In rapida serie: Massimo Oddo viene (finalmente?) esonerato e, mentre il nuovo tecnico del Delfino, Roberto Breda, firma il contratto, il suo predecessore consegna ai social un implicito messaggio pirandelliano, citando maschere e volti. Nell’anticipo del venerdì sera si scontrano quindi Ascoli e Pescara, in un derby dal vago sapore di serie C, con due panchine nuove di zecca (Delio Rossi in quella dei marchigiani). Fin da subito si capisce che qualcosa, in casa biancazzurra, è cambiato. Certo l’avversario non è fra i più probanti, inoltre il rientro di Ceter restituisce maggiore dignità all’asfittico attacco, ma c’è dell’altro: si rivede “in campo”, dopo quasi un anno di assenza, Cristian Galano. Corre, recupera e smista palloni, con assist e calcio di rigore perfetti, insomma sembra proprio quel giocatore che aveva fatto sognare il popolo biancazzurro durante il girone d’andata dello scorso campionato, fino all’inopinato addio, destinazione Monza, del suo gemello di reparto, Pepin Machin. Pur senza brillare, comunque il Pescara vince abbastanza nettamente, con un perentorio 0 – 2, lo scontro salvezza e, al termine, lo stesso Galano si lascia sfuggire ai microfoni una frase che racchiude e spiega questi ultimi mesi di sofferenza: “finalmente siamo una squadra!”.
Difficile, per non dire impossibile, che il nuovo tecnico, per quanto in gamba, possa aver trasformato in pochi giorni un’armata Brancaleone in una squadra vera. Possiamo invece, con discreta certezza, sommando tutto ciò che abbiamo visto e sentito, affermare che buona parte dei giocatori, senatori in primis, remasse contro il vecchio allenatore. Quello che non potremo mai conoscere, come accade in questi casi si faranno solo tante supposizioni e illazioni, saranno i motivi. Vero è che il possesso palla “a tutti i costi” praticato da Oddo, non piaceva a nessuno, addirittura nemmeno al suo amico Daniele Sebastiani, così come ai tifosi e, di conseguenza, ipotizziamo agli stessi atleti. Il suo carattere supponente e il curriculum da allenatore scevro di successi, ad eccezione del quarto posto nel 2016, poi trasformato in promozione, grazie soprattutto a un Lapadula stellare, forse non hanno motivato i suoi uomini, che hanno deciso di farlo esonerare, a suon di sconfitte. Ora non resta che attendere i prossimi turni di campionato, per verificare se tutto ciò corrispondeva al vero o se invece la vittoria nel derby è stata solo un lampo nel deserto.
A chi ora volesse puntare il dito contro i giocatori, magari trattandoli come mercenari, ci sentiamo di dire che, piaccia o meno, il calcio è questo, inutile fare i moralisti. Non è certo la prima volta e non sarà di sicuro l’ultima che uno spogliatoio non riesce a trovare il giusto amalgama, componente fondamentale in questo sport, che essendo per l’appunto, di squadra, non consegna quasi mai successi alle prime donne assolute. Piuttosto, dovessero iniziare ad arrivare i risultati con una certa continuità, ci sarà da rammaricarsi, per l’ennesima volta, del tempo fin qui perduto e delle scelte fatte da un presidente mai in sintonia con l’ambiente.
Questo il calendario del Pescara nei prossimi turni, finalmente “alla portata”, ma soprattutto in considerazione della rinnovata vitalità di gioco, come sopra scritto: sabato prossimo scenderà all’Adriatico il Vicenza e, purtroppo, l’attuale pandemia non consentirà di rinnovare lo storico gemellaggio fra le tifoserie, poi martedì 15 dicembre a Pisa, nel turno infrasettimanale, prima del doppio impegno casalingo contro le lombarde Monza e Brescia, rispettivamente sabato 19 e martedì 22. Liberatasi dall’orpello di Massimo Oddo e del suo calcio ritmato e sterile, questa Rosa, che rimane comunque, a nostro parere, tutt’altro che adeguata a questa categoria, potrà mostrare almeno il giusto impegno agonistico, sperando sia sufficiente a mantenere la serie B. Per altri, eventuali e futuribili, obiettivi citofonare a Daniele Sebastiani.