“Le piazze di oggi sono la migliore risposta alla canea della destra contro Landini e la Cgil. Solo con la lotta si cambia il paese. Tifiamo rivolta perché l'Italia è l'unico paese in Europa dove i salari sono diminuiti negli ultimi trent'anni, uno dei pochissimi in cui non c'è una legge per il salario minimo, quello con l'età pensionabile più alta, un'emigrazione di giovani verso l'estero ai livelli del dopoguerra, milioni di precari, 700.000 famiglie in attesa della casa popolare, milioni di persone che rinunciano a curarsi”. Così Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, a proposito dello sciopero odierno.
“Il governo Meloni risponde alla crisi sociale con un programma di 7 anni di tagli alla sanità e alla scuola mentre aumenta la spesa militare e criminalizza la protesta sociale”, aggiunge l'ex parlamentare. “È puro buon senso dire che solo una rivolta sociale può fermare questo governo e imporre una svolta nelle politiche economiche e sociali. Ma una cosa va detta chiaramente: il problema non è solo il governo Meloni. Il problema è che i due poli da trent'anni condividono un'agenda di attacco ai diritti sociali e del lavoro”.
Il Partito Democratico, “che oggi era in piazza come noi al fianco dei sindacati”, per Acerbo “deve decidere se la sua agenda è quella dello sciopero o quella antipopolare di Draghi, Gentiloni, Fornero e Cottarelli. Noi di Rifondazione Comunista tifiamo rivolta e chiediamo ai sindacati di fare come in Francia recuperando le nostre migliori tradizioni conflittuali. Tutte le riforme e i diritti conquistati dalle classi lavoratrici e popolari nel nostro paese sono stati il prodotto delle lotte sociali, dallo statuto dei lavoratori al servizio sanitario nazionale. La stessa Resistenza è cominciata con gli scioperi del marzo 1943. C'è bisogno di una rivolta in questo paese per imporre ai governi di attuare la Costituzione”.