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Donna Luisetta De Benedictis: la madre tanto amata dal poeta Gabriele D'Annunzio

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Luisa De Benedictis, nata il 17 dicembre del 1839 a Ortona a Mare, da Filippo e Teresa Pozzi, trascorse ad Ortona la sua fanciullezza che fu purtroppo funestata da un grave lutto: le morì la madre in giovane età e questo dolore le fece conservare per tutta la vita una certa severità nel volto. Crebbe in un’atmosfera di pace e di amore educata alle virtù casalinghe  che era il miglior vanto delle fanciulle delle buone famiglie abruzzesi.

Erede di casato signorile, a soli 18 anni, il 3 maggio 1858, sposò nel 1858 Francesco Paolo Rapagnetta che, dopo esser stato adottato da Anna Lolli, sorella della madre Rita, aveva preso il cognome dal secondo, ricco marito della zia Anna, Antonio D’Annunzio. Venne ad abitare a Pescara nella casa di Corso Manthonè e acquistò ben presto le simpatie della suocera e fu amata da quanti avevano vincoli di amicizia e parentela con casa D’Annunzio poiché  era affabile con tutti. Francesco Paolo e Luisa  ebbero cinque figli: Anna, Gabriele, Elvira, Ernesta e Antonio. Madre tenerissima, vigile custode delle ragazze, alla cui educazione si dedicò col costante esempio, soleva manifestare la sua soddisfazione di madre quando nelle serate di festa, circondata dalle figlie giovinette, passeggiava per la città.

Fu confortatrice nei momenti difficili dei figli maschi. Tra questi Gabriele certamente fu il figlio che le dette maggior orgoglio, gioia e conforto di cui soffrì in modo particolare la lontananza. Vennero poi i giorni delle ristrettezze finanziarie e della tristezza, della vergogna e di fronte a questi tristi eventi lottò con animo forte.

Ma il più amaro calice le si presentò quando il fedifrago marito Francesco Paolo si trasferì nella casa di Madonna del Fuoco con un’amante a cui succedettero tante altre. Colpito da una malattia cardiaca che si manifestò in diversi episodi Francesco morì il 5 giugno 1893.

Donna Luisa Trascorse gli ultimi anni della sua esistenza, stanca e malata nella casa con Marietta Camerlengo, la sua fedele custode, rallegrata dalle nipotine Emilia e Nadina che le vivevano accanto. Ma il suo pensiero andava soprattutto al figlio lontano per questo ella leggeva ogni giorno la “Tribuna” e “ Il giornale d’Italia” ma solo con la speranza di trovarvi notizie del suo amatissimo Gabriele. Usciva raramente e solo d’estate su una vecchia carrozza che la portava fino alla riviera di Castellammare.

Ennio Flaiano così la descriveva: “Sul balcone esterno di destra, ho vista talvolta seduta, nei tardi pomeriggi, la madre del Poeta. Io ero un bambino, mia madre me la indicava. Guarda, Donna Luisa, dal volto nobile bianca e infelice per la lontananza del figlio”.

Le sue condizioni fisiche e psichiche peggiorarono nonostante l’assistenza del suo medico curante Luigi Luise e le attenzioni amorevoli della fedele Marietta. Dopo un penoso declino dovuto a un’arteriosclerosi acuita da ripetute ischemie cerebrali, si spense il 27 gennaio 1917. Il decesso fu comunicato al figlio da un messo del generale Cadorna e Gabriele, febbricitante partì immediatamente alla volta di Pescara e partecipò ai solenni funerali in divisa da capitano. La salma fu prima sepolta nel Cimitero di San Silvestro e poi nell’agosto del 1949 venne traslata nella Cattedrale di San Cetteo in un’Arca scolpita da Arrigo Minerbi.

Gabriele fu attaccatissimo alla madre verso la quale per tutta la vita ebbe una specie di culto. Meglio di qualsiasi descrizione  sono le pagine che Gabriele le dedicò. “Consolazione” nel 1891 contenuta nel Poema paradisiaco e nel 1903 “L’inno alla madre mortale” nella Laus vitae.

La sua figura inoltre aleggia nelle pagine del Notturno e nel Libro segreto.  Ma anche dal frequentissimo carteggio  si evince  che  se Donna Luisa fu per il figlio la creatura che più colpiva la bontà del suo animo, ella fu anche la silenziosa ispiratrice della sua opera.

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