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Il Lunedì del Delfino

Una sana lezione di umiltà alla vigilia dei play off

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Nello scorso editoriale, forse non a caso, avevamo posto l’attenzione sulla vera arma vincente di questo Delfino, ovvero la “forza del gruppo”, considerazione in parte ovvia per chiunque voglia prevalere in uno sport di squadra ma alchimia di tutt’altro che facile soluzione da applicare nella realtà e, in ogni caso, quasi impossibile da porre in essere nell’arco di un’intera stagione, salvo che non ti chiami Leicester, giusto per abusare di un esempio sulla bocca di tutti in quest’ultimo periodo. Massimo Oddo non ha fatto fatica a identificare il “colpevole” di questa parziale ma beffarda, delusione, giunta proprio all’ultima giornata della consueta lunghissima stagione regolare del campionato cadetto: è venuto meno il desiderio di essere squadra sino in fondo, forse anche a causa del confronto contro una compagine, il Latina, che al contrario ha lottato più con le cattive che con le buone, unendo in blocco le residue energie dei singoli, pur di conquistare l’agognato punto della matematica salvezza.

E’ presumibile immaginare che il team biancazzurro sia sceso in campo con la quasi totale convinzione di aver già raggiunto l’obiettivo prefissatosi da alcune settimane, quel terzo posto in classifica che avrebbe garantito innegabili vantaggi in chiave play off, ritenendo forse improbabile una vittoria del Trapani in quel di Bari e ipotizzando, al contempo, che i nerazzurri laziali sarebbero scesi in campo sul terreno dell’Adriatico disposti a tutto pur di fare risultato, anche a “azzannare”, metaforicamente parlando (ma anche no …) le preziose caviglie dei vari Lapadula, Caprari e via discorrendo, decidendo così di affrontare il match a ritmi blandi, anziché con la consueta grinta cui ci avevano abituato. Se a questa logica considerazione, aggiungiamo le assenze di alcuni fra gli uomini maggiormente rappresentativi e combattivi, nelle ultime settimane in particolare, quali Francesco Zampano, Michele Fornasier e Ahmad Benali, sostituiti da compagni reduci da lunghi infortuni e quindi non ancora in grado di reggere i novanta minuti a ritmi sostenuti, come Hugo Campagnaro e Alessandro Crescenzi, allora ci accorgiamo che l’amaro risultato del campo non è proprio da considerarsi una sorpresa.

Premesso che una sana lezione di umiltà potrebbe anche risultare benefica alla vigilia degli scontri diretti per la conquista della Serie A, bisogna però necessariamente e doverosamente operare le giuste considerazioni positive, al termine di queste 42 giornate, nei confronti di un Pescara che, dopo essere partito con il freno a mano un pochino tirato e aver subito un pesantissimo crollo di gioco e risultati nei mesi di febbraio e marzo, per il resto della stagione ha mostrato un calcio spettacolare e vincente, a tratti straripante, con numeri e statistiche che la dicono lunga sulle qualità di una squadra che, principalmente sulla fase offensiva, ha costruito un’annata comunque memorabile. Oltre alla netta affermazione di Gianluca Lapadula nella classifica dei marcatori, dall’alto delle sue 27 reti, senza nemmeno un rigore calciato, staccando di ben dieci lunghezze Francesco Caputo della Virtus Entella e l’ascolano Daniele Cacia, fermatisi per l’appunto a quota 17, segnaliamo anche la più prolifica coppia dei goal, insieme all’altro Gianluca, il finalmente convincente Caprari, per un totale di ben 40 segnature, dalla quale hanno inutilmente inseguito, a distanza siderale, Farias/João Pedro e Budimir/Ricci, entrambe con 27 marcature, protagoniste delle vincenti cavalcate di Cagliari e Crotone.  

I play off che ci apprestiamo a vivere inizieranno per i nostri colori domenica prossima, alle ore 18, con l’andata della semifinale, sul terreno della vincente Bari – Novara, le quali disputeranno il quarto di finale in gara unica, mercoledì 25 alle ore 20:30. Anche per questo motivo, il sorpasso in classifica del Trapani, ha fatto notevoli danni, perché, obiettivamente, la vincitrice dell’altro quarto, quello che vedrà opposte il Cesena e lo Spezia, appare più abbordabile. Il leitmotiv di questi giorni, fra i tifosi biancazzurri, è certamente quello che ipotizza quale dei due “ex” converrebbe affrontare, Andrea Camplone o Marco Baroni? Per svariati motivi, a nostro modesto parere, riteniamo meno pericoloso il Bari, sicuramente in possesso di ottime individualità, ma parecchio incostante e con molti punti deboli nei vari reparti, a differenza dei piemontesi che, oltre ad avere poco o nulla da perdere, visto che certamente l’obiettivo d’inizio stagione era semplicemente quello di raggiungere una tranquilla salvezza (ricordiamo che erano partiti anche con due punti di penalità), possiedono almeno due armi in più, molto ben affilate, il desiderio malcelato di vendetta da parte del loro allenatore e il campo in erba sintetica del Silvio Piola.

Anche se il Pescara, visti i numeri sopra citati, ha dimostrato nel complesso di essere la compagine più forte fra le sei che si contenderanno l’ultimo posto rimasto per la Massima Serie, cionondimeno bisognerà azzerare tutto e rimboccarsi con molta umiltà le classiche maniche, ma questo il Mister, dall’alto della sua esperienza da ex calciatore, vincitore di un sorprendente Mondiale con la nostra Nazionale nel 2006, lo sa fin troppo bene. Le sfide a eliminazione diretta non sempre premiano i potenziali migliori (altrimenti il Barcellona, ad esempio, vincerebbe la Champions League ogni anno e questo non sarebbe considerato, per l’appunto, lo sport più bello e seguito del Mondo), bensì coloro i quali, nel breve periodo in questione, dimostrano le migliori condizioni atletiche e mentali. La buona e la cattiva sorte, insieme alle scelte arbitrali, faranno il resto, per cui non ci resta che incrociare le dita e sostenere nel miglior modo possibile questo formidabile gruppo, ad maiora.

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