Sinistra Italiana: "Solidarietà al lavoratore licenziato: pronti a scendere in piazza con la Fiom"
Dopo le medievali vicende della Sevel, dove è stata negata la pausa pipì a un lavoratore e quella dell'incidente sul lavoro, in cui nonostante l'infortunato fosse ancora in attesa dei soccorsi ha avuto l'ordine perentorio di riprendere a lavorare, arriva anche la gravissima vicenda della Magneti Marelli di Sulmona e del lavoratore licenziato dopo 30 anni di lavoro.
La storia del capo reparto sulmonese mandato a casa sabato scorso, il giorno prima del suo 53esimo compleanno, suona come un "avvertimento" ed è triste prendere atto che purtroppo ci sia un legame politico con le giuste proteste per i nuovi turni nello stabilimento lungo la Statale 17.
Il licenziamento è arrivato in seguito alla spedizione nella fabbrica di Cassino, fatta da un operaio interinale (anch’egli licenziato), di due pezzi difettosi di telaio per la Stelvio (il primo suv dell’Alfa Romeo), che avrebbero dovuto essere scartati.
“Questo è un provvedimento sproporzionato rispetto a tanti anni di impegno del lavoratore verso l'azienda - dichiarano Daniele Licheri Esecutivo Regionale Sinistra Italiana e Domenico Capaldo Circolo Sinistra Italiana Sulmona - Si sta facendo pagare a una sola persona un evidente problema interno di gestione e di organizzazione. Invece di aprire un tavolo con i sindacati sui problemi segnalati nelle settimane scorse si soffia sul fuoco avvelenando il clima. Concordiamo con le dichiarazioni di Fegatelli della Fiom che il licenziamento sia ‘un segnale inquietante per tutti i lavoratori’ che stanno giustamente protestando per turni eccessivamente pesanti nello stabilimento”.
Sinistra Italiana Abruzzo chiede di fare chiarezza sull'episodio ed è pronta tramite il gruppo parlamentare ad intervenire con un'interrogazione.
“Oltre a dare la massima solidarietà al lavoratore licenziato siamo pronti a scendere in piazza insieme ai sindacati per chiedere un immediato reintegro e un più consono provvedimento proporzionato alla vicenda” concludono Capaldo e Licheri