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La richiesta di Confcommercio Pescara: "Aprire le gioiellerie in zona rossa"

L'appello di De Sanctis: "parliamo di attività che agiscono in un contesto limitato e quindi di una attività disciplinata e non con il libero accesso"

Redazione
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Confcommercio Pescara chiede di riaprire le gioiellerie anche nelle zone rosse. Lo fa con una lettera inviata a Federpreziosi e al Nazionale di Confcommercio.

 “Ho già contestato questo modo restrittivo di chiudere alcune attività. Il modus operandi che si è usato - dice Padovano - per diverse categorie credo non sia stato il più idoneo e questo è accaduto perché quando si fanno i tavoli si guardano i numeri ma non si conoscono le situazioni. Oggi parliamo non soltanto delle attività delle gioiellerie ma anche gli orafi e dei piccoli artigiani. Non ci sono supermercati gioiellerie e se ci sono quelle che hanno grandi dimensioni di oltre 100 metri quadri forse va specificato. Ma in negozi di 12 metri quadri dove si va per appuntamento non credo che si possano creare assembramenti e quindi probabilmente in questo caso sono state prese decisioni affrettate e che penalizzano ingiustamente il settore e dunque ci auguriamo che ci sia un ripensamento.”

Così il presidente di Confcommercio Pescara Riccardo Padovano a margine della lettera inviata dall’associazione al Governo per chiedere la riapertura delle gioiellerie in zona rossa. Al fianco di Padovano anche l’appello di Vincenzina De Sanctis vice presidente dell’associazione:

“La tematica che riguarda la vendita dei preziosi e dei gioielli deve essere specificata perché parliamo di attività che agiscono in un contesto limitato e quindi di una attività disciplinata e non con il libero accesso. E questo non viene preso in considerazione e quindi per questo ho fatto un interpello al presidente della federazione per far intervenire il presidente della Confcommercio Sangalli affinché ci sia una presa di posizione netta anche perché credo che le attività vadano divise l’una dall’altra anche in regime di zona rossa.”

Questa la lettera inviata a Federpreziosi:

“Con la presente siamo ad interessare la Federpreziosi nazionale affinché possa farsi portatrice nei confronti del Governo di un’istanza volta all’inserimento delle nostre attività fra quelle per le quali è consentita l’apertura anche se rientranti nei territori in zona rossa. Se il criterio principale seguito dal Governo per la gestione della pandemia è quello di adottare tutte le misure possibili al fine di evitare i contagi, è facilmente desumibile come proprio i locali del dettaglio orafo, che montano obbligatoriamente la doppia porta, e che quindi necessariamente possono accogliere un solo cliente per volta, siano forse gli unici in grado di garantire un accesso contingentato e soprattutto ipercontrollato. L’applicazione delle misure di sicurezza verrebbe infatti gestita nel miglior modo possibile, in quanto – laddove non si riscontri il possesso dei requisiti – risulterebbe sufficiente non consentire l’apertura della seconda porta, a meno che – si ripete – il cliente non mostri chiaramente di aver ottemperato a quanto richiesto dalle norme anti-Covid. Inoltre, sempre nel rispetto di queste ultime, è completamente da escludere la possibilità di assembramenti o di ingressi multipli, proprio per la tipologia di merce trattata, che anche nell’interesse e nella sicurezza dello stesso titolare per prassi non prevede più di un cliente per volta. Abbiamo apprezzato la legittima e analoga critica espressa dal Presidente Aquilino in occasione delle festività natalizie, ed è stato più volte rimarcato sia a livello nazionale che locale quanto le misure antiCovid abbiano determinato il crollo dell’economia commerciale e turistica in condizioni “normali”, e a maggior ragione per chi – come noi – ha subito a più riprese l’obbligo di chiusura al pubblico. Ma facendoci portavoce delle istanze provenienti da diversi colleghi, riteniamo che la nostra Federazione debba nuovamente intervenire, con ancor maggior forza, per ottenere l’apertura delle nostre attività anche in zona rossa, in quanto anche i ristori erogati dal Governo non possono minimamente compensare le ingenti perdite del settore del dettaglio in generale, e di quello orafo in particolare. La possibilità di riapertura, nelle condizioni sopra descritte, potrebbe – in piena sicurezza – rispondere ai dettami normativi restituendo un minimo di ossigeno ad un settore ormai allo stremo. Ci preme infine ricordare che seppur al momento le aree in zona rossa siano solo alcune ben identificate – fra cui le province di Pescara e Chieti – considerate le condizioni attuali nulla toglie che purtroppo anche altre potrebbero esserne nuovamente interessate, per cui l’eventuale accoglimento della proposta da parte del Governo risulterebbe utile anche ad altri territori. Confidando nella condivisione di quanto proposto, ed in attesa di un cortese cenno di riscontro, porgiamo i più cordiali saluti.”

 

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