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Gli Antichi Mestieri: I ventagli devozionali venduti nelle feste popolari pescaresi

A Pescara Colli l'ultimo l'ultimo artigiano ventarolo della famiglia Tontodimamma

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A Pescara, fino al 1950 circa, si costruivano ventagli devozionali detti anche ventarole. L'ultimo laboratorio di cui si ha notizia aveva sede a Pescara Colli. Era condotto dalla famiglia di Massimo Tontodimamma, artigiano di origine pennese (fonte Gaetano D'Aristotile, di Penne, medico condotto, poeta dialettale, esperto di tradizioni popolari abruzzesi).

Solitamente, i ventagli devozionali venivano venduti, in estate, in occasione delle feste popolari. Meno frequente era la presenza dei ventaroli nelle fiere paesane e nei mercati settimanali Le manifestazioni religiose pescaresi nelle quali era facile incontrare i costruttori-venditori erano: la festa della Madonna dei Sette Dolori, che si tiene in giugno a Pescara Colli; la festa di Sant'Andrea, che si tiene in luglio a Borgomarino e la festa di San Cetteo che, fino agli inizi degli Anni Sessanta, si svolgeva in agosto a Pescara Portanuova.

Poiché le feste citate ricorrevano durante periodi caldi, il fresco dato dalla ventola o ventarola risultava piacevole, perché attenuava la calura con il suo modesto refrigerio.

I costruttori di ventole devozionali, per assicurarsi maggiori vendite, si piazzavano nelle adiacenze dei sagrati e garantivano gli acquirenti che, di buon mattino, avevano provveduto, a far benedire i loro ventagli.

Quindi, i loro prodotti essendo oggetti benedetti avevano acquisito, con la benedizione, il potere di proteggere le abitazioni e i componenti della famiglia.

Spesso, i ventagli devozionali diventavano capoletti , ma erano impiegati anche per ricorrenze tristi e liete. Infatti, "erano usati presso i malati per favorire la respirazione, presso i moribondi per facilitare il loro trapasso, presso le partorienti per rinfrancarle dopo il travaglio" (Cfr. Iva Spedicato Murino, Incontro con il ventaglio, Villamagna, Tinari, 2005).

Nel pescarese, oltre ai laboratori artigianali privati, i ventagli devozionali venivano prodotti a Manoppello nel convento delle suore alcantarine, con lo scopo di diffondere le immagini del Volto Santo (Cfr. Vito Giovannelli, Artigianato in convento, Pescara, Sigraf, 2010 ).

Per le stesse ragioni, ma con immagini diverse, ovviamente, venivano prodotte ventole devozionali in Olanda (a Boisle-Duch) dalle suore di Santa Brigida, in Belgio (a Liegi) dalle carmelitane scalze e in Piemonte dalle suore agostiniane di Tortona.

Oltre a Pescara e a Manoppello (Pe), Corropoli, nel teramano, è stato il paese dei costruttori di ventagli più rinomato d'Abruzzo, operavano, infatti, ben 17 fabbricanti. Tra i più produttivi si ricordano i Carapucci, i Lolli, i Moretti, i Natali, i Rossetti, i Ricci e i Palaferri.

Questa forma di artigianato, come emerge dalle ricerche dello storico Pasquale Rasicci, di Corropoli, pare sia stata introdotta, nel teramano, da Nicolò Dal Sasso, intorno al seicento.

A Corropoli, come mi informava il medico condotto Gaetano D'Aristotile, oltre alle ventole devozionali solitamente abbellite con immagini della Madonna del Sabato Santo e di San Berardo si costruivano, per scopi domestici, ventagli con piume di tacchino per tenere vivo il fuoco delle fornacelle. Le ventole realizzate con trecce di paglia si usavano per difendersi dalla calura.

L'ultima ventarola di Corropoli, per quanto è a mia conoscenza, è stata Adelina Palaferri. Di questa artigiana posseggo diverse foto, inviatemi dal prof. Pasquale Rasicci, mentre davanti al suo laboratorio intreccia la paglia ancora fresca per la realizzazione di ventole profane.

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