Il poeta Gabriele D’Annunzio, oltre alla adorata madre donna Luisetta De Benedictis, con cui aveva un rapporto quasi simbiotico, accomunati com’erano da una grande sensibilità, ebbe un’altra figura importante nella sua infanzia: la nonna paterna Anna Lolli.
Anna fu l’unica che conobbe perché quella materna non la potè conoscere in quanto morì quando la madre del poeta, Luisa, era bambina.
D’Annunzio conserva teneri ricordi della nonna Anna. Lo consolava nei momenti di tristezza, lo teneva per mano e gli accarezzava i capelli, passeggiavano insieme nel giardino e quando le spargeva intorno petali di rosa, lei emanava profumo di viola e di mughetto, parlavano parlavano e lei poi lo stringeva stretto a sé.
Indossava una cuffietta bianca mentre lavorava a maglia e gli raccontava le avventure di Guerrin Meschino, poi, quando il sonno lo vinceva, lo accompagnava nella sua camera e lo metteva a letto. Gabriele ricorda ancora di lei che, nel giorno del suo compleanno con i fratelli, la svegliava con una canzoncina e nonna Anna si commuoveva fino alle lacrime. A Natale, quando si faceva il Presepe e lui recitava la poesia, veniva premiato con baci e schiacciata di mandorle. Poi, durante la notte, la nonna gli metteva i confetti e soldi sotto il cuscino: “E mentre i sogni m’arridean soavi, tu piano piano mi venivi a mettere i confetti e soldarelli fra ì guanciali..”