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L'Abruzzo dal crollo dell'impero romano all'età normanna

Terzo appuntamento con la grande Storia della nostra regione narrata da Camillo Chiarieri

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Ultimo appuntamento del 2016 con Tutte le Storie della Storia d’Abruzzo di Camillo Chiarieri. Come di consueto la Sala Flaiano dell’Aurum a Pescara ha accolto ieri pomeriggio i tanti appassionati della Storia con la S maiuscola, preferendola agli acquisti del sabato che precede la vigilia di Natale.

Il periodo narrato è particolarmente lungo, poco meno di un millennio, e ci traghetta dall’alto fino al Basso Medio Evo, partendo dall’anno 476 D.C., quando il “barbaro” Odoacre depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, “degno” rappresentante di una società ormai decadente. Il termine “barbaro” deriva dal greco e si traduce in “straniero”, sebbene, molto probabilmente, la sua genesi sia originata dal loro modo “primitivo” di parlare, con parole e frasi apparentemente sconnesse e che iniziavano sempre con: “bar, bar …”.

Già da qualche tempo i romani stavano subendo una sorta di “collasso sistemico” che partiva dal loro interno e, un po’ come accade oggi alla cosiddetta società occidentale, sembravano non rendersene conto, meglio ancora non comprendevamo cosa stesse accadendo. Le feroci popolazioni che premevano soprattutto dai confini orientali, non conoscevano ostacoli alle loro avanzate. Gli invincibili eserciti della Roma imperiale, ormai stanchi e demotivati, nulla potevano contro quelle orde fameliche di conquista.

I diciotto anni della guerra Greco - Gotica (535/553), che contrappose l’impero bizantino agli ostrogoti, furono tra i più cruenti e terribili che la penisola italica abbia mai sopportato. Le popolazioni s’impoverirono, spopolando le città, peraltro flagellate dalla peste, il che fece da preludio al momento in cui ha inizio il periodo storico oggetto dell’odierna conferenza, ovvero l’anno 568, quando il feroce Alboino, Re Longobardo, s’insedia nella nostra penisola, entrando in contatto con quello che era diventato il mondo dei bizantini. Questi, immaginando un comportamento simile a quello di altri barbari in precedenza succedutisi, in altre parole che se ne sarebbero andati dopo qualche saccheggio, ne sottovalutarono per l’appunto le intenzioni, che erano invece quelle di stabilirsi in via definitiva nei “nostri” territori, fra i quali proprio l’Abruzzo e ancor più precisamente l’antica Aternum (l’odierna Pescara). L’orologio della Storia si spostò, in breve, mille anni indietro, annullando tutte le conquiste di civiltà, in termini economici e culturali, che la società romana aveva imposto al mondo conosciuto.

Il vero nome dei Longobardi era Winnili, ma furono chiamati come sappiamo a causa delle loro “lunghe barbe”. Ha così inizio un lunghissimo periodo storico che terminerà, dopo circa 700 anni di guerre, carestie, deboli tentativi di ripresa, ma anche di aneddoti e curiosità, tra il 1130 e il 1140, con l’arrivo dei Normanni, la cui occupazione ne decretò il definitivo tramonto.

L’Abruzzo, come abbiamo ormai imparato dalle tante conferenze di Camillo Chiarieri, fu uno dei territori che subì le peggiori conseguenze di quest’invasione. Poiché “terra di confine”, disegnata proprio dal fiume Pescara, di volta in volta fu teatro di violenti scontri o, in quanto ai margini dei possedimenti di ogni sorta di conquistatori, spesso abbandonata al suo destino.

In ogni caso, nel corso di quei lunghi secoli, i Longobardi si comportarono dapprima esclusivamente come “dominanti”, evitando di mescolarsi con le popolazioni locali, che trattavano da “servi della gleba”, in seguito invece ne assorbirono usi, costumi e linguaggio, fondendosi con loro, al punto da poter oggi affermare che noi abruzzesi, in particolare, possiamo a giusta ragione ritenerci “loro figli”, anche dal punto di vista di alcune caratteristiche genetiche o anche dalla loro abilità nell’arte orafa che è stata ripresa e tramandata fino ai nostri giorni dalle popolazioni locali.

Ricordando che uno degli scopi di questi incontri è mostrarci la Storia come maestra di vita, una sorta di specchio verso cui riflettersi per cercare di non ripetere i medesimi errori di chi ci ha preceduto, è interessante rilevare come, nel corso del primo periodo di occupazione longobarda, le locali popolazioni fossero sottoposte a inique tassazioni, che corrispondevano a ⅓ della loro produzione … molto meno di quelle attuali, che sfiorano il 50%! Potrebbe essere questa una delle risposte alla crisi economica che ci attanaglia ormai da decenni?

Fra le curiosità e gli aneddoti da ricordare, il lascito testamentario dei tanti cognomi ancora oggi in uso nella nostra regione, appunto di origine longobarda: tutti quelli che iniziano per “Ali” e/o terminano con “eri”. Ma anche di territori o città cui si deve il nome, come ad esempio Spoltore, genesi narrata da Chiarieri in questo breve video:

 

Le sorti del nostro martoriato territorio italico subirono successivi sviluppi in seguito all’arrivo dei Franchi, che in precedenza si erano impossessati della Gallia, mostrando, seppur barbari anch’essi, una sorta di organizzazione notevolmente superiore a quella longobarda, che fu costretta a farli intervenire per difendersi dai Saraceni. Ludovico II, nipote di Carlo Magno, non aspettava altro e, dopo aver velocemente cacciato gli invasori arabi, vi si stabilì a sua volta. Nel corso di questi continui avvenimenti bellici, le popolazioni, come detto, furono ridotte a un livello primitivo. Spesso non c’era più cibo e gli episodi di cannibalismo divennero sempre più frequenti.

La svolta che pose fine a quel lungo periodo buio, fu l’arrivo, questa volta da Sud, di una nuova stirpe di conquistatori, i Normanni. Intorno all’anno 1059 s’impossessarono dell’intero Abruzzo e nel 1130 costituirono il Regno di Sicilia. Fu il tramonto dell’età longobarda e l’inizio di una nuova era, ma di questo se ne parlerà nel corso dei prossimi appuntamenti.

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