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Precisazioni dell’assessore Donato Di Matteo a Silvio Paolucci

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L'Assessore Donato Di Matteo, dopo la conferenza stampa tenuta ieri, dove insieme a Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo aveva presentato un documento con elencati undici punti per il rilancio del Governo della Regione Abruzzo, stamattina ha inviato un Comunicato Stampa di risposta a Silvio Paolucci.

In allegato il Comunicato Stampa

Vorrei simpaticamente ricordare al Presidente D’Alfonso che di mestiere faccio il medico e quindi a volte mi è capitato di occuparmi di malattie psichiatriche, mentre con la psicoanalisi hanno più dimestichezza altri.

Tornando a questioni più prettamente politiche è incredibile la posizione assunta da Paolucci che sembra aver subito una mutazione genetica da quando è  passato dal ruolo di Segretario Regionale del Partito Democratico a quello di Assessore Regionale alla Sanità.

Ricordo a quest’ultimo che la mia storia politica parla per me:

sono stato e sono un dirigente di questo Partito  e non un funzionario, che si è più volte sottoposto con successo al giudizio degli elettori. Sono stato eletto e faccio parte a pieno titolo di questa maggioranza che ha vinto anche grazie al mio contributo. Ho fino ad oggi votato tutti gli atti di questa amministrazione regionale, anche quando non li condividevo per pura disciplina di partito e di maggioranza (in particolare per quanto concerne  la programmazione sanitaria).

Sono due anni che invoco una discussione all’interno del Partito, del Gruppo e della Maggioranza e dopo aver chiesto ripetutamente un confronto, l’unica risposta che ho avuto è stato un atteggiamento arrogante ed irriverente da parte dell’Assessore Paolucci, il quale nasconde dietro un volto apparentemente “angelico” - lui sì - un pensiero tipicamente “novecentesco”.

Ritengo che i peggiori siano proprio quelli che pensano, dicono e scrivono cose diverse a seconda delle persone che hanno davanti e dei luoghi in cui si trovano.  

Se alla richiesta di una franca discussione si risponde con una netta chiusura, vuol dire che abbiamo perso le ragioni della nascita e dell’essenza del Partito Democratico.

Le eventuali ricadute positive sul territorio delle azioni messe in atto dall’esecutivo rischiano di essere vanificate da questi atteggiamenti negativi.

E’ opportuno che il partito e il Presidente riflettano su tali atteggiamenti, al fine di non incorrere in ulteriori errori di valutazione

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