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Samudaripen, Genocidio dei Rom e dei Sinti

Santino Spinelli incontra i ragazzi dell’Ipsseoa De Cecco di Pescara per parlare del genocidio dimenticato

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Stamattina incontro online per alcune classi dell’Istituto Alberghiero di Pescara e Santino Spinelli, vero testimone storico.

Alla prima domanda di quanto ci sia di sofferenza in una storia, quella dei Rom, non trattata e conosciuta come le storie di altri popoli, Santino Spinelli, ha salutato dicendo:

“Nessuno conosce come sono andati i fatti. Ancora oggi questo genocidio si ricorda come un’appendice al genocidio ebraico. Anche a Norimberga non è stata presentata nessuna testimonianza. Ancora oggi si fatica a fare emergere la situazione. I campi nomadi hanno la stessa funzione dei campi di concentramento così come allora. La memoria è importante e ha la funzione di non far ripetere gli stessi errori. La testimonianza è molto importante, mio padre fu deportato dai nazifascisti con l’unica colpa di essere Rom. Non è stato mai risarcito e nessuno conosce la sua storia come la storia delle altre persone di etnia Rom o Scinti che hanno subito la stessa sorte. La storia di queste persone non ha fatto emergere la drammaticità degli eventi. La mia testimonianza serve proprio a questo far emergere il fatto avvenuto".

Alessandra Di Pietro ha ringraziato Santino Spinelli, per aver voluto partecipare all’importante incontro, introducendo l’argomento della mattinata

 “Saluto e ringrazio Santino, una persona di profonda sensibilità, Commendatore della Repubblica Italiana, Docente universitario, Musicista, Scrittore, rappresentante Rom nel Consiglio di Europa, grande appassionato della cultura romanì. La sua presenza ha un profondo significato, l’argomento che trattiamo è noto ed è stato già approfondito in alcune classi della scuola. Santino Spinelli ha avuto il merito di essere colui che ha diffuso e portato al centro dell’attenzione le criticità storiche della popolazione Rom Il giorno della memoria è l'occasione per combattere un rischio sempre più latente, quello dell'amnesia, dell'assuefazione all'orrore che porta all'indifferenza. Oggi la nostra scuola vuole essere un'azione concreta contro la memoria rimossa, ignorata già a partire dal processo di Norimberga. E allora la giornata della memoria deve ricordare tutti gli stermini contro tutte le minoranze. Noi vogliamo alimentare nei più giovani una lettura critica della Storia. Stiamo perdendo gli ultimi testimoni diretti dell'orrore, che possono raccontare il loro vissuto e allora dobbiamo passare dalla memoria individuale alla memoria storica, ricercare le ragioni sociali, politiche, economiche che hanno determinato il razzismo e l'odio verso le minoranze, mettere a fuoco il contesto che ha preparato il genocidio, la facilità con cui è stato accolto. Il Giorno della Memoria è l'occasione per combattere un rischio sempre più latente, quello dell'amnesia, dell'assuefazione all'orrore che porta all'indifferenza. Ormai stiamo perdendo gli ultimi testimoni diretti dell'orrore, che possono raccontare il loro vissuto e allora dobbiamo passare dalla memoria individuale alla memoria storica, ricercare le ragioni sociali, politiche, economiche che hanno determinato il razzismo e l'odio verso le minoranze, dobbiamo mettere a fuoco il contesto che ha preparato il genocidio, la facilità con cui è stato accolto. Compito della Scuola è promuovere la conoscenza, perché la conoscenza combatte i pregiudizi favoriti dall'ignoranza. Abbiamo volutamente scelto di anticipare di qualche giorno la Giornata della Memoria, altrimenti celebrata a livello mondiale il prossimo 27 gennaio, proprio per dare voce a una parte della popolazione, quella rom, che ha subito atrocità durante il nazi-fascismo”.

Samudaripen, si legge sulla locandina che pubblicizza l’evento, ed è una parola che racchiude tutto il dramma di una popolazione che ha subito uno sterminio, un vero e proprio genocidio, di oltre 500 mila persone, perpetrato dai nazifascisti. Le persone venivano depredate dei loro beni e poi condotte prima nei campi di lavoro e poi in quelli di sterminio.

Purtroppo la storia drammatica che ha vissuto questa popolazione costituita da Rom Scinti Manouches francesi, è stata ignorata per molti anni e ancora oggi si guardano i Rom come un popolo da destinare ai Campi Nomadi o ai quartieri ghetto.

“Il nostro dovere -ha detto Santino Spinelli- è quello di raccontare quella tragedia perché la memoria serve proprio a non ripetere gli errori del passato e la vera integrazione delle etnie, delle religioni può spazzare via l’idea stessa di diversità.

Prima di essere deportati i Rom venivano depredati dei loro averi, essi erano perfettamente integrati nella vita sociale lavoravano e possedevano dei beni che facevano gola gli oppressori. Vennero espropriati del patrimonio posseduto che mai fu né restituito né risarcito. I Rom e Sinti non parteciparono al processo di Norimberga dove si conobbero e condannarono i crimini nazisti, perché non furono chiamati, ma si preferì far scendere il silenzio quasi considerando quello che era avvenuto come inferiore rispetto alla Shoah ebraica.

La Giornata della Memoria deve diventare veramente l’occasione per ricordare tutte le categorie sociali indistintamente colpite dallo sterminio nazifascista. Nel ’33 quando Hitler salì al potere aprì subito il campo di lavoro di Dachau dove sul cancello era scritto Il lavoro rende liberi. Un vero inganno perché in quel campo venivano deportati esseri umani destinati a lavorare sino alla morte. La popolazione Rom ha subito ogni genere di atrocità a partire dalla sterilizzazione di 63mila donne per impedire il proliferare della popolazione, pratica, poi, proseguita sino agli anni ’70 in paesi come la Svezia.

La mia famiglia, 29 persone in tutto, compreso mio padre, allora bambino, venne deportata in un campo di concentramento in Italia. La loro fortuna fu lo sbarco in Sicilia degli alleati, che determinò la fuga dei nazisti e la loro liberazione. Tornarono in Abruzzo passando attraverso le campagne. Abbiamo ancora molto da imparare da quella storia, perché oggi rischiamo di ripetere gli errori del passato non permettendone l’integrazione.

Personalmente sono stato la prima voce ufficiale Rom che ha preso una posizione pubblica per un popolo che non ha voce, ho scelto di non nascondere la mia origine Rom, ma di difenderla con una fedina penale intonsa, con la collaborazione di tanti intellettuali, medici, docenti Rom, al fine di raccontare la verità di un popolo”.

 

La Giornata della Memoria ha visto la partecipazione di molti ragazzi delle classi terze indirizzo Accoglienza Turistica sezione A, indirizzo Enogastronomia sezioni A e C, indirizzo Sala e Vendita sezione terza A e quarta B. Circa 100 ragazzi guidati dai docenti Tutor Rosa De Fabritiis, che ha coordinato le classi, Rossella Cioppi, Doriana Ceccomancini, Maria Di Domizio, Pina Rosato, Patrizia Fasciano e Rita Ciancetta. Le Docenti, all’interno delle loro classi, hanno condotto i Laboratori di Memoria Storica, Legalità e Democrazia.

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