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Il Lunedì del Delfino

Daniele Sebastiani novello Marco Polo?

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Avevamo pronosticato, lunedì scorso, una gara spettacolare fra il Cagliari e il Delfino, giacché entrambe non avevano più nulla da chiedere alla classifica, invece ne è uscito un match quasi noioso. Unica, consueta, certezza, la sconfitta dei biancazzurri, davvero mai in dubbio, almeno questa.

Forse anche l’ultimissimo obiettivo, in altre parole lasciare al Palermo il ventesimo posto, con tutti i record negativi che esso comporterà, non sarà più raggiungibile, poiché i siciliani sono riusciti nell’impresa di sconfiggere la Fiorentina, portando a cinque punti il vantaggio nei confronti del Pescara.

Di calcio giocato non abbiamo motivo per scriverne, indirizziamo quindi la nostra cronaca su quanto accaduto nel finale di gara al Sant’Elia. Dopo aver sopportato insulti e cori di stampo razzista per buona parte dell’incontro, durante il quale, da professionista qual è, ha anche cercato il dialogo civile con il pubblico, alla fine Sulley Muntari ha ceduto, prendendosela con l’arbitro, che non ha applicato il regolamento. In casi come questo, il direttore di gara dovrebbe sospendere il gioco e chiedere un appello agli spettatori, tramite gli altoparlanti, affinché smettano gli insulti e in caso di reiterazione, addirittura abbandonare il terreno. Nulla di tutto ciò è accaduto, mentre il ghanese, dopo aver inutilmente insistito nel pretendere un giusto intervento, è stato invece ammonito, a quel punto preferendo abbandonare spontaneamente il campo. E’ assai probabile che proprio la noia di una gara malamente giocata da entrambe le parti, sia la principale causa dell’effetto negativo venutosi a creare, infatti, difficilmente ormai accadono simili episodi, se lo spettacolo tiene incollati i tifosi sulla disputa degli atleti. Cionondimeno l’aver fatto finta di nulla, potrebbe rappresentare un pessimo precedente, che peserà sull’operato dei direttori di gara. Daniele Minelli era alla sua terza direzione arbitrale nella Massima Serie, forse l’inesperienza a questi livelli ha pesato parecchio e questo episodio ci consegna l’assist per affermare la necessità di riprendere la discussione sul sorteggio, che andrebbe ripristinato al più presto, perché se un fischietto è abile alla Serie A, non dovrebbero esistere distinzioni fra match più o meno importanti, così come fra arbitri più o meno bravi.

Era doveroso porre l’accento sull’accaduto e lo abbiamo affermato, senza formulare specifiche accuse nei confronti del pubblico sardo, anche se, lo ricordiamo, i (pochi) fischi razzisti, andrebbero coperti dai (tanti) fischi di disapprovazione e questo non è successo.

Nel frattempo la società, come sempre, appare lanciata verso il futuro (…), dimenticando troppo spesso che nel calcio esiste anche un presente e che il passato inizia a pesare in negativo a livello di bilancio sportivo, unico e inequivocabile giudice dal punto di vista del tifoso, al quale gli sviluppi economici interessano esclusivamente in funzione degli eventuali successi sul campo. Daniele Sebastiani non sembra affliggersi più di tanto per l’inqualificabile stagione del suo Pescara, oggetto di pubblico ludibrio da parte dell’intero mondo calcistico, alla luce del ridicolo bottino di punti fin qui acquisito, mentre sbandiera in conferenza stampa gli interessi d’imprenditori kazaki e cinesi, che sembra non vedano l’ora di investire denaro per conquistare chissà quali allori in riva all’Adriatico. Per carità, non abbiamo le prove per affermare il contrario, ma rovistando negli archivi delle tante promesse affidate ad altrettanto consenzienti microfoni, nel corso dei suoi anni di presidenza, più di un dubbio si appalesa nei nostri pensieri. Francamente ci manca il (bel) calcio giocato e riteniamo che le questioni societarie dovrebbero restare confinate in uno spazio molto più piccolo e distante, di cui i tifosi non dovrebbero interessarsi, se non, appunto, in maniera marginale. A Pescara, invece, nemmeno si trattasse di una società blasonata, quali Milan e Inter, gli unici argomenti di cui poter discutere, ormai sembrano essere riconducibili alle “strategie” di mercato e alle fumose (almeno finora) avances d’ipotetici nuovi soci. Il disamore della tifoseria nei confronti di quest’assetto societario è ormai giunto a livelli difficilmente ricomponibili, per lo meno a breve e, forse, stavolta, nemmeno un eventuale campionato cadetto disputato ai vertici della classifica, potrebbe rimettere insieme i cocci.

Per dovere di cronaca ricordiamo che il prossimo (quart’ultimo per questa ectoplasmatica stagione) impegno del Delfino, vedrà come probabile protagonista all’Adriatico, il Crotone, che qui giocherà le residue speranze di salvezza, immaginiamo con la medesima grinta fin qui mostrata, la stessa che è mancata completamente ai biancazzurri per tutto il campionato. Nell’immaginario dei tifosi, quando fu stilato il calendario, questa gara fu vista come un possibile spareggio salvezza, magari con uno stadio pieno fino all’inverosimile, pronto a sostenere i propri beniamini … nulla di tutto ciò, invece, mentre non ci resta che darci appuntamento a lunedì prossimo, nella speranza che il Marco Polo di casa nostra (…), almeno per una volta, tornando dalla Cina, ci abbia riportato ben più di un Milione.

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