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Il Lunedì del Delfino

Buona, ma sterile, la prestazione del Pescara a Bari e stasera...

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Nonostante le tante assenze il Delfino ha fornito una buona prestazione a Bari, nel posticipo serale della quattordicesima di campionato. Purtroppo la sconfitta è giunta ugualmente a punire i biancazzurri, complice, una deviazione sfortunata della barriera, su tiro di punizione di Brienza, nel finale di gara. L’intensità che, specie nel secondo tempo, la squadra di Fabio Grosso è riuscita a mettere in campo, è stata davvero impressionante. Peccato davvero che, soprattutto in fase offensiva, i ragazzi di Zeman non siano riusciti a impensierire l’estremo difensore pugliese.

A questo punto della stagione, sembra ormai evidente che il massimo obiettivo raggiungibile e percorribile quest’anno, possano essere i play off. Almeno cinque o sei compagini appaiono dotate di una Rosa ben più importante e, quindi, fuori dalla portata del Pescara. Se oggi la classifica può apparire claudicante, va però rilevato come il calendario delle prossime gare sia davvero alla portata del Delfino. Di conseguenza, se la voglia di giocare espressa, sia ieri, sia nel secondo tempo della precedente partita contro il Palermo, sarà la medesima, non c’è motivo di dubitare che i risultati e i punti giungeranno, riposizionando i biancazzurri, perlomeno nel lato sinistro della graduatoria.

Sabato prossimo, nell’impegno casalingo che vedrà la squadra di Zeman affrontare l’abbordabile Pro Vercelli, oggi un punto in meno degli adriatici, si potrà valutare se contro avversari meno ostici, i progressi fatti registrare nel corso degli ultimi centotrentacinque minuti di gioco, sono tali da far finalmente arrivare in porto le vittorie sperate.

Una considerazione, fuori dalla sfera biancazzurra, oggi bisogna però farla. Stasera la Nazionale sfiderà la Svezia, nella decisiva sfida di ritorno per i play off che danno diritto all’accesso per la fase finale del Mondiale di Russia 2018. Tante le polemiche e le paure che hanno accompagnato questa vigilia, diventata ancora più delicata, dopo la pessima prestazione dello scorso venerdì, che ha visto gli Azzurri soccombere, seppur con il minimo scarto, in terra scandinava. Il tecnico Gian Piero Ventura è stato letteralmente messo sulla graticola e la domanda che ci poniamo è se sia giusto o no averlo così pesantemente criticato. La nostra risposta è senz’altro “sì”! Perché la sua scelta, in un Paese normale, non avrebbe mai avuto motivo di esistere. Allenare la Nazionale dovrebbe essere considerato un punto d’arrivo, non una semplice tappa nella carriera di un tecnico di calcio. Poiché si parla della terza Nazionale più titolata al mondo, dopo Brasile e Germania, non si sarebbe dovuto nemmeno ipotizzare di affidarla a un allenatore qualunque, mai vincente, neppure come giocatore. Oltretutto non aveva mai nemmeno semplicemente vissuto esperienze di alto livello … insomma un illustre, seppur relativamente, sconosciuto cui è stato affidato il volante dell’auto più preziosa dello sport italiano. Ventura rappresenta lo specchio di una nazione incapace di dare valore alla meritocrazia, a qualsiasi livello. In politica, all’interno di enti pubblici e anche privati, ma davvero ovunque ci sia la possibilità di nominare qualcuno, anziché selezionarlo in base alle sue qualità, le scelte vengono sempre, o quasi, fatte in conformità a conoscenze o peggio ancora, ricatti e scambi di favori. Di là di qualche timida protesta, però mai nessuno ha davvero preso atto di quanto fosse deleterio per uno Stato, alla lunga, questo vergognoso modo di derubricare il potere. Ci voleva la crisi della Nazionale di calcio, in altre parole l’unica realtà che, nel bene e nel male, è spesso riuscita nell’incredibile impresa di mettere d’accordo quasi tutti gli abitanti di questo stranissimo Paese, per farci rendere davvero conto di quanto siamo profondamente “malati”. Comunque vada, perciò, il triplice fischio finale dell’arbitro spagnolo Antonio Mateu Lahoz, questa sera decreterà un successo: o quello del campo per i nostri colori, in cui speriamo sempre, a prescindere dalle giuste polemiche, o quello di un punto di non ritorno per l’intero sistema nazionale, che, forse, prenderà finalmente atto di come si debbano assumere radicali e netti cambiamenti strutturali, prima che l’intero organismo economico e sociale imploda su se stesso, trascinando nel baratro davvero tutti, nessuno escluso.

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