La Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio come Giorno della memoria.
Il dovere della memoria e della storia, per negare il negazionismo e l’oblio.
La Provincia di Pescara, rilancia il successo editoriale del 2010 dello storico giornalista Marco Patricelli “Il volontario”. Libro che in questi anni è stato tradotto in polacco e francese, data l’efficacia descrittiva e l’avvincente storia umana del suo protagonista: il tenente di cavalleria Witold Pilecki che nel 1940, a 38 anni, sotto falso nome si fa arrestare e portare ad Auschwitz. Sarà lui ad informare per primo il mondo delle barbarie indicibili che avvenivano all’interno del lager. Una storia di vita al limite dell’incredibile, espressione di coraggio e di senso patrio al di sopra di ogni violenza. Un esempio umano encomiabile, emozionante e sorprendente.
Il romanzo è ricco di colpi di scena, tra cui la stessa evasione da Auschwitz, la sua iniziale falsa identità, la realizzazione di una rete informativa dentro al campo di concentramento, nonché la fine della vita dello stesso Pilecki, ucciso da un’altra dittatura, quella russa.
Un libro da leggere, da metabolizzare con calma, tante sono le emozioni, le suggestioni, le immagini forti che trasmette. Una realtà documentata più dura e abominevole di quanto si possa immaginare. Una vicenda da conoscere, per evitare l’oblio di noi stessi e guardare ai fatti di oggi con lucidità.
“Il volontario” ha vinto il Premio Acqui Storia 2010, ha fatto conferire al Prof. Patricelli l’alta onorificenza “Bene Merito” polacca e riabilitato la splendida figura umana di Witold Pilecki, caduta nell’oblio nel dopoguerra.
Tanti gli interrogativi sollevati dal Professore di storia contemporanea, sui perché dei silenzi degli alleati davanti ai rapporti sistematici dell’ufficiale polacco sui mostruosi fatti del lager. Impressionanti, forse per chiunque, gli episodi di sadismo e violenza raccontati, impossibili da accettare per le menti dei più. Quanti sapevano di Auschwitz? Dal novembre 1940 si aveva notizia su cosa stesse succedendo all’interno della mura dei lager e l’opinione pubblica europea restò inerme, bloccata, incredula. Perché non si intervenne? I governanti non sapevano come gestire la situazione? Si parlò di bombardamenti dei lager, ma anche di difficile gestione di tutti gli internati una volta liberati. Ed in Polonia in quanti ne erano a conoscenza? I campi di concentramento in Europa furono molti, il primo quello di Dachau, che Hitler aprì nel marzo del 1933, pochi mesi dopo la sua elezione.
Ci sono ancora molte vicende da conoscere e molto da sapere su quegl’anni che traumatizzarono il nostro continente. Leggere e studiare restano gli unici strumenti delle nuove generazioni per comprendere una storia inconcepibile razionalmente.