Tantissimi addetti ai lavori, ma anche molti cittadini interessati, hanno riempito questo pomeriggio la Sala Figlia di Jorio della Provincia, per l’incontro organizzato dalla PESCARA TUTELA/SELFIE, Comitato per la tutela dei luoghi identitari della città di Pescara.
Ha coordinato i lavori, il responsabile del suddetto comitato, Licio Di Biase, che dopo aver presentato gli ospiti ha brevemente illustrato le motivazioni che l’hanno spinto, fin dal 2011, a iniziare questo percorso: la custodia del paesaggio urbano locale e la garanzia di principi che lo tutelino, a fronte di una città che “si deve muovere”.
Il Presidente della Provincia, Antonio Di Marco, ha velocemente auspicato un confronto con le scuole in merito alla questione, salutando subito dopo i presenti e scusandosene a causa di un improrogabile impegno a Lettomanoppello per la partecipazione alla processione delle locali feste patronali.
Antonio Blasioli, in qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Pescara, ha invece illustrato il travagliato percorso e la delibera finalmente approvata di questo fondamentale progetto, all’insegna di vari passaggi e tecnicismi, ringraziando il suo predecessore, Licio Di Biase per l’appunto, che per primo s’impegnò fortemente per la realizzazione di quest’ambizioso disegno.
Al neo soprintendente archeologico per le belle arti e paesaggio dell’Abruzzo, Francesco Di Gennaro, è spettato il compito di chiarire quali siano gli scopi che di solito persegue la sua attività, alla costante ricerca di un giusto equilibrio fra la tutela del patrimonio artistico e architettonico e lo sviluppo sostenibile delle attività locali. Nonostante abbia assunto l’incarico da pochissimo tempo, si è dimostrato profondo conoscitore del delicato territorio pescarese, il livello delle cui falde acquifere, ad esempio, è tale da non consentire la visibilità dei resti romani celati nel sottosuolo. Leggermente polemico nei confronti delle associazioni che si sono schierate con forza contro il recente abbattimento dei pini, che tanto ha fatto discutere le cronache, non solo locali, che, a suo dire, dovrebbero battersi con la stessa veemenza per la tutela delle zone collinari extracittadine, che se non saranno immediatamente difese con appropriati piani paesaggistici, rischieranno presto di scomparire a causa dell’enorme degrado che le sta colpendo. Abbastanza utopistica, invece, la sua proposta di un’unione metropolitana fra Chieti e Pescara, che tanti benefici porterebbe all’intera area, ostacolata però da un assurdo e anacronistico campanilismo, non comprensibile da chi non è natio della zona.
Di tutt’altro impatto le dichiarazioni di Marco Sciarra, presidente dell’ANCE di Pescara, che in rappresentanza della categoria dei costruttori, sebbene dichiarandosi ovviamente favorevole a un non meglio identificato “sviluppo possibile”, ha rilevato come i vincoli che troppo spesso la politica e i “comitati del NO”, come li ha definiti, impongono, di fatto, impediscono le riqualificazioni, come quella della storica Area di Risulta, tanto golosamente appetita, aggiungiamo noi, da non consentirne un qualsiasi progetto, che difficilmente accontenterebbe tutti. Secondo Sciarra gli edifici più antichi e pericolosi andrebbero distrutti e ricostruiti, per rendere sicure le aree intorno ad essi.
Il vice presidente della locale sezione di Italia Nostra, Massimo Palladini, ha anch’egli plaudito gli importanti risultati raggiunti grazie alla delibera, riservandosi però, nelle sedi opportune, di segnalare alcune dovute precisazioni su cui la sua associazione nutre dei dubbi che andrebbero verificati. Nel sottolineare l’importanza di recuperare le poche strutture della Pescara antica rimaste in piedi, ha posto il problema del rischio di perdere definitivamente il patrimonio architettonico dell’epoca fascista, di cui Pescara fu una delle principali città italiane che ne beneficiò, insieme forse a Bergamo. Ha pertanto proposto la creazione di una sede permanente per la difesa e la valorizzazione del patrimonio storico pescarese.
Prima dell’ultimo intervento previsto, sollecitato dalle parole di Massimo Palladini, che fra l’altro ha posto l’accento sullo stato di abbandono in cui versa in questo momento il Circolo Canottieri della cosiddetta zona pescarina, Antonio Blasioli ha voluto ricordare come, in proposito, l’amministrazione comunale, grazie soprattutto all’interessamento dell’architetto Aldo Pezzi, ne abbia acquisita la gestione, mettendo in cantiere un piano di riqualificazione che inizierà a breve per terminare entro due anni.
In chiusura di serata le parole di Claudio Varagnoli, del Dipartimento di Architettura dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, che hanno descritto come affascinante il percorso che ha svolto per il raggiungimento dell’obiettivo di approvazione della delibera, condiviso con un ambiente, quello della politica, che non gli era consueto. In termini di progettazione per eventuali e successivi tentativi di migliorare la fruibilità del patrimonio metropolitano, ha altresì rilevato l’assurdo di un capoluogo a carattere marittimo e fluviale, dove, però il mare e il fiume hanno difficoltà a fare capolino: una città, al momento, privata di una propria identità.
In sintesi possiamo dire di aver assistito a un incontro abbastanza contraddittorio, dove al desiderio espresso di voler valorizzare e difendere almeno ciò che resta del patrimonio storico pescarese, fanno da apparente contraltare le tantissime, non citate, nefandezze che le varie amministrazioni succedutesi finora hanno “stranamente” consentito. Un netto e deciso, quanto oggi a più riprese auspicato, cambio di rotta, sarebbe solo la più ovvia delle soluzioni da adottare per evitare di far scomparire definitivamente ogni traccia del nostro passato, tanto quello remoto che quello più recente del periodo dannunziano, unico vero fiore all’occhiello della Pescara conosciuta fuori dai confini locali.