa e psicoanalista belga Luce Irigaray che nel 1984 in Etica della differenza sessuale, (Feltrinelli, Milano 1985, pag.11, NdR) la identificava addirittura come «uno dei problemi o il problema che la nostra epoca ha da pensare». Con iniziative analoghe al «Progetto contro la discriminazione, bullismo e cyberbullismo» del Liceo Marconi la scuola pubblica inizia ad insegnare non più luoghi comuni e conquista una prospettiva di civiltà lasciando liberi i giovani di seguire – consapevolmente e, di conseguenza, in modo rigorosamente etico - altre inclinazioni. La scuola in questo può aiutare a farli crescere assieme nel rispetto delle differenza e nella parità.
Voglio anche dire che il pensiero e le pratiche della differenza sessuale, sorti in area europea attorno al lavoro della Irigaray e alla creativa interpretazione elaborata dalla comunità filosofica italiana Diotima, parte dalla constatazione che la cultura occidentale non è stata in grado di offrire un sapere vivo della dualità dei generi, ponendo tutt’al più la questione come un argomento da studiare, analizzare e organizzare, senza mai intravederne l’originarietà; aggiungo: credo che sia maturo il tempo nel quale il pensiero e le pratiche della differenza sessuale si prefiggano non più solo d'affrancare le manifestazioni originarie della differenza dalle sue interpretazioni androcentriche, e sperimentare mediazioni diverse per dare voce soggettuale all’esperienza femminile, spesso subalterna, bensì contemplare la libera pluralità d'espressione identitaria.
Concludo condividendo le conoscenze di chi si occupa scientificamente della questione (mi permetto di ricordare il gruppo di ricercatori dell'Università degli studi di Perugia, l'Associazione Italiana di Sociologia, le filosofe dell'Università degli studi di Verona, la citata comunità filosofica italiana Diotima) sostenendo che per nominare la non coincidenza nell’essere umano tra il piano biologico (sex), da un lato, e quello psicologico, sociale e culturale (gender), dall’altro, l’espressione sex/gender system indica come il soggetto umano sorga sempre da un inevitabile intreccio di natura e cultura – la dimensione extragenetica, artificiale della condizione umana -, per cui non ha senso né parlare dei corpi in termini banalmente materiali o come motivo di destino esistenziale, né sottovalutare il peso che la cultura esercita nel corso della storia delle persone. Con tutte le coerenti ed inevitabili ripercussioni pedagogiche ed educative. Ovviamente, se si vuole essere seri. Insomma, le esperienze omosessuali indicano un ennesimo “imprevisto storico” che fanno grande una civiltà di esseri umani liberi.
La città di Pescara come pensa reagisca a dibattiti di questo tipo?
Mi sembra sonnolenta, forse acquiescente. Sono relativamente stupito da come, anche sui social media, in alcuni casi violando i profili autorali personali, la polemica ha permesso l'unilatarale ed imprudente pubblicazione, da parte anche di importanti figure che gestiscono Istituzioni scolastiche autonome, delle ragioni di chi ha contestato l'iniziativa del Liceo Marconi “trascurando” una corretta informazione nel merito. In secondo luogo, il silenzio degli Uffici preposti all'organizzazione territoriale del servizio scolastico, dell'intelligencija cittadina, del mondo accademico, purtroppo in questi giorni in altre faccende impegnato. La questione è rilevante e merita attenzione e promozione di ulteriori momenti di confronto aperto. Mi riprometto di organizzarne arginando le derive strumentalizzatrici, manifestate in questa occasione, che rischiano di coinvolgere figli, studenti, il mondo giovanile pescarese non distinguendo i ruoli genitoriali ed istituzionali da quelli d'appartenenza partitica.