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Cultura. Al “Salone del Libro di Torino”, la pescarese Catia Napoleone intervista Achille Mauri

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“Si tratta di fare un salto!”

La sigla creata per i più giovani o semplicemente per i più tecnologici quest’anno al Salone Internazionale del libro di Torino fa salire l’adrenalina a chi, appunto, ha voglia di buttarsi in avanti e di guardare lontano. 

Tra uno stand e l’altro incontriamo Achille Mauri, 70 anni o “forse qualcuno in più” dice lui, il patron di Messaggerie italiane.

Non capita tutti i giorni di trovarsi davanti qualcuno che ha a che fare con i libri da più di cento anni. Quali sono le sue prime impressioni sulla Fiera?

Mi è  piaciuta molto l’idea delle “Visioni” con cui il Salone ha voluto presentarsi. Senza una "Visione" non si va da nessuna parte. E’ la filosofia del nostro Gruppo da sempre quella di anticipare il cambiamento. Fare un balzo in avanti anzitempo vuol dire adoperare le giuste risorse senza fare sprechi per raggiungere gli obiettivi e, semmai, godere della sorpresa di un bonus che arriva puntuale. Avrei preferito il termine anglosassone “Vision” forse perché non avverto alcuna spaccatura culturale nella nostra identità. Lo straniero esiste nella nostra fantasia quando mettiamo insieme una serie di paure irrazionali.

L’editoria tra vecchio e nuovo. Carta e App a confronto?

Non so se conosce “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Non ho mai creduto alla storia del vecchio in senso assoluto e quando mi capita di rileggere quel romanzo percepisco sempre la presenza del giovane Manolin nello sguardo di Santiago.  L’uno sta con l’altro e vivono insieme. Non vedo crepe tra vecchio e nuovo e mi piace l’dea di aver scaricato la App che facilita la mia personale navigazione in un mare di libri in questi giorni qui alla Fiera.

Cultura scientifica e cultura umanistica, un’antica diatriba che trova spazio anche all’interno del Salone del Libro. Di cosa si ha più bisogno?

Affascinato dai buchi neri di Einstein, ho letto di recente le “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli e ho scoperto che in quel libro c’è davvero tanta cultura umanistica perché la lezione vera che nasconde il saggio è quella della ricerca del tutto. Ci riempiamo la bocca tutti i giorni con il termine Global ma allo stesso tempo conviviamo con la necessità di separare il giovane dal vecchio, la teoria della relatività dalla meccanica quantistica, l’europeo dal non so cosa, i maschi dalle femmine quando va bene o i maschi dai maschi e le femmine dalle femmine se va male.  Le confido che ieri sera mi sono commosso. Mi sono affacciato per guardare la Mole Antonelliana e ho scoperto di essermi vestito con i colori dell’immagine di Mimmo Paladino. E’stato bello! Non era previsto, come non lo è l’amore tra due persone dello stesso sesso. Eppure è così facile abituarsi all’armonia!

Un titolo per la storia dell’editoria, quella attuale…

Mi ci faccia pensare. Noi di Messaggerie italiane e del Gruppo Mauri Spagnol stiamo scrivendo l’ incipit!

 

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