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Giovani vincenti: Lorenzo Marone ci presenta il suo The Urban Box

Dall'unione di un'attività commerciale e una galleria d'arte è nato nel quartiere Borgomarino un punto di riferimento per giovani e artisti emergenti

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Inizia la settimana e torna il consueto appuntamento con Schiaffo alla Crisi. Lunedì scorso abbiamo intervistato Daniela Biagelli e Riccardo Martini che ci hanno parlato del loro ristorante Chambao.

Oggi, nel dodicesimo appuntamento, vi presentiamo Lorenzo Marone, un giovane pescarese laureato in beni culturali, esperto d'arte e studioso del writing abruzzese che ha deciso di aprire, circa un anno e mezzo fa, The Urban Box, un negozio/galleria d'arte in via Gobetti 184, nel quartiere di Borgomarino di Pescara.

Lorenzo, tra l'altro, è stato protagonista nel mese di aprile della presentazione dei murales del Muzii Market Art. Clicca qui per leggere l'articolo di aprile.

Come mai hai deciso di aprire la tua attività commerciale?

La decisione di aprire un’attività commerciale è nata da diversi fattori: il primo è quello di non riuscire a trovare lavoro nel mio campo, dopo aver studiato beni culturali e dopo alcune esperienze come stagista ho capito che le opportunità lavorative in questo campo erano veramente esigue portandomi così a scegliere la via del lavoro autonomo.

Il secondo fattore è fortemente legato al primo, avendo fatto esperienze in ambito di pubblica amministrazione ho visto grande menefreghismo e sufficienza nei confronti delle nuove tendenze artistiche e poco spazio per gli artisti emergenti, quindi la voglia di buttarmi in questa avventura è venuta anche da una questione morale e sociale, cioè di creare un luogo che desse spazio senza preconcetti a chi spazio altrimenti non ne avrebbe avuto.

Che tipo di negozio è il tuo? Cosa vendi nello specifico?

Il mio negozio nasce dall’unione di due necessità quella di portare l’arte fuori dai binari ordinari cioè farla vivere anche a livello di abbigliamento e la necessità di traghettare  Pescara verso un offerta culturale nuova e più immediata. Sotto l’aspetto dell’abbigliamento cerchiamo di avere una clientela trasversale, cioè che vada dal ragazzo di 14 anni con prodotti che possono essere la t-shirt stampata di marchi affermati come Vans Obey cogliendo anche una fascia di pubblico più adulta con una selezione di prodotti più strutturati e di ricerca.
Per quanto riguarda il brand Obey bisognerebbe fare poi un discorso a se stante, essendo un brand creato da uno dei più importanti street artist attuali, che coglie in pieno lo spirito del negozio, cioè traslare il discorso artistico dalla classica opera all’abbigliamento .

Mentre sotto l’aspetto della galleria d’arte abbiamo proposte che si differenziano sotto l’aspetto economico, cercando in questa maniera di attrarre persone che magari non sono disposte a spendere, offrendo dall’opera classica che si va a posizionare su una fascia di prezzo alta, fino alla stampa o all’oggettistica che sono accessibili ad un maggior numero di persone.

Di cosa ti occupi nello specifico in The Urban Box?

La mia attività commerciale è un contenitore di molteplici realtà infatti il nome “The Urban Box“ esemplifica la filosofia che sta dietro al negozio, la traduzione sarebbe quella di un contenitore urbano. Realtà che vanno da quella più strettamente artistica grazie alla galleria d’arte sita al secondo piano, a quella dell’abbigliamento sempre legata al mondo della creatività con una selezione di marchi creati direttamente da artisti o con la collaborazione di grafici e illustratori. Per quanto riguarda la galleria d’arte noi diamo la possibilità di esporre a chiunque, ovviamente referenziato, in maniera completamente gratuita chiedendo solo il 30% su eventuali vendite, senza limitazioni di stile o di genere anzi più le tendenze artistiche  sono nuove, più siamo ben predisposti a dare spazio.

Come mai hai scelto il nome The Urban Box?

La scelta del nome ha rappresentato un punto cruciale di tutto il progetto, essendo un concept store con all’interno molte tendenze volevo un nome che riuscisse a contenerle tutte, quindi quale scelta migliore che una scatola? Poi l’accezione “urban” è data dall’aspetto principale che si voleva far emergere cioè quella della cultura dell’undergorund formata da Street art e altri movimenti della controcultura.

Hai risentito della crisi che il nostro paese sta attraversando?

Avendo aperto in tempo di crisi non posso fare un bilancio tra prima e adesso, e soprattutto lavorando in un ambito così di nicchia è ancora più difficile dire effettivamente quanto ha inciso il fattore crisi sull’andamento dell’attività, ovviamente il potere di acquisto da parte delle famiglie è nettamente diminuito portando a spendere solo in periodi specifici dell’anno, come quello dei saldi o il periodo natalizio, mentre credo che prima non ci fossero tutti questi periodi morti che sono quelli che realmente pesano sul bilancio dell’attività. Quello che è veramente impressionante è la pressione fiscale a cui sono sottoposto che è pari a quella di una persona che versa contributi da trent’anni, quindi anche se gli affari andassero come prima è il margine di guadagno che è drasticamente crollato.

Come è nata l'idea di aprire una galleria?

Come dicevo prima studiando beni culturali ed essendo appassionato e collezionista d’arte da molti anni ed avendo avuto pessime esperienze con le amministrazioni ho sentito quasi un bisogno di creare uno spazio alternativo nella mia città, che era fuori dai classici circoli dei “baroni della cultura” per portare nuove tendenze artistiche che faticavano ad emergere passando attraverso i canonici canali.

Cosa offre una città come Pescara a chi vuole intraprendere una carriera artistica?

La città di Pescara purtroppo non è molto recettiva sotto l’aspetto culturale, quindi chi decide di intraprendere la carriera artistica si trova ad affrontare un ambiente chiuso, con pochi sbocchi disponibili, quasi sempre tenuti in mano da affaristi o politici piuttosto che da appassionati d’arte, falsando un’intera scena che di fatto è attiva e briosa; ecco da questa specifica congiunzione di fattori è nata la necessità di affrontare la questione culturale in altre maniere. Fortunatamente in questi ultimi anni le cose stanno cambiando, grazie all’operato di persone come me che prima dei soldi sono mossi dalla passione per l’arte e che hanno a cuore la diffusione del messaggio culturale.

Quali sono le tue passioni e i tuoi hobby?

Sicuramente l’arte che si è trasformata da una passione fortissima ad un vero e proprio lavoro, e questo sentimento mi ha permesso di affrontare le difficoltà che mi si sono poste e mi si pongono ogni giorno davanti. Altre passioni sono tutte inerenti al mondo artistico-culturale, come il design, la moda, la ricerca storica o la scrittura, curando personalmente il blog del negozio dove scrivo articoli riguardanti le ultime tendenze artistiche o degli approfondimenti su singoli artisti.

Tre aggettivi con cui ti definiresti?

Testardo, appassionato e anche un po’ folle.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Di progetti ce ne sono molti ma per il momento tengo tutto per me posso solo dire che sarà un inverno molto ricco di eventi, ma non voglio svelare nulla.

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