Che frustrazione veder giocare questo Delfino, a tratti persino piacevole agli occhi, ma mai davvero incisivo. Fa quasi tenerezza assistere a quel possesso palla incostante e destinato irrimediabilmente a infrangersi presso i limiti delle aree avversarie, le quali, di tanto in tanto, si permettono il lusso di “rifiatare”, tanto i rischi sono davvero minimi, per poi ripartire improvvisamente, magari approfittando degli inevitabili svarioni biancazzurri nei pressi della propria trequarti. Ormai è sufficiente segnare una sola rete per sconfiggere il Pescara, vista la sterilità di un attacco che nemmeno ha il diritto di potersi chiamare tale, privo com’è di fisicità e tecnicamente insufficiente a compensare il peso specifico delle rocciose ed esperte difese rivali. Di tanto in tanto un Caprari o un Benali, piccoli e sguscianti, ci provano anche a far male, ma gli estremi difensori della Serie A, hanno una caratura ben differente rispetto a quelli della cadetteria, cui c’eravamo abituati, così che il pallone non gonfia in pratica mai le reti delle contendenti. La fortuna aiuta gli audaci e il Delfino ne possiede ben poca di questa dote, smarrita dopo le prime convincenti prestazioni di fine estate. Oggi siamo costretti a osservare un undici che somiglia molto più a un pulcino bagnato, spazzato via con irrisoria semplicità, gara dopo gara, da formazioni che appaiono tutt’altro che trascendentali, ma solamente attrezzate in ogni reparto.
Va riconosciuto ad alcuni tifosi, fra quelli con alcune primavere in più sulle spalle, che all’indomani della promozione nella Massima Serie, timidamente, per non farsi apostrofare come uccelli del malaugurio, profetizzarono un “ma tanto che ci andiamo a fare in Serie A?”. Parole che adesso sembrano ben più assordanti, rispetto a quando furono proferite. In effetti, se il prezzo da pagare per il dovuto rispetto di bilancio, che il Presidente Sebastiani ha da sempre espresso come prioritario, soprattutto nei periodi meno brillanti della sua altalenante gestione societaria, è quello di assistere a campionati così deficitari, la domanda sorge assolutamente spontanea.
A regalarci qualche (illusoria?) speranza, non rimane che il ricordo del nerissimo periodo in cui incappò la squadra, la scorsa stagione, quando, tra febbraio e marzo, non raccolse praticamente punti, costringendo, all’epoca, anche il più ottimista dei cronisti, ad alzare bandiera bianca, salvo poi essere incredibilmente e meravigliosamente tutti smentiti. Oggi, che la situazione, in fondo, non appare ancora così disperata, non ci resta che aggrapparci ai ricordi, sperando che diventino presto una sorta di “corsi e ricorsi storici”, come in cuor suo certamente auspica, Massimo Oddo. Certo, il palcoscenico è ben diverso, ma arrendersi già a ottobre, sarebbe oltremodo patetico e surreale. La prossima gara, nell’anticipo domenicale delle 12:30, vedrà l’Adriatico quale ideale palcoscenico per una sorta di ultima spiaggia anticipata. I tre punti in palio, per Pescara ed Empoli, avranno un peso specifico ben più consistente della mera importanza matematica che potrà rivestire. Per il nostro Mister e per il collega Giovanni Martusciello, comunque reduce dal pareggio casalingo di ieri pomeriggio contro una forte Roma, sarà una settimana d’intenso lavoro, anche e soprattutto psicologico, perché quella cui assisteremo, sarà certamente una battaglia di nervi, all’interno della quale i ventidue in campo dovranno dare il massimo, senza però strafare, dove a vincere, al fischio finale, potrebbe essere magari la formazione con più uomini rimasti fino al termine, giacché difficilmente sarà esente da ammonizioni ed espulsioni.
Dopo la sosta prevista per le Nazionali, il Pescara in particolare sarà atteso da un duplice, proibitivo impegno in trasferta, contro Juventus e Roma; affrontarlo senza nemmeno una sola vittoria conquistata sul campo, sarebbe il preludio di una resa incondizionata, che renderebbe vano anche il tentativo di arrivare al mercato di riparazione invernale, almeno con qualche minima speranza di salvezza riposta nel cassetto dei sogni. Domenica prossima, pertanto, chi scenderà in campo dovrà gettare il cuore oltre l’ostacolo e meritarsi il sostegno dei tifosi, che almeno fino al 90’, comunque vada, inciteranno i loro beniamini a gran voce. Incrociamo le dita al consueto grido di FORZA PESCARA e auguriamoci, al contempo, di poter commentare, finalmente, il prossimo lunedì, le gesta di un Delfino gagliardo e vincente.