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La famiglia Cascella. Storia di una famiglia di artisti

Centoventi anni di storia di una delle famiglie di artisti più importanti del panorama italiano e mondiale

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Nella storia dell’arte italiana vi sono molti casi di famiglie di artisti, a volte ristretti ad una sola generazione, altre volte riguardanti vere e proprie dinastie di più generazioni.

La parola “bottega“ radicata nella storia della pittura italiana ed europea, è forse quella che dà la spiegazione più plausibile del formarsi di queste famiglie di artisti perché, al di là del talento e della grandezza di ciascuna personalità, quasi obbligatoriamente era all’interno dell’impresa di famiglia che avveniva l’apprendistato, come garzone o solo preparando i colori. Questa tradizione continua fino agli inizi del 1900.

La dinastia dei Cascella, nella sua formazione, si inserisce in questa tradizione anche se essa costituisce un caso del tutto particolare nella storia dell’arte italiana degli ultimi  centoventi anni, perché si è manifestata nella continuità di ben cinque generazioni. Inoltre “la famiglia”, pur formandosi nello spirito della bottega rinascimentale, ha espresso personalità artistiche caratterizzate e riconoscibili, ciascuna autonoma nel proprio particolare mondo immaginativo.

Questa famiglia patriarcale di artisti ha dato alla terra natìa onore e orgoglio per la capacità espressa nelle diverse forme artistiche in cui si è cimentata, sempre con incommensurabile impegno, arte e genialità.

La storia di queste generazioni di artisti rappresenta la testimonianza sempre giovane di un entusiasmo creativo che si è manifestato e continua a manifestarsi in maniera impareggiabile.

 

Basilio Cascella

Il capostipite di questa famiglia fu Basilio personaggio multiforme: pittore, ceramista, litografo, editore.

Tra gli artisti che attinsero esempio dall’arte michettiana fu senz’altro la figura preminente e guardò sempre al Cenacolo come ad un essenziale punto di riferimento per la sua operosità.

Egli nacque a Pescara nel 1860 da Francesco Paolo sarto, ricamatore e decoratore e da Marianna Siciliani. Francesco Paolo iniziò i figli (l’altro era Ernani, maestro di musica abbastanza noto) all’amore per l’arte.

Sugli anni dell’infanzia come sulla formazione artistica abbiamo poche notizie desumibili dai rari ricordi autobiografici e da fonti coeve quali (Anonimo, Bucco, Romualdi e la Provincia di Chieti). Basilio comunque fu un artista che non ebbe maestri. Si gioverà più tardi dei consigli dei vari artisti dell’epoca, con i quali ebbe rapporti amichevoli, ma ciò che egli fece e che fu lo dovette solo a se stesso e al sentimento dell’arte vera che aveva nel sangue e nell’anima.

Trascorsa l’infanzia a Ortona, dove frequentò solo le scuole elementari, a soli 15 anni scappò di casa recandosi a piedi a Roma. Nella città visse miseramente di espedienti fino a quando conobbe il cavaliere Luigi Salomone che lo accolse come apprendista grafico nel famoso “Stabilimento litografici Bruno & Salomone” e nella città frequentò le Scuole serali degli artieri.

Nel 1878-79 lo troviamo a Napoli dove viveva incidendo biglietti da visita e figurine alla moda. Durante il servizio militare a Pavia conosce Medardo Rossi e Vincenzo Irolli che lo avviano alla pittura.

Si stabilisce poi a Milano (1883) dove perfeziona la formazione di litografo lavorando nello “Stabilimento litografico Borsino”, viene poi  introdotto da Aleandro Villa ne “La Famiglia Artistica” dove conosce Gaetano Previati. Esordisce con opere di impronta verista lasciandosi influenzare anche dalle tendenze simboliste.

Dal 1884 fino alla metà degli anni ‘90 partecipa alle più importanti mostre di arte contemporanea italiana riscuotendo (1894) un notevole successo con il dipinto  “Il suono e il sonno” vasta tela simbolista esposta sia a Napoli che a Brera e Milano. Parallelamente si dedica all’attività di litografo venendo premiato con quella medaglia d’oro che vediamo riprodotta sulla testatina della carta da lettere dello “Stabilimento litografico B. Cascella”.

Rientrato a Pescara nel 1885, su un terreno concessogli dal Consiglio Comunale, a patto che l’artista provvedesse ad erigervi un laboratorio artistico di pittura ed arti affini, apre uno stabilimento cromolitografico. Esso sorse in via delle Acacie in una zona allora quasi isolata, a sud del fiume verso il mare, lontano da San Cetteo e dall’Arco di Portanuova, cuore della cittadina di fine secolo, proprio dove era la sua vecchia casa, in viale Marconi 45 che oggi ospita il Museo Cascella.

Nella sua bottega si formò Cetteo Ciglia, l'ultimo litografo di Pescara. Clicca qui per leggere l'articolo sulla Litografia Ciglia, una commovente storia raccontaci da Restituto Ciglia, figlio di Cetteo.

Entra e adora” si leggeva sulla porta dello stabilimento di Basilio, dove i rulli passavano sulla pietra, le ruote giravano ai torchi e Don Ferdinando Giordano tornava a reclamare ancora altre serie di cartoline. Basilio, con  la sua potente voce che dominava tutto il laboratorio, prometteva, preso dall’entusiasmo per iniziare la pubblicazione dell’Illustrazione Abruzzese. Alla parete il grande quadro “Il bagno della pastora”. Tutte le sue opere ne portano i segni inconfondibili, le sue figure più significative recano nitidi i lineamenti della razza abruzzese, sana feconda, lavoratrice prospera: gli uomini e le donne, i vecchi e i bambini, i casolari, le scene agresti, i pastori che zufolano nei canneti sulle rive del Pescara. Immagini romantiche e pastorali popolate, tra le gole dei monti e gli scogli dei lidi, da pecorai, greggi, ninfe, satiri putti, suonatori di zampogna, stupende donne.

Intanto i figli Tommaso, Michele, Gioacchino crescevano "malati", come lui della stessa malattia: l’arte.

Il luogo divenne punto di incontro di artisti e letterati e Basilio vi stampò tre serie della rivista di alto prestigio “Illustrazione abruzzese”, che, come era dichiarato nella presentazione, accanto al fine artistico e letterario, intendeva mettere in luce le infinite bellezze accumulate nei secoli nel sud dell’Italia e riprodurre e illustrare in grandi tavole i tanti monumenti, le tante opere di pittura, ceramica scultura nascosti nei piccoli centri e scarsamente conosciuti.

Dallo “Stabilimento litografico B. Cascella & C.” uscirono oltre ai fascicoli della “Illustrazione abruzzese” stampe d’artista etichette, pubblicazioni, immagini devozionali, illustrazioni per libri, cartoline. Questa produzione nel 1898 ebbe un importante riconoscimento con la premiazione all’Esposizione Nazionale di Torino della grande litografia “La Maddalena”. Dal 1920 si dedicò prevalentemente alla produzione ceramica che espose con successo alle “Biennali Internazionali delle Arti decorative” di Monza.

Di questo periodo sono i grandi pannelli in maiolica dello Stabilimento Termale Tettuccio di Montecatini (1926-1927). Nel 1928 si trasferì a Roma dove l’anno seguente venne eletto deputato. Nonostante la tarda età rimase attivo fino a poco prima della morte avvenuta nel 1950.

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