Da dove iniziamo questa volta? Dai numeri? Questi indicano un andamento del Delfino, nelle ultime quattordici giornate, senza vie di mezzo, dove a fronte di sette vittorie consecutive, hanno fatto da quasi speculare contraltare, una serie di sette gare senza successi, con tre pareggi e ben quattro sconfitte, tre delle quali nell’ultima terna d’incontri.
La promozione appare ormai come un’irraggiungibile chimera e se non fosse per il distacco dalle quintultime davvero notevole (sedici punti), oggi ci ritroveremmo anche a discutere di salvezza. Fino a un paio di settimane or sono, potevamo scrivere di una crisi che si sperava diventasse reversibile, a questo punto riteniamo più corretto esprimerci in termini (calcisticamente parlando) ben più catastrofici, il “giocattolo” si è rotto, sgretolato dall’ennesimo mercato di … distruzione della gestione presidenziale a cura di Daniele Sebastiani. Inutile farsi troppe illusioni anche per il futuro, se per ben quattro stagioni consecutive si è riproposto lo stesso identico cliché, forse il caso o la malasorte non c’entrano poi molto e riteniamo di poter facilmente profetizzare una Serie B “eterna” per il Pescara, finché il timone societario rimarrà tale.
Non è un segreto per nessuno che il Presidente ami curare i propri affari, almeno tanto quanto le sorti della squadra, se non di più … e i riflettori della Massima Serie, costantemente puntati dai media sulle venti protagoniste, non consentono eccessivi movimenti extracalcistici, mentre il campionato cadetto, oltre ad essere molto meno attenzionato, possiede gli innegabili vantaggi di una visibilità ristretta ai soli addetti ai lavori, con possibili, semplici mediazioni da gestire con formazioni di rango maggiore, oltre al mostrare un grande impegno di facciata con la tifoseria, che fisiologicamente tenderà sempre ad accontentarsi, temendo il peggio. Le eventuali responsabilità, come in questo triste periodo, sono poi facilmente scaricate su tecnico e giocatori, “protetti” nel corso delle interviste, ma sapientemente gettati in pasto ai tifosi nei dietro le quinte.
Dobbiamo ammettere che, almeno quest’anno, apparentemente non ci era sembrato così pessimo il mercato di gennaio, sebbene gli obiettivi dichiarati nelle precedenti settimane fossero tutti (misteriosamente) sfumati. Almeno un paio di episodi avrebbero però dovuto farci alzare le antenne: in primis le dichiarazioni di Massimo Oddo seguenti l’acquisto di Andrea Coda, da lui definito come “prima scelta” da sempre! Ma come? Per un mese intero aveva dichiarato Maurizio Domizzi quale unica alternativa al claudicante Hugo Campagnaro? Il secondo “episodio” è stato invece il match contro il Bari, vinto sì per 3 -1, l’ultimo delle sette meraviglie, ma non nel solito modo convincente e grazie anche a tanta buona sorte.
Sono trascorsi parecchi mesi ormai, ben dieci, da quando Oddo ha raccolto le redini di Marco Baroni (la cui vendetta nei confronti di chi lo aveva cacciato non poteva essere più immediata e crudele) e ormai possiamo ben dire di aver imparato a conoscerlo. Lo stile da condottiero vincente, ben costruito anche grazie a qualche sapiente dichiarazione un pochino pinocchiesca (ci ricorda qualcuno?), si è purtroppo sgonfiato alle prime, reali, difficoltà, al punto che immaginiamo lo spogliatoio non così compatto come potrebbe apparire. Impossibile per noi, umili narratori, esterni alle disquisizioni tecniche che, immaginiamo facilmente, stiano minando, da alcune settimane, le certezze costruite durante la prima parte della stagione, distinguere i veri colpevoli di questo precipitare senza fine, ma in questo, il calcio è uno sport molto semplice da giudicare e l’allenatore non può certo considerarsi esente da responsabilità. Troppe formazioni iniziali clamorosamente impiegate male, tramite schemi tattici davvero incomprensibili, oltre ai cambi, in corso gara, praticamente sempre sbagliati.
I tanti infortuni nei ruoli chiave e le sempre più clamorose sviste arbitrali, giustificano solo in minima parte l’involuzione di gioco e d’impegno palesate dalla squadra all’indomani della striscia vincente a cavallo dei mesi di dicembre e gennaio. Certo non è normale essere diretti da una terna, quella di sabato scorso, clamorosamente “tifosa” del Novara … sarà un caso o per qualche motivo siamo diventati, di colpo, anche antipatici? Di sicuro l’occhiolino beffardo che Gianluca Lapadula ha, ingenuamente, mostrato alle telecamere, nell’immediato successivo alla concessione del calcio di rigore, a suo favore, con conseguente espulsione del difensore avversario, Mario Sampirisi, nel corso del finale di gara contro il Vicenza (capitan Memushaj lo sbagliò anche, perché spesso gli Dèi del calcio esigono giustizia immediata), non lo ha consegnato alle simpatie arbitrali, che da quel giorno sembrano dargli sempre torto, a prescindere!
Salvo clamorosi colpi di scena, per fortuna anche in questo il calcio è davvero uno sport diverso dagli altri, prepariamoci a una lenta agonia che ci accompagnerà fino al termine della stagione, anche questa destinata probabilmente a passare alla storia per i rimpianti che comporterà.