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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Incontro in Provincia per la Fidapa BPW sezione Pescara per parlare di Violenza sulle donne: la legge e la comunicazione mediatica

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Presso la sala Tinozzi della Provincia di Pescara il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Fidapa BPW Italy sezione Pescara, con l’ODG Abruzzo e L’ordine Avvocati di Pescara, ha tenuto un importante incontro. 

Relatori: Germana D’Orazio consigliera ODG Abruzzo, Luisa Gabriele Avvocata iscritta all’Ord. Avvocati Pescara e Stefano Pagliaro psicologo e docente Università G-D ’Annunzio Chieti Pescara.

Ha aperto i lavori la Presidente della sezione Fidapa Pescara Maria Luisa Abate dando la parola all’assessore Vice sindaco Adelchi Sulpizio, che, con il suo Assessorato, ha coordinato ben 34 associazioni del territorio, per un ricco calendario di eventi tutti sull’argomento: Violenza sulle donne 365 per giorni.

L’assessore Sulpizio ha ribadito un concetto molto importante nel ricordare che per tutto l’anno il contrasto alla violenza sulle donne deve essere celebrato e non solo il 25 novembre. La violenza non si deve dimenticare o sottovalutare, ma combattere con azioni positive partendo dai bambini che devono trovare nella famiglia e poi nella scuola la capacità di rispettare ed amare l’altro.

Prima delle relazioni il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Federico Squartecchia e Ilia Di Carlo, avvocata Presidente della Commissione Pari opportunità dell’Ord. degli Avvocati, hanno salutato i presenti sottolineando l’importanza di tale evento che fornirà giuste informazioni sul tema da discutere.

Sul banco dei relatori, a simbolo della violenza, non scarpe di una donna adulta, ma due scarpette rosse che vogliono significare la necessità e l’importanza di far crescere una bambina consapevole, insegnarle il rispetto per gli altri e di conseguenza per sé stessa al fine di condurre una vita sana piena d’amore.

La giornalista Germana D’Orazio ha parlato della comunicazione elemento base per la professione di giornalista, ma che, troppe volte, viene disattesa per un comportamento non consono. Narrare di fatti avvenuti non è facile, si potrebbe scadere in un semplice elenco di cose avvenute o invece interpretare gli avvenimenti assecondandoli alle proprie idee e convinzioni.

Essere giornalisti e non soggetti da spettacolo, come purtroppo sta avvenendo troppe spesso, è difficile, ma la professione implica una serie di norme deontologiche da seguire che devono essere il leitmotiv conduttore di ogni comunicazione.

La scelta dei titoli degli articoli e delle foto da inserire non devono indurre in inganno il lettore, ma tutelare l’immagine e la storia della vittima. La comunicazione della violenza subita da una donna non deve ledere la sua immagine dando giudizi solo per fare audiens o vendere più giornali.

Fare il giornalista è diventata oggi una professione difficile, complicata dai troppi protagonisti che hanno sovvertito le regole della comunicazione.

L’avvocata Luisa Gabriele ha parlato del femminicidio e del codice rosso partendo dal temine di femminicidio che non vuole essere il femminile di omicidio, ma che nel temine racconta di storie di violenze subite che termina con la morte della donna. 

Questi tipi di delitto che colpiscono le donne non si riferiscono ad episodi isolati, ma si configurano con un ultimo atto di una continua violenza di carattere psicologico, economico fisico o sessuale.

Le discriminazioni di genere e gli stereotipi radicati sulle donne, la divisione dei ruoli in famiglia e sul lavoro che vedono la donna relegata sempre ad un ruolo subalterno come anche relazioni che vedono potere diseguale tra donne e uomini, sono tutti fattori che mettono la donna in uno stato subalterno. Stato che alimenta la violenza che porta al femminicidio come estrema violenza derivata da uno stato di abuso, di disuguaglianza di violenza fisica e violazione dei diritti delle donne.

Il concetto di femminicidio si è diffuso in Europa già dai primi anni del XXI secolo dopo i gravi fatti di Ciudad Juarez del Messico che nel 1993 fu teatro di numerose sparizioni e uccisione di donne che protestavano e lottavano per i propri diritti.

Il temine femminicidio (dall’inglese femicide) termine criminologico fu introdotto per la prima volta dalla criminologa Diana H. Russel nell’articolo del 1992 per indicare gli omicidi fatti da uomini sulle donne solo per essere donne.

Diana Russell scrisse: “il concetto di femminicidio si estende al di là della definizione giuridica di assassinio e include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito o la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine”

La normativa sul femminicidio fa riferimento al DL n. 93 del 14/08/2013 convertito in legge n. 119 15/10/2013.

La legge non fa differenza tra omicidio e femminicidio, concettualmente, ma è previsto l’inasprimento della pena nel caso in cui il delitto avvenga ai danni di una donna con aggravanti penali di cui: in caso di stalking nei confronti della donna di stato di gravidanza da parte di un ex coniuge o da un uomo con il quale ci sia stata una relazione.

Aggravante c’è anche nel caso di violenza sessuale su minorenne o in caso di gravidanza. 

Ospiti dell’incontro le allieve dell’Liceo Scientifico di Penne accompagnate dalla Preside Eleonora dell’Oso e dalla loro docente Micello per presentare un lavoro svolto sul tema della Violenza.

Le studentesse hanno presentato un libro da loro scritto: Farfalle senz’ali, in cui sono riportate storie di donne che non ci sono più. L’emozione e la consapevolezza che hanno saputo dimostrate è stata molto bella e commovente. È sui giovani e sulle giovani che bisogna contare per avere una società migliore ed è per questo che l’educazione al rispetto che si insegna in famiglia deve continuare poi nella scuola.

Prima della relazione conclusiva hanno portato i saluti dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Pescara la dott. Elena Paciaffi, per l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Pescara l’ingegnera Antonella Pallotta.

A concludere le relazioni lo psicologo Stefano Pagliaro, docente presso l’Università G. D’Annunzio Chieti Pescara, che ha sottolineato l’importanza educativa che le comunicazioni possono dare.

Il titolo della relazione è stato: Percezione sociale della violenza di genere, biasimo della vittima e comunicazione. 

Il temine IPV Intimate Partner Violence, in Italiano Violenza Intima del Partner, è stato discusso nell’OMS del 2013 durante la 49^Assemblea, come uno dei problemi fondamentali della salute pubblica mondiale. 

Gli Effetti dell’IPV sulla salute portano a: 

  • Lesioni e salute fisica
  • Salute mentale
  • Salute sessuale e riproduttiva
  • Omicidio e altre cause di mortalità

La distorsione della percezione sociale da Fattori extra legali, stereotipi di genere, il patriarcato portano al Biasimo della vittima e vittimizzazione secondaria.

Fattori extra legali quali: onore del maschio, oggettivazione e sessualizzazione e ancora percezione della moralità. 

Le comunicazioni fatte con scritte, frasi, titoli di giornali, avvisi in genere possono nascondere una discriminazione sulle donne. Discriminazione dovuta al concetto di una diversità sociale della donna che la mette in uno stato inferiore e di sottomissione rispetto all’uomo.

Molto spesso nel produrre la comunicazione non c’è una vera intenzione di svalutare le donne, ma è la cultura radicata subdola che di fatto le sottomette.

La relazione del dott. Pagliaro è stata ascoltata con molta attenzione perché le persone non “vedono” nelle frasi usate che cosa si nasconde a danno delle donne. L’abitudine ad esprimersi certi modi è diventata usuale e non si fa più caso a che cosa nascondere.

Per uscire da questo gap culturale è indispensabile parlare e, come hanno fatto i ragazzi e le ragazze che hanno sfilato in tutta Italia, fare rumore non sottomettersi più alla violenza subdola delle tradizioni culturali che sfocia in violenza fisica con ben oltre 100 femminicidi in questi primi mesi del 2023.

Interventi conclusivi con la psichiatra Marilisa Amorosi e l’avvocata Ilia Di Carlo. Marilisa Amorosi ha sottolineato come nel suo campo medico ha trattato problemi di donne abusate e donne sconfitte da una prevaricazione spesso contraffatta da amore da parte dell’uomo e anche dalla stessa dalla famiglia. Ilia Di Carlo, presidente CPO, Ordine Avvocati, ha sottolineato quali sono le norme che regolano di come fare le denunce di abusi per la tutela delle donne e come accedere alle case di accoglienza per essere sottratte alla violenza per sé stesse e per i propri figli.

Hanno partecipato, aderendo alla manifestazione con l’invio dei propri loghi, l’associazione DiversiUguali, La confesercenti Provinciale di Pescara, l’Ammi e l’Inneweel di Pescara. 

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