Quarto e penultimo appuntamento, ieri pomeriggio, con il ciclo delle “Storie della Storia d’Abruzzo” a cura di Camillo Chiarieri.
Come di consueto la cornice di pubblico all’interno della Sala Flaiano è stata numerosa e appassionata, nonostante la difficoltà di raggiungere l’Aurum a causa della concomitanza del finale dell’incontro di calcio fra Pescara e Vicenza e la conseguente chiusura delle strade adiacenti al vicino Stadio Adriatico.
Il “nostro” divulgatore chiarisce subito che, a differenza dei tre incontri precedenti, in questa occasione la conferenza sarà forse un po’ meno “divertente”, più nozionistica, ma di certo ugualmente appassionante.
La Storia con la “S” maiuscola rappresenta lo specchio con il quale la nostra società ha il dovere di confrontarsi per evitare di ripetere i medesimi errori … ed è proprio da quest’assunto che inizia il racconto, partendo dall’anno 476 D.C., quando il “barbaro” Odoacre depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, “degno” rappresentante di una società ormai decaduta e in rovina. Il termine “barbaro” deriva dal greco e si traduce in “straniero”, sebbene, molto probabilmente, la sua genesi sia originata dal loro modo “primitivo” di parlare, con parole e frasi apparentemente sconnesse e che iniziavano sempre con: “bar, bar …”.
Questo avvenimento fa da preludio al momento in cui ha inizio il periodo storico oggetto dell’odierna conferenza, ovvero l’anno 568, quando il feroce Alboino, Re Longobardo, s’insedia nella nostra penisola, entrando in contatto con quello che era diventato il mondo bizantino, che, immaginando un comportamento simile a quello di altri barbari in precedenza succedutisi, in altre parole se ne fossero andati dopo qualche saccheggio, ne sottovalutarono per l’appunto le intenzioni, che erano invece quelle di stabilirsi in via definitiva nei “nostri” territori, fra i quali proprio l’Abruzzo e ancor più precisamente l’antica Aternum (l’odierna Pescara).
Il loro vero nome era Winnili, ma furono chiamati come sappiamo a causa delle loro “lunghe barbe”. Ha così inizio un lunghissimo periodo storico che si concluderà, dopo circa 700 anni di guerre, carestie, deboli tentativi di ripresa, ma anche di aneddoti e curiosità, tra il 1130 e il 1140, con l’arrivo dei Normanni, la cui occupazione ne decretò il definitivo tramonto.
Nel corso di quei lunghi secoli i Longobardi, che dapprima si comportarono esclusivamente da “dominanti”, evitando di mescolarsi con le popolazioni locali, che trattavano da “servi della gleba”, in seguito invece ne assorbirono usi, costumi e linguaggio, fondendosi con loro, al punto da poter oggi affermare che noi abruzzesi, in particolare, possiamo a giusta ragione ritenerci “loro figli”, anche dal punto di vista di alcune caratteristiche genetiche o anche dalla loro abilità nell’arte orafa che è stata ripresa e tramandata fino ai nostri giorni dalle popolazioni locali.
L’abilità narrativa dell’applauditissimo Camillo Chiarieri è stata in grado di rendere appetibile e decifrabile un argomento che spesso sui banchi di scuola risulta invece ostico e, a volte, anche noioso. Il prossimo appuntamento, quinto e ultimo di questa serie “invernale”, vedrà protagoniste le celebri Ceramiche di Castelli: sabato 21 marzo la data. L’approssimarsi della bella stagione vedrà il nostro divulgatore cimentarsi nell’altra veste a lui consueta, quella di guida all’interno dei luoghi più suggestivi e affascinanti del nostro Abruzzo.