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Gabriele D'annunzio e la sua sorellina Annina: aneddoto del "burlone" giovinetto

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Gabriele  d’Annunzio  e la sua  sorellina  Annina  da giovinetti  erano molto belli e  rassomigliavano   molto alla madre  anch’ella dai tratti dolci e amorevoli. Gabriele era spiritoso , eccessivo negli  scherzi e cavilloso  nei  giochi ed anche  un po’  superbo  specie la domenica quando Donna Luisa gli metteva  il  vestito nuovo , l’orologio e la catena  d’oro  per  portarlo  a  messa  ed a passeggio insieme al domestico Gennaro.   Nel 1874  all’età di undici anni entrò nel collegio Cicognini di Prato per volere del padre che aveva intuito      le eccezionali potenzialità del figlio.  A questo proposito il poeta disse  «La providenza di mio padre che mi vietava la barbara terra d'Abruzzi finché non fossi intoscanito incorruttibilmente».

 


Dal  suo  luogo  di  studio  scriveva  spesso  ai  compagni   ricordando loro le violente battaglie  con  sciabole   e fucili di legno che ogni sera facevano sui bastioni della Fortezza.  Scriveva  continuamente ai genitori  e ogni mese mandava una lettera al maestro delle elementari Giovanni Sisti ,il quale le  leggeva in classe e diceva “Questo è un alunno che mi fa onore voialtri dovreste prenere lo zufolo ed andare a pascolare le pecore”.

 

 

Nel giugno del 1875 , dopo aver superato gli esami della seconda ginnasiale, Gabriellino tornò in vacanza nella sua città.  Arrivò  a Pescara vestito da convittore : sembrava  un  ufficialetto  degli  ussari  ungheresi : giubba  nera  con due file di cinque bottoni di stoffa nera e, tra un bottone e l’altro in senso orizzontale tanti cordoni di seta nera. La madre commossa, nel vederlo così bello scese velocemente giù per le scale per abbracciarlo e baciarlo cento , mille volte. Prima che si cambiasse d’abito che gli stava molto bene, Donna Luisa mandò a chiamare tutti i suoi amici ed in un momento la casa si riempì .             Vennero Vittorio, Ciccillo    e Achille Pepe,  Pasquino, Alfredo, Levino, Fermina e la bionda Diletta Menna , Nicolla De Marinis che sposò la sorella di Gabriele Annina e altri amici. Mancava solo  la bella Mariannina  Cortes ,dal  bel  viso e due grandi occhi  che la facevano rassomigliare alla  Fornarina, che   il poeta  amava  molto sin da bambino.                                                                                 


Ad un tratto , mentre Donna Luisa offriva paste e  liquori  come  in  una  festa,  a Gabriele venne in mente una delle sue diavolerie solite . Si assentò dalla conversazione senza farsi scorgere,  chiamò la  cameriera  e con lei  andò in cantina per trovare , tra legna e botti, dei  grossi  scorpioni , poi  pregò la donna d’infarinarli subito e di friggerli. Appena pronti Gabriele li mise in un piatto ed andò ad offrirli alle signorine che credettero a qualcosa di buono, i suoi compagni , invece, conoscendolo capirono subito  che si trattava di un “brutto tiro” , li rifiutarono e si misero a ridere, le ragazze allora si resero conto del tremendo scherzo e, terrorizzate, buttarono a terra quel… buon fritto di scorpioni.  

Ricostruzione storiografica a cura di Elisabetta Mancinelli

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