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C’era una volta, conviviale della delegazione Pescara Aternum dell’Accademia Italiana della Cucina

Incontro dei Delegati e degli ospiti il 10 giugno presso il ristorante Franco presso il porto turistico di Pescara.

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C’era una volta…

Così è cominciata la Conviviale della Cucina Italiana Delegazione Pescara Aternum. 

A “narrare la storia” Mimmo D’Alessio che dopo il discorso introduttivo di saluto del Delegato dott. Giuseppe Di Giovacchino, ha preso la parola in veste di relatore e ha parlato dell’Accademia.

Quando è nata l’Accademia della Cucina e perché? Da queste domande la narrazione della storia primitiva dell’associazione, ma soprattutto come oggi si presenta e quali sono i requisiti che chi vuole farne parte deve avere.

Mimmo D’Alessio, Vice Presidente Vicario dell’Accademia Italiana della Cucina, coadiuvato da una serie di slide ha parlato di quando Orio Vergani, giornalista sportivo che seguiva Fausto Coppi nelle gare, si rese conto della diversità del cibo che veniva servito nelle trattorie dove cucina e tradizione erano sempre presenti. L’importanza del cibo e la qualità della cucina erano tenuti in grande considerazione nella cucina tradizionale italiana e il giornalista ebbe l’idea di creare un’associazione di persone che potessero salvaguardare e trasmettere la tradizione italiana della cucina.

Orio Vergani, con altri importanti personaggi del giornalismo, dell’editoria e dell’economia italiana, nel 1953 fondò l’Accademia Italiana della Cucina e ne divenne il primo Presidente fino al 1960. 

Perché Accademia e non Club? La decisione cadde su Accademia proprio per il valore intrinseco che tale parola aveva. Accademia significa studio, ricerca in tutti i campi dello scibile umano. Allora Accademia Italiana della Cucina dove italiana voleva significare storia, tradizione, appartenenza ad una Nazione dove il cibo e l’alimentazione sono stati sempre a base della vita quotidiana.

Ma che cosa è cambiato dal 1953? Tante le cose che sono cambiate, negli anni del boom economico, la pubblicità, il cinema le mode di altri Paesi e Continenti hanno influenzato il modo di nutrirsi italiano. Pian piano ci si è allontanati dai cibi tradizionali per provare cibi più affascinanti che davano la sensazione di essere nel progresso.

L’editoria coadiuvò il diffondere la cultura del cibo anche con la prima pubblicazione, nel 1961 della  Guida italiana ai ristoranti fortemente voluta da Orio Vergani.

Tante le riviste sul tema e tanti gli “esperti” che si sono succeduti, a volte senza nessuna competenza, sullo scenario del cibo e della sua trasformazione in piatti a volte tradizionali e troppe volte senza alcuno spessore culturale che potesse sostenerli.

Il settore economico e pubblicitario dell’alimentazione ha poi fatto fiorire trasmissioni televisive che hanno presentato una nuova figura che non si può chiamare più cuoco, ma per avere più valore mediatico si chiama Chef. Tanti i personaggi che continuamente propongono e si pubblicizzano come esperti dell’arte culinaria. Oltre gli Chef tante persone che hanno trovato uno spazio di nei molti canali televisivi che si sono presentati come esperti proponendo piatti che forse le casalinghe, vere detentrici della tradizione culinaria italiana, si sarebbero mai immaginato di fare.

E in tutta questa evoluzione, o meglio involuzione, l’Accademia Italiana della Cucina come ha continuato la sua vita di cultura del cibo e della tradizione italiana? Mimmo D’Alessio ha mostrato per prima cosa il nuovo marchio passato da quello originario a quello che attualmente distingue l’Associazione. 

Il marchio che prima simboleggiava la cucina con un cappello da cuoco oggi vede campeggiare al centro un Tempio con il suo timpano e le sue colonne.

Il simbolo del Tempio avvalora ancora più l’obiettivo che Vergani si era posto nel 1953. Il Tempio sia in architettura sia per le varie religioni, che lo hanno in vario modo adottato, ha un significato importante. Nelle religioni era l’edificio riservato al culto e sorgeva in luoghi importanti, era concepito come il luogo sacro dove dimorava una divinità ed era la dimora permanente della stessa.

Qual è dunque la divinità che dimora nel tempio rappresentato nel logo dell’Accademia? La divinità è proprio la tradizione e la cultura del cibo dalla nascita alla trasformazione e alla somministrazione nei vari luoghi a questo scopo deputati.

Quando le varie delegazioni predispongono un incontro scelgono un ristorante per accogliere il convivio dove accademici, postulanti e ospiti possono assaggiare e valutare quanto viene loro offerto. 

Negli incontri è il simposiarca la persona che deve assolvere all’importante compito di scegliere il luogo e predisporre il menu da offrire ai convenuti.

Il Simposiarca ha il compito di scegliere il locale che ospiterà la Delegazione, scegliere le portate e l’abbinamento delle pietanze e dei vini, verificare con il maître l’organizzazione dell’evento predisponendo la sala con le adeguate attrezzature necessarie e, infine, illustrare il menu ai convenuti.

La funzione del simposiarca è molto importante ed è un compito che i vari accademici, che fanno parte della delegazione territoriale, devono assolvere al meglio in quanto dal convivio predisposto il ristorante avrà una valutazione che lo farà conoscere a tutte le altre delegazioni, attraverso la pubblicazione nel giornale La civiltà della Tavola.

Ed è proprio il tempietto, logo dell’Accademia, che il Delegato, della associazione territoriale, consegnerà, dopo la valutazione fatta dagli accademici presenti, al gestore del ristorante affinché possa pubblicizzarlo come un valore aggiunto per la propria attività.

Altra funzione importante la assolve il relatore che è sempre presente nel convivio. Il relatore presenta e relaziona sul tema proposto ed è sempre una persona qualificata culturalmente per la conoscenza del tema dell’incontro.

Ogni anno è l’Accademia stessa che propone un tema che, nello stesso giorno, in tutto il mondo, dove sono presenti le Delegazioni locali, viene proposto e promosso.

Durante questi incontri, per il tema presentato, viene pubblicato un volume che viene donato agli accademici della Delegazione territoriale.

L’Accademia Italiana della Cucina ha edito molti volumi sia come monografie sia come studi sempre con l’obiettivo di promuovere la cultura del cibo in tutto il ciclo vitale dalla nascita del prodotto fino alla somministrazione.

Il motivo conduttore dell’Accademia è l’uso morale che il cibo deve sempre avere nel tempo evitandone lo spreco e utilizzando prodotti che hanno una origine certa e tenendo sempre presente ciò che la dieta mediterranea sancisce e che nelle riunioni deve sempre avere come denominatore la convivialità.

 La serata organizzata dal Simposiarca Gianfranco Falcone, dopo la ricca esposizione del relatore sulla Accademia Italiana della Cucina, è proseguita con la presentazione da parte del Delegato Giuseppe Di Giovacchino, dei nuovi accademici che dopo l’iter di Simposiarchi sono stati insigniti del titolo di Accademici della Cucina

Il dott. Di Giovacchino ha presentato i 5 Accademici

 “…la cui scelta è stata assunta al termine di un lungo percorso costellato da una serie di valutazioni, filtrando i necessari requisiti morali e personali ed una virtuosa sensibilità verso i valori storici e culturali nonché la capacità di poter trasmettere i principi e le istanze della Civiltà della Buona Tavola. Il tutto a conferma che la nostra Istituzione deve la sua salute all’incremento quali-quantitativo dei suoi Accademici”.

I nuovi Accademici che sono entrati a far parte dell’associazioni sono:

Vincenzo D’Antuono, Prefetto emerito di Pescara. 

Alessandra Di Pietro, Dirigente presso l’Istituto Professionale Alberghiero Filippo De Cecco di Pescara

Domenico Falcone, Funzionario di Autostrade SPA. 

Marino Giorgetti, Responsabile Ufficio “Enti Locali e Aggregazioni sovracomunali” in seno a Regione Abruzzo, Docente per la qualifica di assaggiatore vino, olio, formaggi, salumi, miele.

Mimo Morra, Ispettore assicurativo in pensione, sommelier e qualifica di assaggiatore olii, formaggi, salumi, carni. 

Il Delegato ha inoltre presentato gli Amici prossimi Postulanti: Mimmo Marcantonio, Davide Savini e Miriam Severini. 

Ospiti della serata sono stati:

Carlo Masci, Sindaco di Pescara

Enzo Marinelli, tenente Colonnello, alla guida del Reparto Comando del Centro Nazionale Amministrativo del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e la signora Carla

Paolo Minnucci, Giornalista, con la signora Fabiola Quarta

Domenico Di Camillo, imprenditore, con la signora Tiziana

Rinaldo Di Donato, imprenditore, con la signora Mira

Gerardo Gigli imprenditore

Sig.ra Mariela Bravo

La serata è proseguita dopo l’esposizione del menu da parte del Simposiarca Gianfranco Falcone e con la degustazione delle pietanze preparate dalla brigata di cucina diretta dallo chef Pierluigi Fusilli coadiuvato dal direttore di sala Gabriele Vascellini.

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