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Il Lunedì del Delfino

Il Pescara e la Serie A: un amore che non vuole sbocciare

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Dieci tiri nello specchio della porta, sette dei quali scagliati dall’interno dell’area di rigore, due traverse colpite e … zero goal, mentre, dall’altra parte, sei tiri in porta e quattro reti. Numeri impietosi, che chiariscono ampiamente, senza bisogno di scomodare esperti calciofili, una debacle non annunciata, ma di certo temuta. Il Delfino è così miseramente annegato nelle sue stesse acque e la cronica sterilità offensiva che lo contraddistingue, ne ha mortificato, per l’ennesima volta, il pur encomiabile impegno. La sua vacua bellezza, che spesso impressiona la critica, è talmente impalpabile ed ectoplasmatica, che gli avversari, novelli ghostbusters, facilmente riescono a imprigionarla e sconfiggerla, tutto sommato senza grossi patemi d’animo.

L’Empoli di Giovanni Martusciello, ha finalmente potuto scaricare alle spalle di un fin troppo arrendevole Albano Bizzarri, tutto il suo potenziale offensivo, fino a ieri con le polveri completamente bagnate. Per i tifosi storici, niente di nuovo, il Pescara “ama” fin troppo spesso resuscitare gli istinti smarriti degli avversari di turno.

L’amore fra il Delfino e la Serie A proprio non vuole sbocciare. La Massima Categoria pretende il rispetto dovuto alle grandi e mal sopporta il debole provincialismo di una Società, mai davvero pronta, come quella biancazzurra. Una Rosa di giocatori troppo fragile e leggera per competere con il peso specifico di formazioni ben rodate e spietatamente concepite per colpire, con chirurgica precisione, quasi a ogni occasione che l’inesperto Pescara offre loro. Se davanti alle telecamere e ai microfoni, il Presidente Sebastiani, come ci ha abituati da sempre, può giustificare ogni accadimento grazie ai ragionieristici bilanci da far quadrare (…), il rettangolo verde e i novanta minuti di gioco, non lasciano invece scampo agli inadeguati protagonisti con indosso la casacca biancazzurra, che settimanalmente sono spediti a farsi impallinare da un Massimo Oddo che sta scoprendo, a sue spese, quanto possa essere controproducente, almeno in Serie A, per un allenatore, mostrarsi filogovernativo fino al parossismo. Va detto, a onor del vero, che almeno da questo punto di vista, forse il Mister ha deciso di inviare alla presidenza un primo, seppur timido, segnale, quando ha deciso di spedire in campo, a una manciata di minuti dal termine, il “misterioso” Stefano Pettinari. L’attaccante (…) romano, acquistato per “far numero”, a seguito dei sempre più imprevedibili e omertosi movimenti di un calciomercato dominato da manager senza scrupoli, nelle intenzioni di Massimo Oddo non avrebbe mai e poi mai dovuto collezionare un solo minuto di gioco, nel corso di questa stagione, al punto da non averlo in precedenza schierato nemmeno nei casi in cui il suo Pescara si era trovato completamente privo di giocatori offensivi da arruolare, preferendogli sempre centrocampisti e difensori vari. Facendolo, invece, esordire, ieri, ha chiaramente voluto anticipare, in modo sibillino e implicito, quanto non avrebbe mai potuto dichiarare ai microfoni, nel post-partita: “… ecco chi mi hanno dato, cosa posso fare di meglio? …”. Certo, la nostra è solo una possibile interpretazione, una chiave di lettura che non ha pretese di essere verificata e confermata, però non è nemmeno possibile smentirla, perché se la pazienza, come si suole dire, ha un limite, non è escluso che il nostro allenatore l’abbia esaurita e, magari, deciso che non sarebbe degno di un ex campione del Mondo, continuare a metterci la faccia, quale unico colpevole dell’ennesima scellerata disfatta calcistica, per il Delfino, in Serie A.

In questo momento non ce la sentiamo di terminare questo mesto editoriale con il classico “non tutto è ancora perduto”, perché obiettivamente non appare minimamente probabile che questa squadra riesca a ritrovarsi durante la sosta, visto lo spauracchio delle prossime due gare consecutive, esterne, previste dal calendario, contro Juventus e Roma. A meno che, dovendosi disputare entrambe in notturna, la luce dei riflettori non risvegli quella necessaria aggressività atletica, finora quasi mai vista, che potrebbe, almeno in parte, compensare tutti gli altri aspetti deficitari, sinonimi, al momento, di una classifica terribilmente asfittica e carente. Nel frattempo, un certo Gianluca Lapadula …

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