Oggi, 22 ottobre 2016, presso la Mondadori Point di Via Bologna a Pescara, Camillo Chiarieri, storico e divulgatore, come pochi sanno fare, del nostro Abruzzo, presenta il suo secondo libro dal titolo: “Storie della storia d’Abruzzo”. Al suo fianco Fabio Rosica, giornalista free lance ed Emanuele Mancinelli, socio fondatore dell’Associazione Espressione Libre, non che amici dello scrittore, introducono il lavoro e si rivolgono all’autore porgendo domande riguardanti alcuni fra gli argomenti che più li hanno interessati del libro stesso.
Si inizia così a parlare del Risorgimento e del Brigantaggio, come sua conseguenza e l’interpretazione, su cui poi si basa l’intera documentazione della serata, sarà proprio quella per la quale Chiarieri sottolinea il fatto che ciò che si è lasciato far passare negli anni come storia vera, invece risulta qualcosa di “voluto” da parte dei “vincitori” e non realmente vissuto dal resto della società dell’epoca.
Emerge così un susseguirsi di delusioni e di delusi a partire dallo stesso Garibaldi e l’Abruzzo ne risente fortemente cadendo nel Brigantaggio a causa dell’emigrazione dopo il Risorgimento.
Per l’autore l’umanità non ha avuto, e non avrà, alcun progresso di tipo umano, ma solo di tipo scientifico nel suo corso, non è quindi solo una questione italiana, ma intrinseca nell’uomo che non evolve.
Procedendo con le domande degli interlocutori si spazia dalla figura di Ercole (Eracles e poi Ercole per i latini) riferita al popolo abruzzese, come sinonimo di saggezza, sapienza e forza per arrivare così alla figura del pastore abruzzese. Quest’ultimo, ritenuto dai più, ignorante e incapace, è invece molto intelligente e colto.
Interessante, poi, sentire che Leonardo Da Vinci si sia così interessato all’Abruzzo da volerlo considerare luogo di passaggio per i suoi viaggi da Firenze a Napoli, lasciando dei segni indelebili attraverso dei disegni fatti a Sulmona.
L’Abruzzo, quindi, centro del “Vitelium” (da cui poi i romani chiameranno “Italia”), si riscatta centro di profonda cultura e saggezza nei suoi personaggi tipici quali i pastori, rivalutati nella loro vera natura di uomini colti e di finissimi artigiani.
Si accenna poi alle magnifiche illustrazioni presenti nel libro che vedono come autore Valerio Perilli.
È solo conoscendo la nostra storia, il nostro percorso passato, che si potrà meglio costruire un futuro più degno. Questo è il messaggio di fondo del libro e dunque vuole essere anche una spiegazione dei vari fallimenti della gente d’Abruzzo: perdere la propria storia equivale a perdersi.
Cultura è l’insieme delle usanze, dei costumi e delle tradizioni di un popolo, niente di più e la lettura di questo libro ci aiuterà a realizzarla e a farla propria.