L’angolo riservato alla storia si occuperà questa volta di Vittoria Colonna, marchesa di Pescara a cui è dedicato il Museo omonimo di Arte Moderna e un’importante viale di Pescara.
Donna sensibile, affascinante e colta è legata alla nostra città sia in quanto sposa di Francesco Ferrante D’Avalos, marchese di Pescara sia perché ha portato questo titolo in giro per il mondo come sua firma. Contrariamente alla comune usanza ella, infatti, come ricorda Corrado Gizzi, non si firmava nella corrispondenza col proprio nome e cognome, ma sempre e con compiacenza “Marchesa di Pescara” per devozione verso il marito, ma anche forse perché prediligeva la città in cui ha soggiornato.
Molte sue lettere sono infatti datate da Pescara e non poche liriche hanno, come sfondo ai sentimenti di solitudine, di dolore e di amore, il paesaggio fluviale e marittimo pescarese. Vittoria va dunque ricordata più di qualsiasi personaggio antico o moderno in quanto ha fatto, fa e farà conoscere il capoluogo adriatico nel mondo.
Figura centrale della cultura del ‘500 , questa straordinaria creatura incarna l’espressione più alta e viva del Rinascimento in quanto entra nei dibattiti culturali e teologici del tempo prendendo posizione di apertura e di dialogo verso le nuove teorie luterane in un momento complesso per la Chiesa come quello della Riforma e la Controriforma. Ma Vittoria rimane nella storia soprattutto perché fu una delle più grandi poetesse del ‘500 tanto che venne definita “la Petrarca al femminile” e attirò un gran numero di artisti, studiosi, umanisti e poeti tra cui Iacopo Sannazzaro e Michelangelo legato a lei da grande amicizia.
Fu anche decantata per la sua virtù e bellezza tanto da ispirare poeti come Ludovico Ariosto che, nell’Orlando Furioso, dice che il nome le deriva dall’essere “nata fra le vittorie” e la paragona alle donne più celebri della mitologia e dell’antichità. Papi ed imperatori le attribuiscono un animo, uno spirito e un intelletto da uomo. Il papa Paolo III Farnese tenne in considerazione i suoi consigli per la nomina dei cardinali e persino per la successione al soglio pontificio. Inoltre Vittoria, per evitare uno scisma nella chiesa, si avvicinò ai porporati progressisti: Pole, Contarini e Giberti che facevano parte degli “spirituali di Viterbo” propensi al dialogo con i seguaci di Lutero e Calvino. Questi, prima del Concilio di Trento, cercavano di porre le basi di un rinnovamento della Chiesa nell’aspirazione ad un ritorno al primitivo spirito del Vangelo. Non ultimo suo merito è quello di aver saputo, come nessun altro, parlare al cuore scontroso del grande Michelangelo: per la sua natura eccelsa la marchesa di Pescara riuscì a plasmarne l’anima, facendone l’opera d’arte perfetta nell’ambito dello spirito e influenzando lo stile delle opere nelle qu ali l’artista esprimeva la sua religiosità, come testimoniano le sculture e le pitture della cosiddetta “terza maniera”.