Grandi trasformazioni in corso nel mondo. Seppur in tono minore, anche il nostro Abruzzo vive la sua piccola ma articolata trasformazione. Partendo dai luoghi più reconditi e peculiari dell’ordine e del silenzio per raggiungere quelli della grande mobilità , possiamo cogliere anche qui da noi i sintomi di una tribolazione impegnativa, profonda e quanto mai dolorosa.
Nella consuetudine di un ritardo patologico nei grandi fatti che caratterizzano l’evoluzione della nostra umanità , comunque siamo sempre uniti nelle sue disgrazie e nelle sue speciali sofferenze. Anche l’Abruzzo delle genti operose e silenti è in cammino; un lento cammino che potrebbe risultare addirittura utile e redditizio quando evita i tanti fatti umani che si accavallano, si succedono e falliscono miseramente nel mondo dei veloci per l’ambizione di un tempo impossibile da sfidare.
Siamo sicuramente fieri ed appagati per aver evitato demolizioni, disfacimenti ed ogni distruzione di cose sbagliate o fatte male, comunque tristi e demoralizzati per le cose che non si realizzano mai che non si chiudono e che non si fanno mai.
Nel cuore dell’Abruzzo dinamico, nella nostra cara ed amata Pescara è giunto il tempo oramai di chiudere alle riflessioni, agli studi, alle idee e alle cose pensate e mai fatte per dare l’avvio alle cose che piacciono e che rendono fieri il popolo dell’attesa irrequieta.
Intanto bisognerebbe chiudere, una volta per tutte, l’argomento delle due storie, delle due identità , delle due unità urbane che, nonostante tutto il tempo trascorso, tutti i fatti accaduti, e tutti gli eventi che continuano a scorrere, e poi i mattoni, e il ferro ed il cemento usato e pure la politica dei saccenti, non sono ancora unite in un’unica e vera città .
Anche se le proiezioni in una grande Pescara possono aiutare, il processo sembrerebbe ancora lungo: Pescara sono ancora i due centri del secolo scorso, se non addirittura tre o quattro delle marginalità aggregate degli ultimi anni.
Quel corso d’acqua lì al centro; quest’incredibile luogo di bellezza e trasformazione che arricchisce e rende fertile ogni lembo di terra e di pensiero, di fatto qui si materializza in una ferita che adesso infetta. Un luogo di malessere, di strani dubbi, d’identità smarrite: ancora un fiume, un parco o una fogna? Un porto peschereccio, turistico o commerciale? Un luogo di parcheggio, di ricovero attrezzi o un luogo di rifiuti?
Tanta incertezza così come tanta l’indifferenza usata.
L’acqua scorre sotto i ponti, all’aria aperta, e giunge ancora a mare: e questo è un fatto, per il momento, ancora positivo. Costa delle meraviglie da una parte, nastri rumorosi e ferrati dall’altra. Strade delle transumanze, strade remote, strade borboniche, strade dei piccoli e grandi movimenti: le due grandi arterie lungo la costa e verso l’interno e poi un groviglio di strade, rovinate sicuramente, per un disordine urbano oramai più che confermato da tanto ed inutile tempo trascorso.
Tutto oramai sembrerebbe statico ed inamovibile; perfino le idee sembrerebbero incastrate in un proprio spazio temporale chiuso, esclusivo ma riservato ai grandi ed illuminati pensatori e agli interpreti del momento e ai casi che piombano all’improvviso dall’alto qua e là .
I ponti, i porti, il fiume e la stazione; il molino, le piazze, la movida e la malavita; la Fontana, Flaiano, san Cetteo, la grande Pescara e le periferie maledette, ma il grande tema rimane l’Area di Risulta. Un brutto nome, ma un nome che chiarisce le dinamiche tipiche di una città con il suo agire confuso e controverso.
L’Area di Risulta per ripartire, per riorganizzare, per individuare e realizzare adesso la città , la nostra Città : Pescara.
Destini di un’area al centro dell’interesse generale; anche intellettuale questa volta. Una città in fermento in questi ultimi tempi; Pescara laboratorio di idee, così sembrerebbe.
Ed ecco la nostra idea, la nostra proposta per invitare alle ultime e decisive riflessioni prima delle scelte. Pare che si voglia fare sul serio adesso: vediamo. Ecco, dunque, Natale delle belle cose, e poi l’aprirsi dell’anno nuovo con i suoi tanti buoni propositi, quello nostro è: Pescara aperta.
Ecco, dunque, l’occasione di un’area di risulta per individuare una direzione, un luogo, una formula che unisce, definisce e qualifica: Pescara al Quadrato.
Il cuore della città nei limiti un’area che dagli approdi della Fontana del Cascella e del Porto della Marina si sviluppa verso l’interno per raggiungere stazione e cattedrale, e chiudersi per realizzarsi nell’area di risulta.
Una proposta: una sorta d’invito all’apertura, alla realizzazione di un luogo dinamico, di un mondo nuovo, per amplificare occasioni, conoscenza e tanto altro ancora, lungo quelle direzioni individuate al centro, nel cuore della città , un’area dai chiari caposaldi urbanistici; prendendo a riferimento quei viali del Ring, quel capolavoro urbanistico che fece la fortuna di Vienna; oggi una delle più belle città del mondo.
Nando Marinucci
I caposaldi ed i riferimenti della Pescara al Quadrato
A- PIAZZA PRIMO MAGGIO
1- Piazza Salotto
Fondazione Maison des Arts
2- Piazza, Chiesa del Sacro Cuore
Imago Museum
B- STAZIONE FERROVIARIA
3 -Area di Risulta
4 – Piazza, Chiesa del Santo Spirito
5 – Parco Archeologico Rampigna
6- Piazza Garibaldi, Museo D’Annunzio
C -SAN CETTEO
7 – Piazza Alessandrini, MediaMuseum
8 – Viale Colonna, Viale Marconi
Piazza e Chiesa del Cuore Immacolato
9 – La Casa delle Arti, Parco Montessori
D – MARINA
10 – Porto Turistico
Area Protetta
11 Mercato, Museo del Mare
12 – Villa De Riseis
13 – Museo Arte Moderna