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Il Lunedì del Delfino

La salvezza del Pescara non ha tolto lavoro al marmista del presidente

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Non è affatto semplice scrivere del Delfino, da quando è nelle mani di Daniele Sebastiani. Anche una salvezza raggiunta sul filo del rasoio, da parte di una squadra che il suo stesso presidente aveva pochi mesi prima definito da play off, come minimo, diventa motivo di festeggiamenti.

Ma andiamo con ordine, prima di essere lapidati dai (pochi ma irriducibili) fans del mercante pescarese. Iniziamo da dove avevamo terminato il nostro precedente editoriale, chiuso con queste parole: “Ancora una volta, come sempre abbiamo scritto in passato, alla vigilia di sfide decisive per il futuro del Delfino, grideremo un “silenzioso” ma incisivo Forza Pescara, da stasera e fino al triplice fischio della gara di ritorno prevista venerdì 14 agosto. A rileggerci fra sette giorni, dunque, nella speranza di un editoriale ancora da Serie B.” Di seguito il link all’articolo: Il Lunedì del Delfino del 10/08/2020.

È finita “bene” come sappiamo, ma vorremmo dimostrare una volta e per tutte che l’attaccamento a questi colori, per un giornalista non prezzolato, prescinde dal dovere di critica. Sarebbe stato oltremodo triste commentare una retrocessione in serie C, ma al contempo non ci sembra corretto esultare oltre modo per questa raggiunta e sospirata salvezza, situazione causata dalle scellerate scelte di mercato societarie.

Dal momento in cui Edoardo Masciangelo ha messo a segno il rigore decisivo, che ha condannato il Perugia alla retrocessione, è accaduto che la maggior parte dei tifosi, più che esultare, abbia tirato un enorme sospiro di sollievo, per il pericolo scampato. Coloro che invece hanno solo gioito, ebbri di felicità, sono stati i dirigenti del Delfino, a detta loro come e più per una promozione! C’è da capirli, la serie C si può fare quasi esclusivamente tirando fuori i soldi dal portafoglio, non mercanteggiando con giocatori di società amiche, fra prestiti e plusvalenze varie.

Oggi tutti sperano che la lezione sia servita, che finalmente nelle prossime settimane possa essere allestita una Rosa di calciatori “vera” e non il solito ammasso informe scritturato dai vari procuratori amici del presidente. Un augurio legittimo, ma difficilmente realizzabile, perché il mercante non conosce altri modi di fare, se non quelli che finora gli hanno consentito di tenere ben strette le redini societarie. Forse il solito buon girone d’andata riuscirà a far sognare l’ambiente, ma se così dovesse accadere, vuol dire che dal mazzo saranno stati pescati almeno un paio di Jolly. Questi, come al solito, saranno poi ceduti nel consueto mercato di gennaio, che da sempre distrugge ogni sogno di gloria in chiave biancazzurra. Magari con un pizzico della solita buona sorte che accompagna da un decennio Daniele Sebastiani, nonostante tutto un 7°/8° posto si potrà anche raggiungere e così via, altro campionato, altro giro, un po’ come alle giostre insomma.

Prima di abbassare la saracinesca e chiudere “per ferie”, doverosamente salutiamo l’addio al calcio giocato di Hugo Campagnaro, fondamentale nel doppio confronto dei play out. Il vice campione del mondo del 2014, ormai pescarese d’adozione, studierà da allenatore e, tempo al massimo un paio d’anni, se non prima, sicuramente ce lo ritroveremo, quasi a costo zero, per la gioia del presidente, sulla panchina del Delfino. Un ringraziamento speciale va anche al capitano Vincenzo Fiorillo, anch’egli ormai col cuore biancazzurro tatuato sulla pelle. Il portiere di origine genovese ha spesso salvato la baracca biancazzurra dal crollo definitivo, durante tutta la stagione, culminata con i decisivi rigori parati nella lotteria dei play out lo scorso venerdì.

Ci sarebbero, in verità, così tante altre cose da scrivere, però ci rendiamo conto che sarebbero soprattutto tristi ripetizioni di quanto sviscerato e già abbondantemente commentato nei mesi precedenti. Finché i quadri societari non cambieranno, la Pescara sportiva e tifosa sarà destinata a soffrire, in cambio di brevissime ed effimere gioie. Il futuro, indubbiamente, nessuno lo conosce e le smentite, soprattutto in un mondo strano e imprevedibile come quello del calcio, sono e saranno sempre dietro l’angolo. Una certezza, però, l’abbiamo definitivamente e indubbiamente acquisita: il suo narcisistico desiderio di una lapide con la scritta “il miglior presidente della storia calcistica pescarese”, dopo la sua morte, è ormai destinato a rimanere incompiuto e su questo, davvero tutti, anche i suoi più strenui difensori, non potranno che concordare. Non sappiamo se il suo marmista di fiducia abbia già prodotto il manufatto, ma in questo caso dovrà necessariamente rimetterci mano.

A rileggerci fra poche settimane, COVID-19 permettendo, e buone ferie a chi ancora deve farle.

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