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Il Lunedì del Delfino

Sarebbe stato meglio il circo, peccato!

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Dopo aver fortunosamente pareggiato in casa con il Pontedera e aver avuto in sorte dalla Dea bendata la possibilità di giocarsi in casa il secondo turno, il Delfino è mestamente uscito dai play off, sconfitto dalla Juventus Next Gen, senza troppe sorprese, diciamolo pure. A tal proposito, prima di scrivere altro, non vogliamo esimerci dal sottolineare la totale assenza di sportività dimostrata dai ragazzini bianconeri, che hanno beffardamente preso in giro la Curva Nord festeggiando la vittoria sotto gli occhi increduli dei tifosi biancazzurri. Incredibile come la società italiana che vanta il maggior numero di trofei conquistati sul suolo della penisola non sia in grado di insegnare ai propri virgulti il rispetto per gli avversari: davvero strano, non ce lo saremmo mai aspettato da loro.

Cosa aggiungere a quanto già abbondantemente scritto e riscritto a più riprese in questi ultimi mesi, se non anni? Forse nulla o forse sì, magari che sarebbe il caso di costringere i servi della gleba a restare confinati nella loro mestizia umana, semplicemente smettendo di ascoltarne le fandonie infiocchettate alla bell’è meglio. In realtà questi prestigiatori del verbo locale sono già stati messi alla gogna dai veri tifosi, quelli che non vogliono più fare sconti, né a loro né a una società che ha svenduto i colori biancazzurri per mercanteggiare a più riprese ogni bipede calcistico possibile che abbia la “fortuna” di transitare da queste parti.

Quante bugie, storielle, invenzioni e favole senza lieto fine abbiamo dovuto ascoltare negli ultimi dodici anni? E quante ancora saremo costretti a sorbircene? I tumori o uccidono o si curano, a noi è invece toccato un cancro capace di cristallizzare ogni cosa, restìo ad ogni tentativo di essere debellato, incurante sia delle preghiere, sia delle maledizioni che ne invocano la resa. Ci piacerebbe vivere, come abbiamo scritto alcune settimane or sono, in quell’Universo parallelo dove il padre, anziché portarlo, bambino, allo stadio, facendogli sognare di diventare un giorno il Presidente di quella squadra, decise di accompagnarlo al circo, pensando bene che fra i pagliacci e i saltimbanchi il figlio sicuramente si sarebbe divertito di più, immaginando, magari, di fare altrettanto da grande. Invece siamo confinati in questo Universo, dove, ammesso che si sia trattato di un racconto reale, ha coronato il desiderio di ergersi a capo supremo del calcio pescarese. Inutile continuare a farsi illusioni, il legame fra lui e il Delfino non si staccherà mai a causa di un gesto volontario. Se vuoi davvero vendere qualcosa lo metti in vetrina e ci appoggi in basso il cartellino con il prezzo, non sbandieri ai microfoni amici e appiccicosi che intendi trattare solo con chi decidi tu e lontano da occhi indiscreti.

È stato toccato il punto più basso, quest’anno, con guai ben peggiori, come la retrocessione in serie D, evitata probabilmente solo grazie ad una partenza discreta, in cui Zeman era riuscito a spremere del succo anche da frutti non commestibili. Fra qualche mese si ricomincerà daccapo, altra ruota, altro giro, con tante facce nuove, pronte a scendere in campo per accumulare gettoni e plusvalenze, con il millesimo allenatore più o meno sprovveduto da sacrificare all’altare dei bilanci e la solita masnada di cantastorie a fare da contorno, piattino alla mano. 

Nel frattempo, fra un mese, Pescara rinnoverà la sua Amministrazione comunale. Un consiglio? A chiunque vi proporrà di votarlo chiedete semplicemente una cosa: “qual è il tuo pensiero sulla società Delfino Pescara? Sei disposto a scriverlo pubblicamente sui social, affinché tutti lo sappiano?”. Ecco, fatto questo poi recatevi alle urne. Perché se è vero che la politica non può cambiare le sorti di una società privata, è altrettanto vero che coloro i quali si propongono ai cittadini, devono avere il coraggio di dichiararsi.

Per concludere, come proviamo ogni anno, di questi tempi, a profetizzare, ricordiamo che nessuno è eterno, tutto passa e ne rimane solo la scia, puzzolente o profumata dipende solo da chi procede. Non ci resta quindi che attendere, magari un anno ancora o cinque o forse dieci, quindici, chissà, ma un giorno sicuramente tornerà a splendere il sole all’Adriatico e nuovi ventimila o forse più tifosi, riprenderanno a gridare con orgoglio FORZA PESCARA!

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